Berlusconi cala il sipario su Funari

Berlusconi cala il sipario su Funeri La cacciata dopo che il presentatore ha portato giudice e polizia negli studi Berlusconi cala il sipario su Funeri Non potrà più mettere piede nella sede della tv Ma lui: vogliono la guerra dura e l'avranno MILANO. Funari fuori dai piedi, subito e per sempre. Alle 18,30 il battaglione di legali Fininvest, fa scendere il sipario sul «Mezzogiorno» del ribelle. Basta, stop. Fine delle sue piazzata e dei suoi presidi negli studi tv. Da oggi l'eroe della libertà in diretta, il papa laico della gente, il telepredicatore che ha messo nei guai (politici) Berlusconi, non potrà più superare i cancelli del cielo Fininvest. Tutto l'asfalto di Cinelandia, per lui diventa off limits. Lo studio 14, da oggi, viene smantellato pezzo per pezzo, telecamera per telecamera. Fuori tutti i collaboratori del ribelle. Fuori pure Ermanno Corbella, il regista, e Giusy, la truccatrice bionda, che in questi mesi ha conquistato il cuore del ribelle. Ci sono voluti sette giorni di pensamenti (a partire da quel sabato pomeriggio, quando il pretore di Monza aveva stabilito il «reintegro immediato» di Funari) per adottare la via senza ritorno della rottura. Diciannove righe in dialetto legale per ratificarla. Prosa che va a concludersi così: «La decisione di chiudere giudizialmente la risoluzione del contratto è stata determinata oltre che dalle inadempienze contestate al sig. Funari, anche dalla constatata impossibilità di ricostruire il rapporto fiduciario e una piena collaborazione in conseguenza della compagna denigratoria messa in atto dal Funari in questi giorni contro di noi». Funari, canottiera bianca su divano rosso, legge, rilegge, mangia una fetta di prosciutto, dice: «Vor di' che me cacciano? Io lo sapevo ggià. Vogliono fa' la guerra dura? Allora hanno trovato il duro». Se ne sta, il Gianfranco combattente, sdraiato dentro al nuvolone ad aria condizionata del suo camerino. E' spettinato. Arrivano telefonate a raffica dei suoi legali capitanati da Annamaria Bernardini De Pace, altra combattente, che sibila: «Ogni giorno perso, sono danni enormi per il mio cliente. Danni morali e materiali». Nuvole di guai miliardari si addensano sulla testa bianca di Funari e su quella (lontana lontana) di Berlusconi. Processi & processi. Dal divano, Funari si alza all'improvviso: «Non me ne frega niente! Io vado sino in fondo, fosse anche l'ultima cosa che faccio in vita mia. Sono stato chiaro?». Chiarissimo. Tutto è degenerato alla mattina. Cancello, ore dieci, sole da infarto: «E lei chi è? Mica può entrare» prova a dire là giacca blu che presidia l'ingresso di «Italia 1». Davanti alla porta a vetri dello studio 14, il pretore di Monza, dottoressa Eleonora Porcelli, scioglie con un'occhiata porta e portiere: «Chi entra e chi non entra lo decido io. Sono un magistrato. I signori che mi accompagnano sono ufficiali di polizia. Questa è una ispezione giudiziaria. Permesso». Era il colpo di scena, la nuova funarata di Funari. Un pretore chiesto e ottenuto in via d'urgenza venuto a perlustrare gli studi, come l'Onu a Baghdad. Roba da non credere. Da tre giorni Fininvest cantava la stessa cantilena: «Per ragioni tecniche indipendenti dalla nostra volontà, la trasmissione non può andare in onda». E adesso quel benedetto pretore in gonna e camicetta, con tre poliziotti al seguito, un perito tecnico, due periti di parte, tutti in gita a controllare cavi, interruttori, collegamenti audio e video. Ogni umano in circolazione viene identificato (carta d'identità, funzioni). A tutti la stessa domanda: «Lei è pronto a lavorare? Trova che ci siano dei problemi? Grazie, può andare». Dopo due ore, dodici pagine di ver¬ bale scritte a mano: è tutto a posto, mancano (a stare larghi) una telecamera e un tecnico. Ai piani alti, è il panico. Vengono convocati gli avvocati per studiare la guerra guerreggiata. L'idea è: non possiamo farci mettere i piedi in testa da un pretore e da un Funari. E comincia il finale di partita. Gianfranco ora si gratta. Dice: «Che botta! E pensare che Berlusconi mi aveva quasi convinto». Prego? «Eh sì. L'altra notte ci siamo incontrati al villone. Mi ha detto: cerca di capirmi, ho le concessioni in ballo e ho già tanti nemici, sono un imprenditore... Mi aveva proprio commosso». E poi? «Il giorno appresso sento che tutti i suoi colonnelli mi trattano a calci come prima. Allora riapro gli occhi». Ma lei davvero pensava che sarebbe tornato in onda? «Sì». E' sicuro? «No». E adesso cosa pensa? «Adesso voglio riflettere». Silenzio. Si alza dal divano rosso. Gira in tondo nel camerino. Beve un caffè dal thermos. Spiaccica una zanzara. E finalmente parla: «Je devo ave' creato un casino grande come sto palazzo, a Berlusco'. Facciamo du conti. Nel momento in cui mi spinge giù dal davanzale, butta 200 miliardi tra sponsor e spot. Per farlo, un imprenditore come lui, deve avere un motivo che valga i 200 milardi e questa figuraccia. Giusto? Vuole sapere come si chiama il motivo? Concessioni. Giuro: se lui avesse il coraggio di dirlo a voce alta, se mi dicesse chi gli ha chiesto la mia testa, nome, cognome e partito, be' io potrei anche stringergli la mano e lasciargli tutti i suoi soldi. Ma così no. Faccio la guerra e basta». PinoCorrias Il presentatore Gianfranco Funari, a destra Silvio Berlusconi. Fra i due è ormai guerra aperta

Luoghi citati: Baghdad, Italia, Milano, Monza