Agguato agli alpini sbarcati in Sardegna

Agguato agli alpini sbarcati in Sardegna Mamoiada, i feriti sono soldati del battaglione Susa. Il più grave salvato dai chirurghi Agguato agli alpini sbarcati in Sardegna Due giovani mascherati sparano a cinque militari CAGLIARI NOSTRO SERVIZIO Cinque alpini del battaglione «Susa» sono stati feriti a Mamoiada, nel Nuorese, da alcuni colpi di fucile esplosi da due uomini mascherati. Il più grave è Renzo Benino, 20 anni, di Montezemolo; nel Cuneese, ricoverato con prognosi riservata nell'ospedale di Nuoro. Gli altri quattro soldati Gianfranco D'Agostino, di Torino, Gabriele Brera, di Monasterolo (Cuneo), Iuri Gregori, di Busalla (Genova) e Massimiliano Bagnato, di Genova, hanno riportato ferite giudicate guaribili fra 10 e 30 giorni. I cinque alpini stavano per rientrare nell'accampamento, al termine della libera uscita, erano quasi le 23, quando due individui mascherati ed armati, uno con un fucile a pompa, li hanno fermati chiedendo loro: «Chi di voi esce con Francesca?». Renzo Benino ha detto loro di non conoscere alcuna Francesca, ma i due malviventi hanno aggiunto: «Voi li conoscete chi sono i militari che escono con Francesca, ditegli di lasciar perdere». Tutto sembrava finito con quell'avvertimento, ma uno dei due incappucciati, mentre si allontanava, si è girato ed ha esploso un colpo di fucile. Una rosa di pallini ha raggiunto al torace Renzo Benino, mentre gli altri quattro alpini del battaglione «Susa», che hanno piazzato le tende nelle campagne di Mamoiada, per partecipare all'esercitazione legata all'operazione definita «Forza Paris», sono stati feriti anche se lievemente da alcuni pallini. I giovani militari sono stati subito soccorsi da altri commilitoni e trasportati nell'ospedale di Nuoro. Qui i medici hanno sottoposto a intervento chirurgico Renzo Bertihó, che fra i cinque, si trovava in condizioni più gravi. L'operazione, come ha comunicato lo stesso ministero della Difesa, è perfettamente riuscita e in giornata dovrebbe anche essere sciolta la prognosi, in ogni caso è fuori pericolo di vita. «Le condizioni generali - secondo un comunicato medico sono stabili e tranquille». Gli altri quattro alpini, colpiti da alcuni pallini alle braccia ed alle gambe, hanno riportato soltanto leggere ferite. Un episodio sconcertante che il comando della Regione Militare della Sardegna ha cercato di ridimensionare. Si tratterebbe soltanto di risentimenti di alcuni giovani del luogo per i rapporti instaurati dai militari con le ragazze del paese. Una rivalità neppure nuova. Da subito i giovani maschi hanno visto la Forza Paris come «forza d'occupazione»: l'hanno scritto sui muri di Mamoiada («Fuori gli occupanti», «La forza d'occupazione deve tornare in Italia») e l'hanno manifestato in diversi episodi d'intolleranza. Una quindicina di giorni fa la polizia'e i carabinieri di Orgosolo hanno fermato alcuni civili vicino al campo: in macchina avevano crick e basto- ni. La settimana scorsa, sempre vicino al campo, è stato trovato uno scheletro di pecora con la divisa militare e il cappello sul teschio. Ma niente di preoccupante. Lo sostiene anche il ministero della Difesa che considera la sparatoria «un fatto delinquenziale, circoscritto in ambito locale». Il tipo di munizioni e l'avvertimento verbale (chi in Barbagia ha intenzione di uccidere non parla prima di avere sparato perché qualcuno potrebbe sentire la sua voce) fanno supporre - secondo gli inquirenti - che non vi siano state intenzioni omicide, ma soltanto la determinata volontà di intimidazione e di minaccia. Sull'episodio lo stesso ministro della Difesa, Salvo Andò, è stato costantemente informato sulle condizioni di salute dei feriti e sulle indagini in corso, tenendosi in contatto con