Alle terme da nababbi di Tito Sansa

Alle terme da nababbi estate all'est: karlovy vary. Un paradiso solo per stranieri Alle terme da nababbi Tutto per pochi soldi: anche il sesso KARLOVY VARY DAL NOSTRO INVIATO Ci sono ancora posti nel centro dell'Europa dove è possibile fare una vacanza tranquilla e di riposo, divertirsi e curare la salute senza traffico e rumori, vivendo in alberghi di lusso a un prezzo modesto. Una di queste oasi è Karlovy Vary, più nota in Occidente con il nome di Karlsbad, insieme con le vicine Marienbad e Franzensbad. La prima cosa che colpisce arrivando quassù è il silenzio, disturbato soltanto dagli spericolati «looping» di un aeroplanino che, come una molesta zanzara, si esibisce per ore intere ad altissima quota. Qui a Karlsbad tengono molto alla salute degli ospiti che vengono a bere le acque che zampillano calde, tra i 42 e i 72 gradi, da dodici fonti nel centro della città. Nella zona della Colonnata in stile Belle Epoque un decalogo plurilingue vieta di fumare, di mangiare gelati, di portare carrozzine e perfino di parlare ad alta voce. I turisti bisbigliano, i cechi sussurrano «ruku libarn» (bacio le mani) come ai bei tempi, si sono adeguate le comitive straripanti di tedeschi e perfino i rari italiani. Il primo impatto con la Cecoslovacchia era stato uno choc. Appena passata la frontiera a Cheb (Eger in tedesco), ai margini della Strada 48 che porta a Praga, ragazze giovanissime in minigonna mozzafiato fanno l'autostop sorridendo agli automobilisti e ai camionisti con targa straniera. Non cercano un passaggio ma clienti per un «quicky», la tariffa è di 50 marchi tedeschi, circa 37 mila lire. E' un bordello chilometrico e ce n'è per tutti i gusti: bionde puledre ceche forse quindicenni-diciottenni, formose rosse, nerissime slanciate zingare. Durante la settimana «lavorano» con i camionisti dei Tir, il sabato e la domenica con i tedeschi che arrivano in massa con le loro Mercedes e Bmw. «L'agosto dice Olga, graziosa studentessa diciottenne - è il mese dei generosi italiani». Cinquanta marchi sono pochi per un occidentale, ma per un ceco, che guadagna in media 3 mila corone (180 marchi) equivalgono a più di una settimana di salario, un patrimonio. La prostituzione pertanto è diventata endemica qui sulla Statale 48, come sulla 55 che porta a Dresda e soprattutto a Praga invasa da turisti. La Boemia è diventata un paradiso per chi cerca l'amore mercenario, un inferno per le famiglie delle ragazzine e per i moralisti. Come la Napoli 1943 di Curzio Malaparte. Karlsbad è un limbo nell'occhio del ciclone, il sesso che alligna negli alberghi e nelle terme è (ad eccezione di un paio di locali frequentati da protettori e da zingari) discreto ed elegante, c'è il rischio di confondere una gentildonna con una professionista, che qui di solito è raffinata, elegante, poliglotta. Soltanto il direttore del Casinò riesce a distinguere le vere signore a colpo sicuro e a vietare l'ingresso alle altre. «Vogliamo che Karlsbad ridiventi il ritrovo cosmopolita della bella società», dice Wolfgang Hama, manager del grand hotel Pupp, uno dei più fascinosi alberghi della Mitteleuropa, testimone degli ultimi tre secoli di storia di questa meravigliosa città di 60 mila abitanti. Qui, nei palazzi in riva al ruscello Tepla (la Calda, perché non gela mai) incassati tra ripidi costoni boscosi, è passata come in un teatro la storia dell'Europa, teste coronate, aristocratici, artisti, politici, dittatori, borghesi, proletari. Goethe vi soggiornò ben tredici volte, diceva che «ci sono tre posti al mondo in cui merita di vivere, Roma, Weimar e Karlsbad». Beethoven, Brahms, Chopin, Dvorak, Smetana, Liszt, Paganini, il kaiser Francesco Giuseppe, l'imperatrice Sissi, lo zar Pietro il Grande, Bismarck, Mettermeli, Tolstoj, Schiller, Gogol vi hanno passato le acque. Karl Marx tra il 1874 e il 1876 ci venne tre volte riuscendo a guarire i suoi infiniti mali, di fegato, le ulcere, gli attacchi di asma, l'emicrania, l'inappetenza e l'insonnia, permettendogli di tornare in In¬ ghilterra «forte, fresco, vivace e sano». Caduto l'Impero austro-ungarico, nella neonata Cecoslovacchia, Karlsbad scese un gradino, non fu più ritrovo elegante di blasonati ma della borghesia