«L'Eni spa ci piace, adesso è come noi»
«L'Eni spa ci piace, adesso è come noi» Tra azionisti pubblici e privati può esserci intesa purché le aziende funzionino a dovere «L'Eni spa ci piace, adesso è come noi» Da Molo (Italgas): ma occorre rispettare le regole del gioco ENTI SPA COSA CAMBIA NEI SERVIZI ORA che il gruppo Eni è omogeneo, sul piano della forma giuridica, al modello delle società operative, cioè al modello della spa, noi che viviamo nelle società operative non possiamo che essere soddisfatti. E' un'innovazione positiva, funzionale». Carlo Da Molo, presidente dell'Italgas - una delle società più importanti del gruppo Eni, controllata dalla Snam - non è ancora andato in vacanza. Ha seguito a Roma ii terremoto che ha trasformato in spa Iri, Eni, Enel e Ina e si sente tranquillo. Ma come, avvocato, non cambierà tutto anche per voi? Per Italgas cambia ben poco. L'azionista di riferimento - la Snam è già una spa ed il rapporto è regolato dalle procedure tipiche di una corretta gestione aziendale: strategie, budget, investimenti e controllo. Su questi aspetti è altrettanto attento il controllo di tutti gli altri azionisti della nostra società - circa 30 mila - tra i quali vi sono i fondi di investimento italiani e stranieri abituati ad esercitare tali controlli in modo sistematico. La formula Italgas sarà applicabile anche ad altre società pubbliche? L'assetto azionario di Italgas è caratterizzato dalla presenza di un azionista di riferimento, con il 45% del capitale, da un diffuso panorama di investitori istituzionali italiani e stranieri, da azionisti privati, compresi molti dipendenti della società. Quando nell'86 proponemmo ai dipendenti di diventare azionisti attraverso un aumento di capitale offrimmo azioni ordinarie corrispondenti, in quel momento, al 3,5% del capitale, e in ciò l'operazione si differenziava da altre consimili fondate su azioni di risparmio. Le azioni vennero emesse chiedendo la metà del sovrapprezzo richiesto agli altri azionisti. L'adesione media in Italia fu del 75% dei nostri dipendenti. Un accenno merita inoltre l'emissione del prestito obbligazionario convertibile riservato agli utenti che ancor prima della chiusura delle adesioni risultava integralmente coperto per il valore di 180 miliardi. E allora? Credo che la configurazione dell'Italgas sia un esempio, più che di una «public company», dove non esiste l'azionista di riferimento, di una società ad azionariato diffuso che è riuscita a coniugare gli obiettivi propri di un gruppo pubblico con l'esigenza di remunerare l'investimento privato. E credo che la nostra esperienza dimostri che l'incontro pubblico-privati può essere positivo, a patto che si rispettino certe regole. Regole senza le quali Italgas in pochi anni non avrebbe potuto chiedere agli azionisti di sottoscrivere aumenti di capitale per 900 miliardi. Con quali risultati? La nostra strategia sul capitale di rischio e sul capitale di credito oltre ad aver prodotto un costo del capitale investito che è stato negli Anni 80 di circa il 7%, di gran lunga inferiore alla media nazionale ha generato due fatti: da una par¬ te la crescita dell'azionariato e dall'altra una forte espansione del titolo all'estero. Ma per i forti investimenti richiesti in un'attività di servizio l'azionariato privato non rappresenta un ostacolo? Gli investimenti di un'azienda di servizi devono essere innanzi tutto finalizzati all'adeguamento del livello tecnologico degli impianti ed alla qualità del servizio reso agli utenti. In secondo luogo devono sostenere i programmi di sviluppo della Società. E' chiaro che anche il capitolo degli investi¬ menti deve rientrare nelle regole classiche, ovvero nel corretto rapporto tra mezzi propri, mezzi di terzi e della remunerazione del capitale di rischio. Ma un azionariato privato può sufficientemente approvvigionare di capitali un'impresa di servizi? Un'impresa non è un'impresa se non investe risorse proprie. Esprimo un'opinione sostanzialmente negativa su quelle imprese che pensano di svolgere un ruolo di impresa utilizzando in larga misuraci dumi f:t?ito. Le ri- sorse devono provenire dalla stes sa impresa, ma per questo occorre che l'impresa possa rivolgersi ai risparmiatori, e per potersi rivol gere ai risparmiatori deve remu nerare il capitale investito... Come riuscirci? Intanto bisogna premettere che se si vuole rivitalizzare il mercato dei capitali sarà necessario trova re nuovi equilibri. Mi riferisco, ad esempio, a quello tra la remunerazione dei titoli di Stato e l'esigenza del sistema delle imprese. Poi va ricordato, anche se appare ovvio, che un'azienda sana è appetibile per il risparmiatore, ma che se non è amministrata con certe regole non produrrà mai reddito. Il problema vero è la sostanza: risanare alcuni comparti dell'economia italiana, dare redditività a queste imprese e, solamente dopo un periodo di redditività, esperire la possibilità - sempre che se ne abbia la credibilità di chiedere ai risparmiatori di diventare azionisti. . [s. lue] E' necessario remunerare il capitale di rischio e soddisfare le esigenze di tutti i gruppi di azionisti Nella foto piccola il presidente dell'Eni Gabriele Cagliari Nella foto più grande il presidente dell'Italgas Carlo Da Molo
Persone citate: Carlo Da Molo, Gabriele Cagliari
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