Arriva il Superprocuratore, è bufera di Giovanni Bianconi

Arriva il Superprocuratore, è bufera Gi^immanco trasferito alla Cassazione dopo una battaglia sul rapporto troppo morbido Arriva il Superprocuratore, è bufera Incarico a Di Gennaro, ma il Csm: non ha i requisiti ROMA. Il Procuratore nazionale antimafia «reggente» è Giuseppe Di Gennaro, 68 anni, fino a ieri presidente della VI sezione penale della Cassazione, un giudice in carriera dal 1950 e che ha attraversato esperienze anche drammatiche ai tempi del terrorismo, nove anni spesi nella lotta ai trafficanti di droga dal palazzo delle Nazioni Unite. Il Superprocuratore è stato scelto dal procuratore generale della Cassazione Vittorio Sgroi, come prevede l'ultimo decreto antimafia divenuto legge la scorsa settimana. Di Gennaro rimarrà alla guida della Direzione nazionale antimafia fino a quando il Csm non nominerà, dopo un nuovo concorso, il suo successore. Ma ci sono già le prime polemiche sulla scelta di Di Gennaro, una mossa inaspettata da chi riteneva che Sgroi avrebbe chiamato uno dei suoi sostituti. Invece è stato nominato un magistrato noto e di lunga esperienza, che potrebbe anche presentare la domanda per rimanere sulla poltrona di Superprocuratore e continuare così un lavoro che oggi deve necessariamente svolgere a ritmo ridotto: il «reggente», ad esempio, non ha a disposizione i venti sostituti procuratori antimafia previsti dalla legge. Contro la nomina di Di Gennaro, al Consiglio superiore della magistratura si sono già pronunciati i rappresentati di Magi- stratura democratica, la corrente «di sinistra» dei giudici. I consiglieri contestano che il Csm sia stato tagliato fuori dalla nomina del Superprocuratore (ma è la legge a stabilirlo), e soprattutto sostengono che il magistrato prescelto non ha i requisiti per ricoprire quell'incarico. Il Superprocuratore infatti deve aver svolto per almeno dieci anni le funzioni di pubblico ministero o di giudice istruttore, mentre Di Gennaro non arriva a questo «tetto minimo». Per il pg Sgroi che l'ha nominato, invece, vanno considerati anche i nove anni «in cui egli ha ricoperto la carica di vice segretario-direttore esecutivo dell'Onu nel settore del controllo e della lotta contro l'abuso e il traffico degli stupefacenti, svolgendo in tale veste attività anche squisitamente operativa». Per Sgroi, proprio dall'ufficio dell'Onu Di Gennaro ha evidenziato «indubbie attitudini direttive e capacità organizzative che possono essere messe convenientemente a frutto nella fase delicata della costituzione e del decollo di questa peculiare struttura giudiziaria che è la Dna». Inoltre il Superprocuratore «reggente» «ha maturato com¬ piute esperienze nel campo della lotta alle organizzazioni criminali», e «possiede doti di riconosciuta professionalità, di forte impegno e di elevata preparazione culturale». Proprio mentre Sgroi comunicava al Csm la nomina di Di Gennaro, nell'aula del plenum una seduta straordinaria dell'organo di autogoverno dei giudici ha ratificato il trasferimento del procuratore di Palermo Pietro Giammanco. Ma non si è trattato di un atto di routine, nonostante sia stato proprio Giammanco ad offrire le proprie dimissioni all'indomani dell'omi¬ cidio del giudice Borsellino e dopo che la commissione del Csm aveva proposto all'unanimità la rimozione del magistrato dalla Sicilia a Roma. Nella proposta arrivata al plenum infatti era scritto che Giammanco aveva comunque dimostratro «alti meriti» e «indiscussa imperazialità ed indipendenza». La «sinistra» del Consiglio (Md, i «verdi», i laici del pds e qualche rappresentante di Unicost) voleva che fossero cancellati quegli apprezzamenti perché i menti, l'indipendenza e l'imparzialità dell'ormai ex-procuratore apparivano invece «discussi». «Il collega Giammanco - ha spiegato il rappresentante di Unicost Luciano Santoro - è arrivato a dire di non conoscere l'esistenza della madre del collega Borsellino. Egli porta la responsabilità oggettiva della morte di Borsellino. L'unico suo merito è quello di saper tenere le carte a posto; si tratta di un magistrato che non sa dirigere un ufficio e che non ha provveduto in alcun modo alla sicurezza dei giudici che lavorano nei suoi uffici». E' finita con la cancellazione di un paio di aggettivi dalla delibera iniziale e con un voto quasi unanime: 25 consiglieri su 28 presenti hanno detto «sì» all'uscita di scena del procuratore di Palermo. Giovanni Bianconi Cancellati dalla delibera gli apprezzamenti sull'operato del magistrato di Palermo Un momento del plenum di ieri del Csm. In primo piano il vice presidente del Consiglio, Giovanni Galloni

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sicilia