Occupazione, un '93 nero

Occupazione, un '93 nero Occupazione, un '93 nero E'previsto Vll,5% di senza lavoro MILANO. I portoni delle fabbriche si sono chiusi mentre ancora riecheggiavano numerose notizie negative sul fronte occupazionale, in aggiunta ai tagli già effettuati o in programma nel 1992. Pochi giorni fa l'associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) ha lanciato l'allarme per 70 mila posti di lavoro nel settore: 20 mila saranno ridotti, mentre quasi 50 mila sono considerati ad «alto rischio». Ancor più grave si preannuncia la situazione per il settore tessile-abbigliamento. Il presidente della Federtessile, Carlalberto Corneliani, ha dichiarato che la ridotta competitività metterà in pericolo 400 mila posti di lavoro, equivalenti al 50% dell'attuale manodopera tessile (780 mila). Dal rapporto annuale di Mediobanca sui dati cumulativi dei bilanci delle principali 1790 società italiane, emerge una visione disastrosa del tessuto industriale italiano, che bolla l'anno 1991 come il peggiore dell'ultimo decennio. Anche il rapporto della Fondazione Brodolini (realizzato su incarico del ministero del Lavoro) annuncia un autunno di crisi. Nel 1993 il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare all'11,50%. Anche se in questi ultimi anni sono stati creati 500 mila nuovi posti di lavo¬ ro, i segnali sono ugualmente preoccupanti. La mancata espansione del terziario, che avrebbe dovuto rimpiazzare la minore occupazione dell'industria, ha alimentato la controtendenza all'occupazione. La Fiom-Cgil ha stimato in 84 mila i tagli di personale nelle grandi aziende metalmeccaniche nel 1992, di cui 60 mila già effettuati. I più recenti dati dell'Istat in merito all'occupazione parlano, per il mese di aprile, di una diminuzione del 4,9% rispetto allo stesso mese del '91.1 processi di ristrutturazione aziendale non si sono conclusi per molte grandi aziende e alcune di quelle che finora hanno fatto ricorso alla cassa integrazione per ridurre l'attività produttiva devono ancora affrontare il problema degli esuberi. Infine, pesanti riflessi sull'occupazione potrebbero derivare dalle privatizzazioni: il ministero dell'Industria ha stimato un totale di 60 mila posti di lavoro a rischio per i prossimi mesi autunnali solo per l'In. L'unico segnale di controtendenza sul piano occupazionale giunge dal Sud dove, nel primo trimestre, l'occupazione è decisamente aumentata nel settore industriale, a fronte però di un tasso di disoccupazione che permane su alti livelli (20%).

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