il comandante della Regione militare della Sardegna, Duilio Mambrini, con il Gruppo carabinieri di Nuoro, nonché con i medici dell'ospedale dove sono stati ricoverati i giovani. Il ministro Andò ha anche parlato al telefono con i famigliari dell'alpino Bertino, in servizio di leva da quasi un anno, e con il sindaco di Montezemolo, Secondo Robaldo, disponendo poco dopo che venisse messo a disposizione un aereo per trasportare in Sardegna i famigliari dei feriti. A Nuoro, in serata, sono arrivati i parenti di Renzo Bertino, che sta già meglio dopo l'operazione ed è stato in grado di parlare ricostruendo l'accaduto. Bertino, che aveva già partecipato nei mesi scorsi all'esercitazione del battaglione «Susa» in Norvegia, è figlio di due pensisonati, Roberto e José, che si sono tranquillizzati arrivando in Sardegna e constatando che il loro figlio non era in pericolo di vita. Per il comando militare, l'episodio della scorsa notte «non inficia il clima di amicizia e di simpatia instauratosi fra la popolazione locale e i militari nel corso dell'operazione "Forza Paris", come testimoniano i molteplici incontri avvenuti in tutte le località sedi dei reparti che operano su una superficie territoriale, nell'interno dell'isola, di circa 3600 chilometri quadrati». Il ministero della Difesa ha anche sottolineato che proprio ieri mattina i militari coinvolti nell'incidente avevano donato il sangue in favore dei talassemici della Sardegna. Se i rapporti fra i militari e le amministrazioni locali sono stati, in genere, sinora positivi, non mancano alcuni episodi, che indicano qualche segnale d'insofferenza per la presenza dei militari. Nello stesso giorno dei fatti di Mamoiada, poco più a Sud, a Lanusei, in Ogliastra, cinque automezzi degli alpini sono stati fatti segno di atti vandalici. Nessuna conseguenza per i militari, ma le carrozzerie sono state danneggiate e i vetri sono andati in frantumi. L'altro episodio, ancora da chiarire, è l'incendio del treno delle Ferrovie della Sardegna che, mentre percorreva la linea fra Bitti e Meana Sardo, è stato assaltato da banditi armati e mascherati. I cinque malviventi hanno prima allontanato i macchinisti dal treno, che era senza passeggeri, e gli hanno poi dato fuoco distruggendolo completamente. Secondo le testimonianze dei ferrovieri, i banditi avrebbero parlato di una «Anonima Tritolo» che vorrebbe l'allontanamento dei militari da Bitti, dove esiste un campo di addestramento. In caso contrario, avrebbero detto, la banda è anche pronta a compiere azioni dimostrative che possono causare delle vittime. Ma gli inquirenti non sembrano dare troppo peso alla rivendicazione dei banditi. E intanto, ieri, un altro militare è finito nel mirino. Ignoti, durante la notte, hanno esploso tre colpi di fucile caricato a pallettoni contro la casa del maresciallo capo Gianluigi Lecca, 47 anni, cagliaritano. Il sottoufficiale presta servizio nel ventunesimo squadrone dell'aviazione leggera dell'esercito, a Teulada. Le rose di pallettoni hanno danneggiato gli infissi e hanno mandato in frantumi i vetri dell'abitazione del maresciallo. Marco Aresu Sotto Renzo Bettino, Il soldato rimasto ferito più gravemente nell'agguato di Mamoiada, dopo intervento chirurgico Il ministro della Difesa Salvo Andò Sopra il saluto di un sardo ai primi mezzi dell'Esercito sbarcati nell'isola [FOTO AJ>] Dietro al raid punitivo ci sarebbe una lite per una donna, ma la tensione cresce Il ministro della Difesa Salvo Andò Sopra il saluto di un sardo ai primi mezzi dell'Esercito sbarcati nell'isola [FOTO AJ>] Sotto Renzo Bettino, Il soldato rimasto ferito più gravemente nell'agguato di Mamoiada, dopo intervento chirurgico Dietro al raid punitivo ci sarebbe una lite per una donna, ma la tensione cresce