La spossatezza che uccide una malattia oscura forse di origine virale

La spossatezza che uccide una malattia oscura forse di origine virale STANCHEZZA CRONICA La spossatezza che uccide una malattia oscura forse di origine virale MOLTE infezioni da virus, una volta superate, lasciano una sequela di stanchezza che si estingue a poco a poco. E' tipica, per esempio, la stanchezza dopo un episodio d'influenza. Ma la «malattia della stanchezza cronica», se così vogliamo chiamarla, che preoccupa i medici di tutto il mondo per la crescente diffusione, l'entità dei sintomi, l'oscurità che l'avvolge, la mancanza di terapie, è tutt'altra cosa. L'unico punto fermo, o almeno che appare quasi indiscutibile, è che sono implicati uno o più virus. Si tratta di una forma estremamente varia, che colpisce uomini, donne, bambini, di tutte le razze e di tutti i ceti sociali. Può avere un inizio subitaneo, spesso successivo a un'infezione, oppure graduale, senza che si possa identificarne l'origine. I sintomi sono: una profonda prostrazione fisica e mentale, grande faticabilità muscolare con dolori, perdita della memoria recente e della capacità di concentrazione, disturbi gastrici, dolori alle articolazioni, mal di capo, alterazioni del sonno. Alcuni devono stare a letto ogni tanto durante il giorno, altri in permanenza, alcuni hanno forme meno severe, ma per molti il ritorno alla normalità richiede perfino qualche anno, determinando un traumatico impatto nei riguardi della vita familiare e sociale e della carriera. L'interpretazione più corrente è che si tratti d'una sindrome post-virale. Si è visto che sovente vi sono persistenti infezioni da enterovirus, per esempio Coxsackie, Echo e altri. Ma che cosa mantiene la sintomatologia così a lungo? Presumibilmente qualche virus, quello iniziale o altri. Il virus di Epstein-Barr, già ben noto perché causa della mononucleosi infettiva e del tumore di Burkitt, è sospetto. Numerosi pazienti dichiarano che nel momento dell'inizio della malattia erano sotto stress di natura psicologica o finanziaria, di carriera, di salute. Soggetti con depressioni hanno forme più severe rispetto a quelli psicologicamente ben equilibrati. Si può escludere un'origine genetica. E si può escludere anche che il malato sia contagioso. Ci sono di mezzo i virus, d'accordo, ma virus con i quali più o meno tutti veniamo in contatto durante la vita senza conseguenze manifeste. In questo caso, invece, i virus sono causa d'una anormale reazione immunitaria: questo sembra essere il punto essenziale. Ricaviamo questo succinto elenco di notizie da un volume di David G. Smith, Understanting M.E., Robinson Publishing, Londra, 1991. Da oltre vent'anni questo medico studia la M.E., Myalgic Encephalomyelitis (uno dei tanti nomi attribuiti a questa misteriosa sindrome della stanchezza cronica) e ne ha osservati ormai tremila casi. Il governo degli Stati Uniti ha stanziato óra 2,2 milioni di dollari per affrontare questa nuova emergenza sanitaria. Anche in Italia gli studi sono attivi. Al convegno di immunologia del marzo scorso a Roma se ne è occupato il professor Fernando Aiuti, immunologo dell'università. I primi casi sono stati individuati nel gennaio del 1991 dal dottor Umberto Tirelli, del Centro di riferimento oncologico di Aviano (Pordenone), il quale fino ad oggi ne ha segnalati circa 200, come si rileva dal suo libro «Sindrome da stanchezza cronica, malattia degli Anni 90» (5A.S. Macor editori, 1992). Secondo il professor Mauro Moroni, direttore della Clinica di malattia infettive dell'Università di Milano, la sindrome da stanchezza cronica è una vera e propria situazione di immunodeficienza, per cui infezioni virali croniche latenti divengono attive. Particolare importanza avrebbero i virus erpetici. A Udine si è costituita la Cfs Associazione italiana (Cfs Chronic Fatigue Syndrome), che raccoglie pazienti e amici dei pazienti per sensibilizzare i medici e l'opinione pubblica. Centri di riferimento medico sono stati istituiti ad Aviano, Bari, Chieti, Milano, Roma, Verona. L'unità di coordinamento è presso l'Istituto superiore di sanità di Roma. Non esiste alcun farmaco, però vi è tendenza a un graduale miglioramento. Cardine della terapia è il riposo assoluto, programmato almeno per alcune ore al giorno. La ripresa dell'attività deve essere prudente e graduale. Ulrico di Aichelburg

Persone citate: Barr, Epstein, Fernando Aiuti, Macor, Mauro Moroni, Robinson Publishing, Ulrico Di Aichelburg, Umberto Tirelli