«Il Papa-imperatore? Errore laico» di Giuseppe Galasso

«Il Papa-imperatore? Errore laico» Il quotidiano cattolico Avvenire attacca le «interpretazioni interessate» sulla Bosnia «Il Papa-imperatore? Errore laico» Buttiglione: ci si ostina a non capire la Chiesa Ma Galasso replica: ha sempre agito da potenza LA POLITICA DI WOJTYLA WOJTYLA papa-imperatore? Giovanni Paolo II come Bonifacio Vili o Innocenzo III, vangelo e armatura, una mano per impartire la benedizione ai fedeli, l'altra per impugnare la spada contro gli infedeli? Fra laici e cattolici tira aria di duello. E i campioni di lama hanno già sfoderato le armi. Giovedì il Papa ha alzato la voce sulla Bosnia: «E' un diritto-dovere della Comunità internazionale intervenire per disarmare chi vuole uccidere». E ieri, ad appena tre giorni di distanza, il quotidiano cattolico Avvenire ha messo in campo una forte batteria di schermidori. Il bersaglio? I commentatori di «area liberal-democratica», che, come spiega il filosofo Rocco Buttiglione, interlocutore della Santa Sede e amico personale del Papa, sono colpevoli di «interpretazioni interessate». Che cos'era successo? Che pochi giorni fa, subito dopo l'intervento del Papa sulla Bosnia, qualcuno aveva messo in guardia il mondo laico. «Giovanni Paolo II ci ha chiesto di disarmare gli assassini in Bosnia - ha scritto l'altro ieri Sergio Romano su La Stampa -, ma non ci ha chiesto di fare altrettanto quando gli iracheni infierivano sulla posizione del Kuwait o, più recentemente, in Somalia». Conclusione: come tutte le grandi potenze anche la Chiesa ha una politica estera che consiste nella difesa dei propri interessi e dei propri sudditi. «Anche il Papa è un imperatore dice Romano -. Negli Anni Ottanta ha difeso la Polonia, mare . slava del cattolicesimo latino, assai più di quanto non abbia difeso la Cecoslovacchia dove la repressione era anche più dura». Il guanto di sfida era stato lanciato. E ieri la Santa Sede lo ha raccolto. Intervista in prima pagina sull'Avvenire a monsignor Jean-Louis Tauran, ministro degli Esteri del Vaticano: «Il Papa non ha chiesto la guerra: il caso Bosnia è diverso dal Golfo». Secondo articolo a pagina tre. Nove colonne, una lunga requisitoria. E Buttiglione che fin dalle prime righe inquadra nel mirino il nemico: «In un Paese come l'Italia, che ha una radicata tradizione anticlericale, i padroni dell'opinione pubblica non possono permettersi di dire che sono d'accordo con il Papa, nemmeno quando il Papa ha ragione». Primo colpo. Accusando la Chiesa di non affermare un principio universale di giustizia ma di difendere i suoi interessi, i commentatori dimostrano di «non aver capito la posizione della Chiesa». Spiegazione: «Al tempo della crisi del Golfo la diplomazia vaticana condannò l'aggressione di Saddam e appoggiò l'azione dell'Onu volta a ripristinare la legalità internazionale. Pose invece una serie di domande - dice Buttiglione - sull'opportunità di fare uso delle armi, domande che non hanno ancora ricevuto una risposta soddisfacente». Secondo colpo. Nel caso della Bosnia, la Santa Sede chiede alla Comunità internazionale di mettere fine al massacro di un piccolo popolo. Conclusione. «Unico è il principio cui si ispira l'azione della Chiesa: bisogna opporsi al predominio della violenza e e difendere i diritti fondamentali della persona umana». Materia esplosiva. Polemica dura. E' in gioco il ruolo della Chiesa nello scacchiere internazionale, la laicità della politica, l'iniziativa di Wojtyla. Il duello è ai primi colpi. E nell'uno e nell'altro campo c'è chi affila le spade per menare nuovi fendenti. Come lo storico Giuseppe Galasso: «Guardiamo la storia bimille- naria del cristianesimo: la Chiesa di Roma è sempre stata, oltre che società spirituale e religiosa anche società politica. E come tale ha avuto le proprie guerre, le proprie alleanze, violenze e tutto ciò che accompagna l'esercizio della politica nei rapporti fra le potenze». Wojtyla come Bonifacio Vili? «Non andiamo tanto lonta- no: questo Papa è come i Papi che intervennero a favore di Franco nella guerra civile spagnola». Anche il cardinale Silvio Oddi indossa l'armatura: «Questi laici... Cosa deve fare il Papa per la Bosnia? Dire che il massacratore e il massacrato sono uguali? Che vittima e carnefice sono sullo stesso piano? Possibile che questi laici debbano sempre e per forza vedere la strumentalizzazione dietro ogni atto? Possibile che non possano capire che il Papa è un padre che partecipa alle sofferenze dei suoi figli?» Per lo storico Franco Cardini c'è una possibilità di accordo. «Hanno ragione tutti e due, i laici e i cattolici. I laici dicono: il cuore del Papa batte in croato, il capo della Chiesa non dimostra un'assoluta equidistanza fra la propria Chiesa e quelle vicine. Giusto. Ma io dico: se il Papa è il capo della Chiesa cattolica, lasciamogli almeno il diritto di difendere il suo popolo. Però sottolineo un fatto essenziale. Un conto è l'equidistanza, un altro conto è l'equità. E su questo secondo aspetto i laici hanno torto. Perché il Papa non vuol far trionfare la "sua" parte. Il Papa difende la vita, ma non usa il suo prestigio per favorire i suoi». Wojtyla non è Bonifacio VIII? «Chi lo sa: se a quei tempi fossi vissuto io, avrei fatto almeno tre crociate». Mauro Anselmo Cardini: «Lasciamo al Pontefice il diritto di difendere i cattolici» In alto: Rocco Buttiglione A destra: Sergio Romano Qui a fianco: Silvio Oddi Qui a fianco: Franco Cardini A sinistra: Giuseppe Galasso

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Italia, Kuwait, Polonia, Somalia