Jennifer un oro per diventare grande

Jennifer un oro per diventare grande Contro la favoritissima Graf il primo vero trionfo della Capriati, baby-tennista americana Jennifer un oro per diventare grande II doppio ai tedeschi Stich-Becker barcellona DAL NOSTTIO INVIATO Jenny è diventata grande. Ha compiuto sedici anni il 29 marzo e può già guidare l'auto. Può anche comprarsene dieci, con tutti i soldi che guadagna. Si è fatta le mèches bionde e ha le unghie con lo smalto. E' un po' troppo rotonda dove non dovrebbe, ma in confronto a quel che era a Wimbledon, un botolotto, adesso sembra una specie di silfide. Evidentemente ha deciso di allenarsi sul serio, invece di perdere tempo, sussurrano i maligni, a scegliersi i vestiti nelle migliori boutiques. Ieri pomeriggio alle sei, o giù di lì, Jenny Capriati ha vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi battendo in tre set Steffi Graf che di Olimpiadi ne aveva vinte già due di seguito, compresa quella di Los Angeles dove il tennis era solo dimostrativo. Jenny era contenta, così contenta che non sapeva nemmeno quel che diceva, e in fondo dovremmo essere contenti anche noi dato che la giovinetta porta nome e sangue italiani. Il padre Stefano è nato a Brindisi, e da Brindisi è partito ragazzo per frequentare le vaste strade del mondo. Ha fatto molti mestieri, compreso quello di stuntman, lui dice. E' stato anche portiere delle giovanili dell'Inter e discreto tennista. Per questo, appena Jenny è stata capace di prendere in mano una racchetta, lui ha deciso che la figlia doveva diventare prima una bambina prodigio e poi una campionessa. Dollari a palate. Stefano Capriati, con quella sua aria bonaria e un po' tozza da italiano che ha fatto fortuna, è riuscito a raggiungere entrambi gli obiettivi. Anzi tutti e tre, mettendoci anche i quattrini. «In queste due settimane stavo al villaggio e vedevo gli atleti del mio Paese, dell'America, che tornavano con le medaglie al collo. Mi chiedevo che cosa provassero. Ora lo so. Cioè so che sono confusa e che non riesco a crederci». Jenny ha lanciato un urlo, quando Steffi ha cacciato in rete di dritto l'ultima palla. Era vestita di bianco, con due bandierine a stelle e strisce stampate sulle tasche. Sulle tribune papà Stefano e mamma Denise si abbracciavano, il fratello Steven piangeva e John Evert, il fratello di Chris che fa da agente a Jenny, forse faceva già i conti pensando a quel che significa, per il portafogli, questa medaglia che tutti i tennisti, razza molto sensibile ai denari, giurano di inseguire solo per la gloria. Jennifer Capriati, finora, non aveva vinto niente. Niente di importante, intendiamo. I tornei di San Diego, Toronto e Portorico. Steffi Graf, invece, di tornei ne ha vinti 65. E' stata per 186 settimane consecutive in testa alle classifiche mondiali, prima che arrivasse Monica Seles, record assoluto per il tennis. «Per me è una giornata di grande tristezza. Ma ero nervosa, contratta, non avevo pazienza. Jenny ha meritato la vittoria». Qualcuno dice che era nervosa per la presenza del padre Peter, con il quale non ha rapporti idilliaci. Povera Steffi. Sperava di imitare Becker e Stich, che sono saliti sul podio prima di lei, sul gradino più alto, però, dopo aver battuto i sudafricani Ferreira e Norval nella finale del doppio. I due tedeschi ridevano e si davano pacche sulle spalle: non sono mai stati amici, divisi da rivalità e polemiche, l'Olimpiade ha limato molti spigoli «E' stata un'esperienza stupenda: la ripeterò ad Atlanta» ha detto Becker. Non era vero che avesse fretta di tornare a casa dopo aver bevuto un caffè con Cari Lewis, e che per questo non avesse lottato in singolare: ha sofferto solo il caldo atroce. Sul podio sembrava un gambero bollito. La piccola grande Jenny, invece, ha corso come mai nella sua vita. Papà Stefano ha avuto un'idea geniale, a parte quella di convincere la figliolona a sudare in allenamento. Per due settimane, qui a Barcellona, ha preso in affitto, se così possiamo dire, una vecchia volpe come Manolo Samaria, il quale conosce tutti i segreti della terra rossa. «Mi ha insegnato che per vincere ci vuole calma e pazienza» ha spiegato Jenny. A suo agio nel raccontare di dritti e rovesci, il suo mondo, la ragazzina ha fatto un po' di confusione a proposito delle emozioni provate al villaggio. Da quanto abbiamo capito, però, è stata un'esperienza straordinaria. Anche lei, come Becker, ha detto che concederà il bis ad Atlanta. Steffi era troppo triste per fare programmi e promesse. Gli eroi del tennis. A vedere il match, bello a tratti e molto intenso, c'era anche Jordi Arrese che giocherà la finale del singolare con Andrei Cherkasov. Jordi ha speso un'ora buona firmando autografi per i lettori di una rivista spagnola di tennis: temiamo che oggi possa venirgli un crampo al braccio. Carlo Coscia Nella foto grande i tedeschi Stich e Becker vincitori del doppio; a fianco Jennifer Capriati trionfatrice a sorpresa sulla favoritissima Steffi Graf

Luoghi citati: America, Atlanta, Barcellona, Brindisi, Los Angeles, Portorico, San Diego, Toronto