intellettuale, passerella di chi voleva esibirsi. Poi venne il tracollo, per il quale c'è una data precisa, il 4 ottobre 1938. Quel giorno Hitler venne a Karlsbad e dal balcone del teatro parlò alla folla (per la metà sudeti tedeschi) che «lo applaudì freneticamente». Un mese dopo, il 9 novembre, la «notte dei cristalli», la sinagoga di Karlsbad fu data alle fiamme, l'antisemitismo e l'odio nazionalistico si diffusero nella città cosmopolita della tolleranza. Finita la guerra, con l'avvento del comunismo in Cecoslovacchia, Karlsbad scese ancora, divenne di terza classe. Negli alberghi e nei sanatori di lusso, tutti nazionalizzati, i saloni dorati e le stanze che avevano ospitato l'aristocrazia internazionale e poi l'alta borghesia mercantile e intellettuale furono occupate dagli operai stachanovisti, da battaglioni di minatori in cattiva salute, da contadini e da mungitrici; il sanatorio Imperiai, dall'atmosfera della Montagna incantata di Thomas Mann, fu occupato dall'Armata Rossa sovietica, il grand hotel Pupp fu ribattezzato Moskva e, fintanto che durò 1'«amicizia eterna» con Pechino ospitò duecento soldati cinesi e più tardi, per cinque anni, militari cechi. Fu un disastro: mobili, drappeggi, installazioni sanitarie furono devastati, il quarto piano fu mandato in fiamme da soldati ubriachi. Per anni Karlsbad visse nel grigiore, di venne una «fortezza russa», racconta Stanislav Burachovic, vicedirettore del museo, «Brez nev, Kossighin e le loro grasse mogli la facevano da padroni», la clientela occidentale con valuta pregiata veniva tenuta lontano. «I sovietici ci hanno sfruttato - dice Burachovic -; pensi che i bonzi del Cremlino pagavano una retta giornaliera di 4 marchi (circa 3 mila lire)». Nell'89, dopo la «rivoluzione di velluto», Karlsbad si liberò dei russi e dei burocrati di Stato. La parola d'ordine ora è «privatizzazione». E' stata decretata la fine della nazionalizzazione, tutto è passato ai privati. «Ma paradossalmente - dice il direttore - la privatizzazione si rivela un fallimento». Soldi di dubbia provenienza giungono per vie traverse perché li hanno soltanto i politici ex comunisti che hanno rubato e gli stranieri che si nascondono dietro procuratori locali. Sono già arrivati - lo sanno tutti - i denari riciclati di quella che qui chiamano la «narcomafia» italiana, lingotti d'oro per alcuni miliardi dalla Georgia ex sovietica, e molto attivi sono gli zingari che dispongono di grandi quantità di denaro e comperano quel che possono. ((Abbiamo perso il mercato russo, quello della Germania ex comunista, quello interno cecoslovacco, perché le fabbriche, i sindacati e le cooperative dei tre Paesi sono in crisi e non mandano quasi più nessuno in vacanza o in cura da noi - dice il direttore del Pupp, Hama -. Non siamo ancora riusciti a sostituirli con buoni clienti occidentali. Li stiamo cercando». Le speranze del Pupp e di Karlsbad sono ora riposte nel potente gruppo alberghiero indiano Taj Mahal, che ha preso in gestione il Pupp per cinquantanni e investirà 30 miliardi di lire per rinnovarlo di sana pianta entro tre anni e cancellare la «mentalità socialista» del personale. Nel frattempo Karlsbad rimane tabù per la gran parte dei cittadini cecoslovacchi (perché troppo costosa) che sono costretti a rimanere alla porta a guardare, pieni di invidia, tedeschi, austriaci e italiani che vivono come nababbi a prezzi veramente bassi. Si consolano i nativi il sabato e la domenica pomeriggio con balli rustici e colossali bevute di birra nella Postavni Dvur, la vecchia stazione di posta dove cambiavano i cavalli alla periferia della città. Tito Sansa | Nell'immagine qui sotto, | un tipico palazzo liberty di Karlovy Vary Karlovy Vary: la città, più nota con il vecchio nome di Karlsbad, tenta di riprendersi dopo lo sfacelo di cui era stata vittima durante il regime comunista. A fondo pagina, prostitute sulla strada che arriva dal confine tedesco Dai fasti della Belle Epoque al degrado del «socialismo reale». La strada che arriva dalla Germania ora è un bordello a cielo aperto Divieti d'ogni tipo sul piazzale delle terme, nella zona della Colonnata. I cechi sussurrano le antiche formule di cortesia, i turisti qui bisbigliano: anche le comitive di tedeschi e i rari italiani