Fame e killer a Mogadiscio

Fame e killer a Mogadiscio SOMALIA Si tenta di far giungere gli aiuti umanitari e consolidare il cessate-il-fuoco Fame e killer a Mogadiscio Ucciso il braccio destro del leader militare NAIROBI. Uno stretto collaboratore del generale Mohamed Farah Aidid - il leader militare che controlla con le sue truppe circa due terzi del territorio somalo e si oppone al presidente ad interim Ali Mahdi - è stato ucciso in un agguato nel centro di Mogadiscio, nei pressi dello stadio di calcio. Si tratta di Abirashid Abdikeirre, indicato come il «braccio destro» di Aidid. La notizia è stata diffusa a Nairobi da esponenti della formazione annata che fa capo al generale, il Congresso Somalo Unito (Csu). Non sono state fatte ipotesi sugli autori dell'attentato. Abirashid Abdikeirre sarebbe stato ucciso da due persone che avrebbero sparato raffiche di mitra contro la sua automobile poco dopo che l'uomo era uscito di casa. Anche il suo autista sarebbe morto nell'attentato. L'uccisione di Abdikeirre assume un particolare significato negativo all'indomani del con¬ gresso svoltosi a Barderà - centro rurale a Est di Mogadiscio dove si trova il generale Aidid per sancire l'unificazione di quattro movimenti armati della Somalia: il Csu, il Mds (movimento democratico somalo) di Ali Aliò, l'Spm (movimento patriottico somalo) di Omar Ges, e l'Ssnm (movimento nazionale sudsomalo) di Ab di Warsama. Tutti e quattro si sarebbero fusi nell'esercito di liberazione somalo (Sia), sotto la presidenza del generale Aidid. Intanto a Nairobi si è appreso che la missione di 24 esperti dell'Onu capeggiata da Peter Hansen - che nei giorni scorsi ha visitato vari centri della Somalia ed ha incontrato i quattro leader dei movimenti armati - sta valutante la proposta di dividere il Paese in quattro zone separate. Inoltre si valuta la possibilità di uno spiegamento di osservatori militari nella zona sudoccidentale della Somalia, al confine con il Kenya, ritenuta la più pericolosa, perché controllata da bande di predatori armati. Secondo le valutazioni degli esperti, circa 4 milioni e mezzo dei sette milioni di somali corrono il rischio di morire di fame e la situazione è particolarmente grave nelle zone interne, meno facilmente raggiungibili. «Mancanza di cibo, assenza di qualsiasi risorsa ed isolamento hanno creato una situazione - afferma Ian MacLeod, dell'Unicef che pone in pericolo quasi tutta la popolazione somala». Rifornimenti medici di emergenza sono stati portati per via aerea dall'Unicef in quattro delle città del Nord più devastate dalla care-, stia, Galcaio, Garoe, el Bur e Dusa Mareb. Sempre secondo MacLeod circa 15 bambini muoiono ogni giorno in queste quattro città, la cui popolazione complessiva non raggiunge i diecimila abitanti. [Ansa]

Persone citate: Aidid, Ali Mahdi, Mohamed Farah, Peter Hansen