MIZZAU: IN VOLO CON LA MENTE

MIZZAU: IN VOLO CON LA MENTE MIZZAU: IN VOLO CON LA MENTE QUALCOSA - un'immagine, un dettaglio - non quadra...». Incongruenze, contraddizioni, sorprese, affiorano in modo elettivo nel racconto breve. Con I bambini non volano, Marina Mizzau s'inserisce in una tradizione letteraria che privilegia lampi inattesi, istantanee. Sia che trascriva una fantasia, sia che rigistri un fatto, il racconto sottolinea un particolare che affiora inconsapevole nella trama dell'esperienza. Come in una sequenza di ascolto analitico, l'attenzione si esercita a mettere a fuoco quanto è meno visibile nello scorrere indifferente del quotidiano. Non è un caso che Marina Mizzau avverta questa esigenza autenticamente narrativa partendo da una competenza linguistica e psicologica, facendo tesoro di una sensibilità duttile nel registrare, anche nei saggi (si ricordi il bellissi¬ mo Eco e Narciso), le sfumature dei conflitti attraverso l'analisi delle parole e dei silenzi. L'incipit del libro, la recita di un menù, ripresa e variata con accenti surreali dinanzi a una tavolata di letterati con la mente altrove, introduce acutamente il progetto: la scrittura annuncia potenzialità continue, aperte, eppure rimane un fruscio di fondo e il lettore può utilizzarla conquistandone i vari livelli, gli stessi che deve imparare a riconoscere nell'intrico della vita. Se le variazioni attorno a un menù sortiscono tale effetto, altrettanto imprevedibili sono le tracce che si delineano nel flusso delle chiacchiere. Prendono forma figure originali, affascinanti per l'ironia del discorso che si fa attivo nel trascinarle, come pedine di una scacchiera. Ambivalenti, inaccessibili, ossessivi, i protagonisti dei racconti amministrano allora le parole, i silenzi, si difendono dal timore di non essere compresi, producendo per paradosso tutte le incrina- ture possibili nella comunicazione. Del capriccioso travaglio, è prezioso testimone il personaggio che cerca di cancellare La gaffe: «E questa era la cosa più importante, che nessuno potesse rivendicare un dire che lui non avesse già detto, una consapevolezza a lui non già appartenuta». Eppure, e lo conferma un altro punto del testo, «quello che rende inebriante il gioco è la possibilità di essere fraintesi». E' su questo sottile crinale, di senso e di significazione, che la Mizzau si muove, con eleganza e malizia, amministrando abilmente il fluire delle associazioni e l'emergenza delle tensioni, perché, oltre il gioco, «una cosa è la letteratura, una cosa è la vita reale». «I fatti, solo i fatti contavano», riflette una voce che è dell'autrice. E sono i fatti a dar ragione della narrazione. Ma i fatti accadono poi veramente, o sono dentro di noi, punti di un'attività immaginativa la quale vaga per l'inesauribile rete del linguaggio: «Perché il punto era quello, accontentarsi che quella cosa fosse successa, anche se era solo nella sua testa». E ancora: «In fondo, che differenza fa che le cose siano realmente accadute? Comunque, ormai sono solo dentro di noi». L'osservazione acuta, pungente, divertente di questi racconti brevi coglie in effetti le gamme dei discorsi, si intrattiene sulle immagini strane, inconsuete che le parole disegnano. Il linguaggio non è il mezzo della narrazione, è propriamente il suo oggetto. Solo così il racconto scandaglia oltre la superficie delle apparenze, e può seguire i moti dell'animo, se, come ha detto Lacan, l'inconscio è strutturato come un linguaggio. Giuliana Morandini Marina Mizzau I bambini non volano Bompiani pp. 187, L 27.000 ili, WS IlÉI M Emi.

Persone citate: Eco, Giuliana Morandini, Lacan, Marina Mizzau, Marina Mizzau I, Mizzau