«Vediamo come muoiono di sifilide i negri» di Francesco Manacorda

«Vediamo come muoiono di sifilide i negri» USA Non curati per vedere gli effetti del morbo. Un giovane ricercatore denunciò l'esperimento «Vediamo come muoiono di sifilide i negri» Dal 1930 al 72 quattrocento malati usati come cavie in Alabama LONDRA DAL NOSTRO INVIATO Quattrocento cittadini americani, tutti di colore, sono stati usati come cavie per un esperimento medico durato quarant'anni e destinato a conoscere gli effetti della sifilide. Nessuno ha saputo di essere stato colpito dal morbo. Nessuno è stato curato. Molti sono morti per gli effetti del male, senza possibilità di salvarsi. Domani sera la rete televisiva Channel 4 ricostruirà con uno sconvolgente documentario questa pagina vergognosa, e fino ad ora quasi sconosciuta, della storia americana. Siamo all'inizio degli Anni 30. La sifilide miete vittime e i nuovi casi aumentano a un ritmo vertiginoso. Gli scienziati studiano un rimedio per la malattia, che sembra incurabile. La cittadina di Tuskegee, nell'Alabama, è il posto ideale dove condurre un esperimento: una comunità isolata dove oltre un terzo della popolazione di colore ha contratto la sifilide, anche se in molti è allo stato latente. Così due intraprendenti medici del National Health Service, il servizio sanitario nazionale, decidono di studiare lo sviluppo della malattia proprio a Tuskegee, analizzando un campione di 400 persone, solo uomini, per sei mesi. Ma come trovare i volontari per l'esperimento? Basta lanciare una campagna che offre «assistenza medica gratuita» da parte dello Stato. Si presentano migliaia di persone, ma solo 400 vengono selezionate. Hanno tutte la sifilide allo stato latente, ma non lo sanno, e non gli verrà mai detto. I medici prelevano a intervalli regolari campioni di sangue dalle loro cavie, ma si guardano bene dal curarle, la malattia deve proseguire indisturbata il suo corso. Passano i sei mesi, ma l'espe¬ rimento procede, anzi si decide di tenere i soggetti sotto controllo fino alla loro morte. Così la sifilide inizia a falciare le sue vittime. Circa vent'anni dopo, nel 1955, un terzo dei morti appartenenti al «campione» è spirato proprio a causa della malattia. I medici lo sanno perché dispongono delle loro cavie anche dopo la morte: una pressante opera di persuasione e un «contributo» di 50 dollari per i funerali convincono tutte le famiglie a dare il loro assenso all'autopsia, i cui risultati rimangono comunque segreti. Nello stesso periodo il Public Health Service lancia una grande campagna contro la sifilide in tutti gli Stati Uniti utilizzando la penicillina. I malati diminuiscono ovunque, tranne che a Tuskegee, dove il nuovo rimedio non viene somministrato. Ci vorranno ancora quasi vent'anni, prima che lo scanda¬ lo finisca. Nel 1966 Peter Buxtun, un giovane ricercatore del Public Health Service, viene a sapere da un amico dell'esperimento in Alabama. All'università ha studiato gli atti del processo di Norimberga contro i criminali nazisti e gli esperimenti dei suoi colleghi gli ricordano troppo le «ricerche» condotte nei lager dai medici tedeschi. Buxtun inizia a tempestare di domande i suoi superiori, ma solo nel 1972 il caso diventa pubblico e una commissione decide di mettere fine allo studio. A quell'epoca, si stima, almeno 100 degli uomini di Tuskegee sono morti di sifilide. Il governo americano accetta di pagare i danni ai sopravvissuti e alle famiglie dei morti. Nessuno dei medici che hanno condotto l'esperimento ha subito un provvedimento disciplinare. Francesco Manacorda

Persone citate: Peter Buxtun, Public

Luoghi citati: Alabama, Londra, Norimberga, Stati Uniti, Usa