Ronda dei vigili anti-posteggiatori

Ronda dei vìgili anti-posteggiatori Ma dopo la multa tornano al loro «lavoro» Ronda dei vìgili anti-posteggiatori «Ehi, capo, come va?». Il «capo» scende dalla macchina blu, si toglie gli occhiali scuri e gli fa: «Ma sei ancora qua? Te l'ho già detto mille volte: tu qui non ci puoi stare, tu devi andartene, devi lasciare la gente in pace». Comincia così, in un torrido pomeriggio d'agosto, il servizio anti-posteggiatori abusivi organizzato dalla sezione Centro di via Giolitti dei vigili urbani. Tasso di umidità al 74 per cento, 33,7 gradi all'ombra, che in piazza Castello non c'è nemmeno. Ma ci sono gli abusivi: quasi tutti italiani, in tenuta estiva, ciabatte e calzoni corti, cappellino con visiera e faccia da schiaffi. Uno davanti al Bar Blu, tre davanti a Mulassano, due davanti al Regio, due sotto la Prefettura, tre davanti a Palazzo Reale. «Li conosciamo praticamente tutti per nome e cognome - dice l'ufficiale di turno, Di Giovanni . In ufficio abbiamo un registro con 150 schedati». A ogni incontro, una contravvenzione. Di solito 40 mila lire. Nessuno paga, «tanto non mi possono fare niente», borbotta uno mentre aspetta che il vigile finisca il verbale. Il peggio che gli possa capitare, all'abusivo che vi chiede «qualcosa» per guardarvi la macchina, è di essere accompagnato in ufficio per l'identificazione. E' successo martedì, con un posteggiatore furibondo e ubriaco: gli han chiesto i documenti, ha cercato di scappare. Bloccato, ha reagito menando. In ufficio poi ha pensato bene di vomitare addosso agli agenti. Cose che capitano. Vita da rividi, «una vitaccia», sospira la giovane vigilessa in servizio da poco. Basso, tarchiato, faccia da duro, l'uomo coi baffi tratta il prezzo della sosta con due signore appena scese dalla macchina in piazzetta Reale. «Duemila lire». Le donne sbuffano e pagano. Arriva il vigile: «Documenti, prego». «Perché? non stavo facendo niente di male». Il vigile: «Non si può e basta. Dammi i documenti». «No». Tira e molla per qualche minuto, poi l'uomo si scalda, si chiamano i rinforzi, arriva un'altra auto blu. «Dottò, io sono uno che lavora. Guarda qua, ho i calli sulle mani». Non vuole andarsene, «tu devi allontanarti», «io non mi muovo», spintoni, lui che grida. Scattano le manette. Un minuto con le mani dietro alla schiena basta per convincerlo a tirare fuori la carta d'identità. Altra contravvenzione: 40 mila. Gli tolgono le manette, lui si accende una sigaretta e va ad appoggiarsi al muro. «Tra un quarto d'ora tornerà al lavoro», dice l'ufficiale. Davanti al Regio sono in due. Uno fa il tubista, «ma adesso posteggio le macchine», l'altro dice «sono in cura dall'assistente sociale, sono anche invalido civile». Una contravvenzione a testa e via, sognando (nell'ordine): una doccia, una birra e l'aria condizionata in macchina. In piazza San Carlo. Qui sono in tre, a braccia conserte, appoggiati al distributore di biglietti per la sosta. Dall'altra parte della piazza due vigili: attraversano la strada, raggiungono i tre, li invitano a sloggiare. Loro attraversano la piazza, con calma, si piazzano sotto i portici e aspettano che i vigili se ne vadano. Piazza Paleocapa, tre contravvenzioni. Piazza Carlo Felice, posteggiatore di Caracas, Venezuela, macchina targata Asti: allontanato. Piazza Bodoni: un marocchino, da solo. L'aria da poveraccio, si infila in tasca la mancia appena ritirata da uno con la Thema. «Questo è nuovo, mai visto prima». Documenti, 40 mila. Neanche una piega. Fine del giro e bilancio: una ventina di contravvenzioni. E domani si ricomincia. Come vuotare il mare con un cucchiaio. Brunella Giovare Un controllo dei vigili urbani (sopra): il posteggiatore si rifiuta di fornire le generalità e si convince solo con le manette. Dopo la multa di 40 mila lire tornerà al «lavoro»

Persone citate: Mulassano

Luoghi citati: Asti, Bar Blu, Caracas, Venezuela