Ariete incinte via dall'Olimpiade di Gian Paolo Ormezzano

Ariete incinte via dall'Olimpiade Escluse dalle gare di judo e taekwondo, forse ci sono altri casi nascosti Ariete incinte via dall'Olimpiade Volevano gareggiare, ma il do lo ha proibito BARCELLONA. Alcune donne del judo o del taekwondo, sport che prevedono contatti fisici bruschi, con possibilità di colpi e cadute pericolose, sono state escluse dai Giochi perchè incinte da più di due mesi. Il motivo: pericoli per l'andamento della gravidanza. Lo ha rivelato ieri il direttore dei servizi medici olimpici, Luis Mir, senza comunicare il nome delie interessate. In base alle norme del Ciò i medici di ogni delegazione devono presentare una dichiarazione assicurando che le concorrenti «non presentano segni clinici di gravidanza». L'ammissione alle gare è fatta in base a questa dichiarazione. Evidentemente questi medici hanno risposto chiaramente al questionario sulle loro atlete. Una domanda e una considerazione. La domanda: quante donne incinte anche di tre, di quattro mesi, con gravidanza non ancora visibile anche se già bene «instaurata» nel loro corpo, hanno gareggiato e gareggiano a Barcellona? Impossibile una risposta esauriente: da quando associazioni sportive, femministe e non solo, sono insorte contro la possibilità di accertamenti del sesso più precisi degli attuali, eseguiti con il solo prelievo della saliva, dicendo che si entrava troppo nella sfera del privato, certe informazioni possono soltanto essere ottenute se c'è collaborazione. La considerazione riguarda una pratica che si pensò ad un certo punto frequentata da atlete dell'Est europeo ai fini dell'aumento del rendimento: farsi mettere incinte a scopo, come dire?, sportivo, presentarsi cioè ai Giochi con una gravidanza di tre-quattro mesi, quella che dà al fisico maggiore robustezza senza ancora creare problemi di peso, sfruttare questa potenza a prò del risultato e poi... E poi chissà se i bambini sono tutti nati. In un congresso medico, Anni 70, si parlò di metà delle medaglie femminili sovietiche di Helsinki 1952 ottenute da atlete incinte. Tre anni fa l'indiscrezione venne rimessa in circolazione da una dottoressa di Zurigo, sorpresa da una cosa tanto sensazionale e tanto mimetizzata. La gravidanza strumentale, che torna alla mente per via di questa gravidanza particolare delle praticanti le arti marziali, è stata abbandonata? Pratiche di dopaggio ormonale permettono acquisizione di potenza con minore imbarazzo etico? Poche sono le notizie in merito. Esiste anche la possibilità che un'atleta faccia coincidere una gravidanza desiderata con l'utilità di essa in chiave sportiva, a fini agonistici. Non sembrerebbe, lì per lì, un crimine, e neanche un grande peccato. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Luis Mir

Luoghi citati: Barcellona, Helsinki, Zurigo