Ai Caraibi con le mazzette di F. Poi.

Ai Caraibi con le manette Ai Caraibi con le manette Le confessioni di Matteo Carriera «SpefldevQ quei soldi in vacanza» MILANO. Matteo Carriera, vacanze da tangentomane. Si dava alla bella vita il presidente socialista dell'Ipab, destinatario di mazzette miliardarie, girate anche su un conto in Svizzera. E anche questo è finito nelle confessioni che, a San Vittore, «Zio Matteo» ha fatto ai giudici. Ecco il suo racconto, dal verbale del 23 maggio. «Circa 5 anni fa mi sono fatto accreditare presso una banca dei Caraibi il controvalore in franchi di circa 20 milioni di lire. Quei soldi mi servivano per una vacanza». Caraibi, ma non solo. Matteo Carriera, per i Tropici, aveva una vera e propria passione. E racconta: «Nell'84, sempre dal mio conto svizzero, prelevo circa 50 mila franchi che mi faccio accreditare al Crédit Lionnaise, per una vacanza in Guadalupa». Vacanze esotiche, ristoranti di lusso, non manca che la barca per sentirsi arrivato. Matteo Carriera, dal suo ufficio di Via Olmetto dove gestisce gli ospizi comunali, pensa anche a questo. Compera il cabinato a vela dei suoi sogni ma, come racconta ai giudici, lo rivende presto. Un improvviso ripensamento? No, semplicemente non sa guidarlo. Carriera ai vertici dell'Ipab è un altro uomo. Sono lontani i tempi in cui Carlo Tognoli, allora segretario cittadino del psi, inizio Anni 70, lo introduce nel mondo dorato della politica. Lontani i tempi in cui il segretario Bettino Craxi, dopo il viaggio in Israele, inaugura la «sua» sezione di Via Pasubio. Passa un decennio e «Zio Matteo» inizia a pensare a sé. «I soldi cominciano ad arrivare - racconta nel verbale del 14 maggio - ed io nella massima parte me li tengo senza dir nulla a nessuno. Dico che li dò al partito, perché così dicono tutti, ma me li tengo per me salvo quel che spendo per tenere unito il gruppo di 5-600 persone che formano la mia sezione (cene, regalie...)». Le spesucce politiche sono poca cosa rispetto alle entrate, in tangenti, di Matteo Carriera. E nel verbale del 23 maggio, racconta ai giudici che stanno scoprendo i misteri di Tangentopoli: «Intorno al '77-'78 io cominciavo ad avere discrete entrate per tangenti e non intendevo versare questi soldi in Italia perché avevo paura che mi si chiedesse conto della loro provenienza». La soluzione a tanti problemi viene da un suo dipendente, Luigi Bruschi. L'impiegato, come doppio lavoro, tiene la contabilità in un'impresa di un parente. «Mi propone di versargli del contante in Italia dicendo che in cambio mi possono far accreditare in Svizzera dal conto che hanno là». Carriera accetta il consiglio e nel '77 apre un conto presso la filiale di Lugano del Banco di Roma per la Svizzera, la Svirobank. Il gioco si fa pericoloso, ci vuole anche un po' di mistero. E ai giudici racconta anche questo: «Nell'86 un tal Cucchietti che conosco mi propone un investimento e mi dice di dargli 200 milioni per acquistare un terreno. Accetto, ma non avendo soldi in Italia, penso di farmeli rimettere dalla Svizzera». Matteo Carriera, a Lugano, incontra un funzionario di Svirobank, tal Ferrari, per concordare l'operazione: «Ferrari mi dà una mezza banconota da mille lire dicendo che il giorno dopo, in piazza Sant'Alessandro a Milano, avrei potuto ritirare la somma da chi mostrava l'altra mezza banconota. Così è stato». [f. poi.]