Iri ed Eni spa rivoluzione ma non troppo

Iri ed Eni spa, rivoluzione ma non troppo Insieme ad Enel e Ina sono diventati società per azioni, i vertici sono stati confermati Iri ed Eni spa, rivoluzione ma non troppo Musica nuova, stessi suonatori ROMA. Il terremoto c'è statò. Ed è stato forte. Tranne che in un particolare non trascurabile: sono stati confermati tutti e quattro i presidenti di Iri, Eni, Enel e Ina, trasformate ieri in Spa. Franco Nobili, Gabriele Cagliari, Franco Viezzoli e Lorenzo Pallesi restano in piedi. Con il governo del socialista Giuliano Amato, le prime assemblee dei vecchi enti diventati società per azioni hanno quindi sconquassato il vecchio sistema delle imprese pubbliche: sono stati soppressi il comitato di presidenza dell'Ili e la giunta Eni. Fra inesauribili tormenti e forti resistenze nella de, molte poltrone eccellenti sono state cancellate; non esistono più le vicepresidenze. Le novità fanno la gioia dei presidenti e non solo per il rinnovo del mandato, che scadrà nella primavera 1993 con le assemblee di bilancio. Le nuove Spa saranno governate da consigli d'amministrazione agili: solo tre componenti che sono il presidente, l'amministratore delegato (incarico inedito affidato al direttore generale o al capo della struttura di ogni gruppo) e un rappresentante ministeriale. Dopo una tesa trattativa che ha provocato lo slittamento delle assemblee dalla mattina al tardo pomeriggio, i ministri del Tesoro, Piero Barucci, dell'industria Giuseppe Guarino e dell Bilancio Franco Reviglio hanno scelto: per l'Iri, Michele Tedeschi (direttore generale) e Corrado Fiaccavento (Bilancio, segretario della programmazione); per l'Eni, Franco Bernabè (direttore programmazione) e Giuseppe Ammassali (Industria); per l'Enel, Alfonso Linibruno (direttore generale) e Vittorio Barattieri (ex Industria, consigliere Gepi); per l'Ina, Mario Fornari _ (direttore generale) e Francesco Giavazzi (ministero del Tesoro). Dice Amato: «Sono consigli istituzionali, molto semplici». I presidenti «rimangono in nome di una necessaria continuità, in particolare per i rapporti esterni: ci sono negoziati in corso con banche e altri soggetti che si troveranno un interlocutore che già avevano». Fra l'altro sono in ballo le fantomatiche privatizzazioni. I consigli dell'Ili e dell'Eni reggeranno «due conglomerati che l'imminente piano di riordinamento scomporrà in vario modo». I due gruppi quindi «non sono destinati a rimanere quel che sono a lungo». I presidenti guideranno i quattro gruppi in modo molto più snello. Ma soprattutto non avranno più a che fare con comitati, giunte e consigli di amministrazione di diretta emanazione dei partiti. Il comitato Iri, per esempio, era formato da cinque componenti espressi da de, psi, pri, psdi e pli. Ai vertici delle nuove Spa si è brindato perché appare tagliato il filo diretto con le forze politiche. Ma la politica non si fa da parte ed è ovvio visto che i gruppi trasformati in Spa sono al 100% in mano al Tesoro. Fra l'altro, il forte potere dei presidenti è limitato da una clausola inserita nei nuovi statuti delle società e resa nota dal presidente del Consiglio Giuliano Amato, nella conferenza stampa tenuta ieri. Amato ha fatto sapere che le assemblee saranno sovrane quando si devono «acquisire, vendere partecipazioni di controllo, dismettere, accorpare ed ammettere la quotazione in Borsa delle società». Applicando alla lettera questa decisione, il consiglio di amministrazione Iri non avrebbe potuto vendere la Cementir (come è accaduto), ma si sarebbe dovuto rimettere all'assemblea, in pratica al governo. E' vero che sono scomparsi i parlamentini politici che guidavano gli enti (spesso più in base a esigenze di partito che a logiche industriali). Ma ancora una volta c'è stato un attento dosaggio delle cariche fra le forze politiche. La lottizzazione invece di essere applicata ente per ente, è stata attuata con ottica globale. Così là de esprime due presidenti (Nobili e Viezzoli), il psi e il pri uno (Cagliari e Pallesi). Gli amministratori delegati provengono dall'interno: vantano carriere manageriali ma sono note le simpatie de di Tedeschi e Fornari o quelle per il psi di Bernabè. Anche i rappresentanti dei ministeri non sfuggono alla regola: Fiaccavento è vicino al psi (un tempo psdi); Barattieri è legato al pli; Ammassali è considerato de. La de si rafforza all'Ili, il psi all'Eni. Nonostante questo sono in tanti a parlare di autentica rivoluzione: non ci saranno più riunioni degli enti con alleanze partitiche fra i consiglieri. Hanno perso il posto il vicepresidente dell'Eni Alberto Grotti, intimo del segretario de Arnaldo Forlani, o il comitatista Iri Massimo Pini, più che vicino al segretario socialista Bettino Craxi. Ma il repubblicano Riccardo Gallo, ormai vicepresidente Iri, ironizza sulla svolta: «E' facile co¬ gliere un forte segnale di cambiamento e di rinnovamento alla guida dell'Ili, che può solo far piacere a chi si è sempre battuto per l'affermazione della gestione privatistica dei gruppi a partecipazione statale e per la privatizzazione delle aziende, a chi ha combattuta vanamente contro gli ideologi dei fondi di dotazione e l'occupazione democristiana e socialista delle imprese». L'occupazione continuerà indisturbata? Guarino fa l'equilibrista fra vecchio e nuovo: «Non va demonizzata la contrapposizione tra l'assetto precedente e quello di adesso». Prima c'erano rappresentanti dei partiti perché gh' enti pubblici perseguivano «scopi politici»; ora le Spa staranno «esclusivamente sul mercato». Roberto Ippolito Nella foto da sinistra i ministri Giuseppe Guarino e Piero Barucci Senzail volume d'affari delle banche MILIARDI DI LIRE FATTURATO 79.901* UTILE (-312) INDEBITAMENTO 60.330 INVESTIMENTI 17.805 DIPENDENTI 408.066 ENI MILIARDI DI LIRE FATTURATO 50.883 UTILE 1.081 INDEBITAMENTO 23.000 INVESTIMENTI 9.327 DIPENDENTI 130.000 ENEL MILIARDI DI LIRE FATTURATO 27.221 UTILE 229 INDEBITAMENTO 32.170 INVESTIMENTI 10.897 DIPENDENTI 109.860

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