Volevano distruggerli, ma li hanno salvati di Enrico Benedetto

400 menhir sotterrati nell'anno Mille In Bretagna, svelato il mistero dell'immenso tempio «coricato» a Monténeuf 400 menhir sotterrati nell'anno Mille Volevano distruggerli, ma li hanno salvati PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'è Un esorcismo collettivo dietro i 400 menhir «coricati» di Monténeuf, in Bretagna. Furono ridotti così, adagiati in grandi fosse, dai contadini che abitavano la zona intorno all'anno Mille. «Sotterrarono» l'enorme tempio neolitico che fino ad allora aveva svettato verso il cielo in dodici file di pietre in direzione Est-Ovest. Gli archeologi scoprirono nell'89 i primi esemplari, tra le felci e la vegetazione del sottobosco. E cercarono di capire perché, anziché svettare come tutti i menhir, giacessero orizzontali, in buon ordine. Colpa della millenaria tramontana? Qualcuno azzardò un «sì», sinché gli scavi, febbrili, portarono alla luce ampie trincee, veri sepolcri artificiali per i giganteschi cadaveri di pietra. Un lavoro enorme, di cui nessuno sapeva intravedere l'epoca e ancor meno le ragioni. Adesso il mistero non è più tale. Il carbonio radioattivo lascia intravedere la datazione precisa attribuibile a quelle fatiche erculee: il 940 dopo Cristo. Tra le dodici file di pietre emerge poi un intruso: la Croce. Perplessi all'inizio, gli specialisti si sono infine arresi: è proprio il simbolo cristiano che tracciarono i «facchini» di menhir nel campo celtico per marcarne la ristrutturazione. Yannick Lecerf, il capo-scavi, annuncia la scoperta. I cristiani bretoni, vedendo avvicinarsi il temutissimo anno Mille, vollero cancellare dalla fac eia della loro terra gli empi monoliti pagani. Erano popolazioni approdate nel Morbihan da pochi secoli, e ignoravano la civiltà degli abitanti anteriori, nonché le tecniche per trasportare ed erigere i menhir (in questo, gli archeologi del 1992 non se la cavano meglio). Ma sul fatto che fossero residui di culti astrali, sacrileghi verso la nuova fede europea, nessuno poteva dubitare. Bastò forse un predicatore itinerante o magari gli anatemi dei piccoli monasteri vicini per convincere pescatori e contadini: occorreva distruggere il tempio. Non fu facile: l'equipe archeologica ha messo in luce che, per sbarazzarsi dei menhir, i contadini tentarono di spaccarli con attrezzi metallici. Lo testimonia un accani¬ mento quasi fantozziano contro alcuni esemplari. Tranne rari successi, riuscirono solo a sbrecciare in superficie gli anormi massi. Non restava che lasciare sul posto le steli, ma dando loro sepoltura. Così avvenne. Il lavoro durò mesi: alla fine, per allontanare ogni empietà residua, solcarono la grande croce. La vegetazione coprì gli ultimi resti, perfezionando la rimozione. Ignoravano, i fedeli della zona, che in realtà avevano salvato, così facendo, i 400 menhir. Spiega Yannick Lecerf come la decisione di coricarli fu provvidenziale: li preservò per un millennio da oltraggi naturali o umani. A Carnac - il sito megalitico più celebre in Francia - l'erosione e il vandalismo hanno compromesso non poco l'eccezionale spettacolo offerto ai visitatori. Qui no: salvo i maldestri tentativi di infrangere i macigni, l'occultamento garantisce una perfetta conservazione. Rimane, tuttavia, l'incertezza su come valorizzare il luogo. Malgrado le 400 vestigia ne facciano una vera perla dell'archeologia neolitica, il pubblico affluisce in percentuale modesta. Vorrebbe che i menhir fossero dritti. Ma rimetterli in piedi costerebbe moltissimo, e ci si chiede che senso abbia un'operazione simile. Nessun archeologo può giurare di restituire ai visitatori il tempio solare come si presentava 5500 anni fa. Nel riposizionamento sarebbero inevitabili decisioni arbitrarie. Sino a nuovo ordine, Monténeuf lascerà riposare i menhir. Si eviteranno almeno le polemiche sui «contenitori», le strutture fisse che inquadrano e proteggono i templi megalitici. A Carnac e altrove, la trasformazione in spazio-museo delle steli - con recinti e sale espositive che deturpano lo scenario da aperta campagna crea ogni estate accese discusr sioni. E l'indipendentismo bretone accusa le autorità francesi per lo scempio. Talvolta - è successo qualche giorno fa - i contestatori adottano mezzi dissuasivi energici, facendo esplodere con la dinamite un cancello o le palazzina d'ingresso. Monténeuf. per ora, non corre rischi. L'esorcismo funziona ancora: al contrario. Enrico Benedetto Un menhir nella sua posizione originale, svettante verso il cielo. E' quello di Champdolent, sempre in Francia. Ora a Monténeuf si discute se rialzare le steli

Persone citate: Yannick Lecerf

Luoghi citati: Carnac, Francia, Parigi