Ecco l'apparecchio-truffa

Ecco l'apparecchio-truffa La banda del Caffè Torino l'aveva nascosto in un cimitero Ecco l'apparecchio-truffa Falsificava le carte di credito Era nascosto in un cimitero l'apparecchio che consentiva di decifrare le bande magnetiche delle carte di credito rubate dalla banda che ha messo a segno la truffa miliardaria. Il sostituto procuratore Andrea Bascheri accompagnato da due sottufficiali della Guardia di Finanza si è recato ieri nel cimitero di Casanova, un paesino tra Poirino e Carmagnola. Il terzetto si è inoltrato tra tombe e loculi: le indicazioni dell'informatore, uno dei sette arrestati della banda, erano esatte. In una cappelletta, posato in un angolo, avvolto in un sacco di plastica, «il corpo del reato»: un pacco con il lettore ottico per le bande magnetiche. L'inchiesta sul caffè Torino, che Angelo Tiani, uno dei soci, aveva trasformato nella centrale operativa della banda delle credit cards, è ormai ben avviata. Ha commentato il dottor Bascheri, in partenza per le ferie: «Il lettore era l'unico elemento che ci mancava per completare le indagini». E' stato trovato ma non si conosce ancora la provenienza: chi fabbrica queste macchinette? Sono facilmente reperibili sul mercato? Il pm ha ricevuto dai funzionari della servizi Interbancari le prime anticipazioni sull'ammontare delle truffe: con la Visa e la Cartasì sono stati scoperti acquisti con documenti rubati per oltre mezzo miliardo, con la Banca d'America per altri cento milioni. Ma il danno patito dalle società che emettono le carte di credito è molto maggiore: per quantificarlo occorrerà un minuzioso lavoro di verifica sugli scontrini che sono stati sequestrati nella decina di negozi i cui titolari sono ora inquisiti. Il lettore ottico recuperato al cimitero di Casanova era usato dal socio del Caffè Torino, Angelo Tiani. Quando il turista straniero pagava con la carta di credito, Tiani infilava il documento nel lettore e decifrava la banda magnetica. Che veniva poi riportata o su una carta rubata o su una carta bianca. Con la carta rubata si poteva¬ no fare acquisti in ogni negozio: la commessa o il proprietario passavano la card nello strumento di verifica collegato alla banca, e avevano l'ok perché la banda magnetica del documento corrispondeva al conto corrente di un cliente solvibile. Con la carta bianca invece si potevano fare acquisti soltanto nei negozi dei complici. Anche i ruoli dei vari imputati nell'organizzazione sono ormai definiti. Angelo Tiani e Massimo Molina, socio del negozio Clicò di piazza San Carlo, sarebbero fra gli ideatori della truffa. Il tunisino Amor Ben Land Jelassi, il commerciante ambulante Michele Bruno e lo slavo Nenad Nicolic, erano addetti agli acquisti: ai quali però avrebbe partecipato anche il rappresentante Giovanni Santonianni. Nella sua abitazione i finanzieri avrebbero trovato numerosi scontrini di acquisti, nella cassetta di sicurezza della convivente (è a piede libero) ima quarantina di milioni transitati sul conto nell'ultimo mese. Infine, Ugo Fiorio, titolare dell'orologeria Astrua di via Roma: i finanzieri avrebbero le prove di acquisti fatti dai complici con la carta bianca nel suo negozio. Tra i sette arrestati l'unico che finora ha ottenuto gli arresti domiciliari è Fiorio. [ci. cer.] Il lettore ottico sequestrato serviva a decifrare la banda magnetica delle carte di credito Angelo Tiani socio del Caffè Torino

Luoghi citati: Carmagnola, Poirino, Torino