le stoccate solamente con la lingua

Le stoccate solamente con la lingua Battuti dalla Germania, gli spadisti italiani si lanciano nello scambio di feroci accuse Le stoccate solamente con la lingua Mazzoni: traditori Cuomo, Pantano e Resegotti BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO Le fatine vincono e fanno festa, coprendo di onori la scherma. I ragazzi perdono nei quarti e si infilzano di accuse, usando la lingua meglio della spada. C'è qualcosa che non va, fra i maschietti, e non crediamo che si tratti solo di disappunto, se non di affronto, nel vedersi bagnare il naso dalle fanciulle. E' evidente che il malessere è più profondo e più serio, se una sconfitta, pur pesante come quella di ieri con la Germania, riesce a scatenare un simile putiferio. L'ambiente della scherma maschile, additato ai posteri come un esempio da seguire, si sta rivelando una miniera di polemiche, più che di medaglie, un insieme di campioni (o supposti tali) con esigenze molto spesso opposte, più che una squadra tenuta insieme da amicizia e stima. La squadra di fioretto, battuta l'altro giorno dall'Ungheria, sempre nei quarti, si è sciolta, sfatta, dissolta. Tutto da cambiare, hanno detto i responsabili azzurri, il ciclo d'oro è finito: un colpo di spugna e si ricomincia. Numa, Cerioni, Borella, Puccini e Alpino, in ogni caso, hanno avuto il buon gusto di accettare il verdetto senza protestare. Erano amareggiati, si capisce, ma almeno sono rimasti uniti. Quelli della spada, invece, dopo averle buscate in pedana, hanno dato il via a una sorta di gioco del massacro. Non si erano ancora spenti gli echi delle stoccate, otto per la Germania, due per l'Italia, addio sogno di medaglie, che Guido Muzio, responsabile del settore della spada, andava all'assalto di Sandro Cuomo. All'assalto, è proprio il caso di dirlo. «Questa squadra aveva un leader. Adesso il leader non esiste più. Parlo di Cuomo che ha scelto di tornare a Napoli, invece di allenarsi a Milano. Inoltre ha deciso di cambiare tipo di preparazione» ha tuonato U tecnico. Al quale, evidentemente, il rospo stava in gola da un po'. Per dare un contributo vogliamo ricordare che la squadra della spada, dopo aver vinto per due anni di seguito il titolo mondiale, a Denver e a Lione, l'anno scorso a Budapest è arrivata solo quarta. Il primo segno di un declino confermato a Barcellona. Tutto sarebbe finito lì, forse, se Angelo Mazzoni, che non ha peli sulla lingua, come ha peraltro dimostrato sulla vicenda dello scandalo nella scherma tedesca, non avesse deciso di liberarsi di un peso esprimendo pubblicamente la sua opinione. Opinione per modo di dire, era un vero atto di accusa, una dichiarazione di guerra a quelli che fi¬ no a pochi minuti prima erano stati i suoi compagni di pedana. «Qui c'è gente che si prepara nel migliore dei modi per vincere una medaglia, cioè io, e gente che deve fare un serio esame di coscienza» ha detto Angelo. Vicino a lui c'era Diana Bianchedi, la sua fidanzata. Angelo era infuriato. Ha preso ad elencare: «Cuomo ha fatto una scelta di vita. E' tornato a Napoli, a casa sua, dove ha la famiglia e la ragazza. Però era meglio se re- stava a Milano. Pantano sta a Roma, anche lui a casa, e così non migliora. Resegotti invece a Milano ci abita, tuttavia fra i due centri a disposizione ha scelto quello di Monza, che è il peggiore. Certo, piacerebbe anche a me allenarmi a due passi da casa, invece vado spesso a Vercelli dove posso tirare con gente brava. Non è un fatto di preparazione fisica, ma di abitudine ad allenarsi con i migliori». «Mi sono rotto le scatole di andare in pedana e vincere aspettando i successi degli altri che non arrivano mai» ha continuato Mazzoni. Povera scherma. «La prova a squadre è un insieme di prestazioni individuali. E se le prestazioni individuali sono scadenti, addio medaglie. Due anni fa abbiamo vinto i mondiali perché ci preparavamo seriamente. Dobbiamo farlo di nuovo». Attacco diretto e profondo ma chiusura con speranza: «Sono convinto che con la buona volontà possiamo tornare a essere i primi». Sulla tesi, meglio sul pensierino buono, era d'accordo anche il et Attilio Fini. Secondo lui nella spada si invecchia più lentamente. Il presidente Nostini, al contrario, ha sposato la linea dura. «La squadra è al capolinea», ha detto smentendo il suo tecnico. Sandro Cuomo, a sua volta, ha cercato di difendersi: «Non è vero che ho cambiato preparazione, però vorrei cambiarla. Vorrei più aiuto dalla Federazione che ogni tanto dovrebbe mandare a Napoli qualche tiratore forte con cui allenarmi». Curiosa richiesta. E solenne promessa: «Sono sempre un leader. Voglio vincere una medaglia olimpica». Cioè conta di arrivare ad Atlanta. Cario Coscia E il leader azzurro si difende «Sono sempre il numero uno, mandatemi qualche atleta forte per allenarmi a Napoli» Angelo Mazzoni (a sinistra, di fronte) il più polemico Stefano Pantano, sotto, ferito durante un incontro