«Hanno sparato a suo figlio» di Cosimo Mancini

«Hanno sparato a suo figlio» Anche due torinesi fra gli alpini del Susa feriti in Sardegna «Hanno sparato a suo figlio» Telefonate nella notte da Nuoro Ci sono due giovani della provincia di Torino tra i cinque alpini del battaglione Susa feriti a fucilate la notte scorsa a Mamoiada, nel Nuorese. Sono Gianfranco D'Agostino, che abita a Torino, in via Pianezza 161, e Gabriele Brero, residente nella frazione Monasterolo di Cafasse, in via Lanzo 12. Entrambi sono feriti leggermente. Gianfranco D'Agostino, colpito di striscio, è stato medicato all'ospedale di Nuoro; Gabriele Brero ha invece alcuni pallini da caccia conficcati in un braccio é dovrà essere sottoposto ad un lieve intervento chirurgico per la rimozione del piombo. I genitori dei due commilitoni sono stati svegliati la scorsa notte all'una dal comandante della compagnia che, per telefono, dalla Sardegna, li ha avvertiti dell'accaduto. Subito dopo essere stati medicati, anche i ragazzi hanno potuto parlare con i familiari e tranquillizzarli di persona. «Stavo dormendo - racconta Giovanni D'Agostino, 50 anni, dipendente del Comune - quando è squillato il telefono. Era il capitano. Mi ha detto che il ragazzo era stato ferito di striscio da una fucilata esplosa da un'arma da caccia e che Gianfranco aveva riportato una ferita lieve, guaribile in pochissimi giorni. Pensare che quando era partito per la Sardegna gli avevo detto di stare tranquillo, che si trattava di fare un mese di ferie. Comunque non sono preoccupato. Non si tratta di un episodio gravissimo. Se gli aggressori avessero avuto l'intenzione di uccidere non avrebbero usato un'arma di calibro così piccolo. Hanno voluto semplicemente dare un avvertimento». Ancora all'oscuro del ferimento è invece la madre di Gianfranco, che si trova all'estero con la figlia maggiore, Dominella, 23 anni. «Spero di riuscire ad avvertirla - dice Giovanni D'Agostino - prima che legga la notizia sui giornali. Eravamo d'accordo che ci saremmo sentiti per il 20 agosto, quando il ragazzo sarebbe tornato dalla Sardegna. Probabil¬ mente, dopo quello che è successo, anticiperà il rientro». Molto più preoccupati i genitori di Gabriele Brero: «E' il nostro unico figlio - dice Valentino Brero, pensionato - e cominciamo a pensare che il nostro ragazzo sia proprio sfortunato. Io sono stato diciotto mesi in Sardegna e non mi è capitato nulla. Lui, dopo quindici giorni, è stato già ferito. E pensare che io sono stato sull'isola ai tempi in cui Graziano Mesina spadroneggiava nel Supramonte, tanto è vero che le corriere viaggiavano scortate. Era il 1957. Quando Gabriele è partito gli ho detto che gli sarebbe bastato comportarsi bene e che subito i sardi sarebbero diventati suoi amici. Evidentemente i tempi sono cambiati anche lì». Prima di partire per il servizio di leva, Gabriele Brero faceva il meccanico in un'officina di Cafasse. La scorsa notte, dopo l'aggressione, ha parlato con i genitori per tranquillizzarli: «Stavo aspettando il camion che ci avrebbe riportati all'accampamento - ha detto - quando ho sentito sparare. Mi sono subito gettato a terra ma sono stato ferito ad un braccio». Alla notizia del ferimento del figlio, i coniugi Brero avrebbero voluto raggiungerlo in Sardegna, ma sono stati dissuasi dalle autorità militari che hanno consigliato loro di non muoversi da casa. «Gabriele - dice Valentino Brero - dovrebbe essere subito operato, e oggi ha promesso di ritelefonarmi». Poche notizie di quanto è accaduto a Mamoiada anche alla caserma Berardi di Pinerolo, sede del battaglione ora di stanza in Sardegna. E per i militari rimasti qui la consegna è stata ferrea: «E' arrivato da Nuoro l'ordine di non rilasciare dichiarazioni - dicono al portone -. Al più presto ci sarà un comunicato ufficiale dagli Alti Comandi con tutte le spiegazioni». Inutile insistere. Cosimo Mancini Uno dei due militari è stato medicato e dimesso. L'altro ha pallini da caccia in un braccio e deve essere operato Accanto Gianfranco D'Agostino Sopra, il padre