L'avanguardia tra i Sassi

L'avanguardia tra i Sassi Biennale di scultura a Matera L'avanguardia tra i Sassi /vi MATERA 11 UANDO, scrivendo da 11 Macerata, parlavo del fe11 nomeno, ormai al riparo Y I da qualsiasi regressione o V crisi, della diffusione della cultura artistica contemporanea nei centri minori italiani - un fenomeno che ha soprattutto interessato l'area centromeridionale -, mi tornava il ricordo, con tutta la tristezza per l'amico e collega perduto, di quanto fosse stato sensibile e attento Francesco Vincitoiio, soprattutto dopo che circostanze di vita lo avevano condotto da Milano a Roma. Tanto più mi torna quel ricordo ora, percorrendo cunicoli e anfratti, sale e scalette scavate a più livelli delle chiese rupestri della Madonna delle Virtù e di S. Nicola dei Greci nel Sasso Barisano, popolate all'interno e all'esterno (ma sono termini, questi, di significato assai nuovo e particolare nel mondo fantastico dei Sassi) da forme scultoree francesi della seconda metà del secolo. Vincitorio era uno dei tanti uomini di cultura affascinati non certo dai caratteri «pittoreschi», ma da quelli di infinita profondità preistorica e storica e antropologica di Matera e dalla sua rinascita nei decenni del dopoguerra, fino a diventare un centro di sperimentazione architettonica e urbanistica d'avanguardia. Teneva gran conto di aggregazioni culturali spontanee quali H Circolo «La Scaletta», come d'altronde anche Carlo Levi, «genius loci» di questi incontri fra le radici profonde e la cultura contemporanea. Qui al museo del «Centro Levi» è approdata dopo gli anni torinesi la sua opera più straordinaria, l'enorme telerò della Lucania dipinto per Italia '61. «La Scaletta» è ancora oggi il motore primo e fondamentale delle manifestazioni di scultura d'avangaurdia internazionale iniziate nel 1978 con Consagra e divenute annuali dal 1987, alternando antologiche individuali e biennali collettive internazionali. Questa terza Biennale ospita fino al 18 ottobre più di 50 opere - bronzo e basalto, ferro e alluminio, marmo di Carrara e legno, granito e poliestere, ottone e acciaio - di undici artisti che rinverdiscono il mito del centro internazionale di Parigi. Accanto ai francesi troviamo gli italiani Signori, profugo antifascista nel 1924 e <onaquisard», morto nel 1988, e Larderà, alternativamente fiorentino e parigino, morto nel 1986, l'ebreo bulgaro Nissim Merkado, da Tel Aviv a Parigi, il giapponese Naraha, l'argentina Alicia Penalba, morta nel 1982. Ho scritto più sopra del mito di Parigi: che ha una sua sostanza, di cultura e di forma. E', di tempo in tempo, la capacità di assorbire da dovunque, e riplasmare l'avanguardia in tradizione. Ed ecco che allora, fra il gioco straordinario di ombre e luci negli anfratti rupestri, o spiccando contro la violenza del contrasto fra un sole quasi africano e la pietra lattea modellata dallo scavo, prevale quella che è ormai da decenni la tradizione contemporanea dell'astrazione: con le forme pure, essenziali o organiche di Gilioli, di Signori, di Voisin e quelle espressionistiche di Chavignier, della Penalba e, di qualità aspra e alta, del nostro Larderà. Di minore interesse, pur nella sua eleganza un poco fantascientifica, è l'altra tradizione, quella surrealista di Hiquily. Rimangono le tendenze più avanzate: i complessi giochi, concettuali e tecnologici, fra specchi e neon, di Merkado, in interventi appositi per Matera; e l'affascinante concettualità, fra immagini totemiche e scultura «parlata» e «balbettata», di Bernard Quentin. E rimangono due decise personalità. Il giapponese Naraha impigna e incastra i suoi durissimi graniti, resi pregni di un mistero rituale dall'essere la superficie levigata, specchiante, «nascosta» verso la magia del vuoto interno mentre l'esterno esibisce l'asprezza della materia primaria, come se fossero carapaci di «samurai» o di animali mitici. Amado, antropologo della scultura, incastra come in un «puzzle» a tre dunensioni le sue tessere in ùnpasto di basalto evocando città rupestri, navi di pirati preistorici, città-dinosauro. • Marco Rosei rituale dall'esserelevigata, specchianverso la magia delmentre l'esterno sprezza della matcome se fossero cmurai» o di animado, antropologo dincastra come in tre dunensioni le ùnpasto di basacnpcr «Astrale» (bronzo, 1966) una delle pure forme di Gilioli in mostra a Matera