GOTA gran canale di Svezia

GOTA gran canale di Svezia marmellate del Nord, frutta. Pranzo e cena serviti, con piatti svedesi e internazionali. Cucina sufficientemente ricercata, come vuole la tradizione della catena Romantik Hotel, cui le tre navi che fanno servizio appartengono. Quello che c'è in più è il servizio. Puntuale e cordiale. Si sussurra che la selezione del personale sia attenta e severa, una delle «manie» della Compagnia. La ragazza che serve ai tavoli indossa una camicetta di cotone bianco, una lunga gonna a righe bianche e blu, un paio di scarpe di tela bianca con le stringhe blu. Ricorda le cameriere di «Fanny e Alexander», uno dei capolavori di Bergman. Poi si arriva alle chiuse del canale vero e proprio. Strette e in successione rapida, come scale d'acqua. La nave scivola con quella sua aria antica, sapiente, e s'infila nella chiusa come la mano in un guanto. La porta a poppa si chiude, mentre a prua è tutto un ribollire di acqua, che lentamente fa salire la nave. Ma le chiuse non sono le sole meraviglie meccaniche. Ci sono anche ponti levatoi o girevoli, che per qualche minuto interrompono la normalità di strade e ferrovie, per poi ricomporsi GOTA gran canale di Svezia ^ dignitosamente e lasciar passare i loro abituali passanti. Mot al a è circa a metà strada. Vi si arriva alla sera del secondo giorno, e si sosta per qualche ora. Il Museo del Canale è piccolo. Ma qualcosa da dire ce l'ha. Una cosa semplice e banale, che una fotografia di inizio secolo rivela. Nell'immagine in questione un uomo con i suoi bagagli aspetta seduto accanto al canale che sta arrivando. E' un emigrante, che raggiunge Goteborg per imbarcarsi verso l'America. Come migliaia e migliaia di altri svedesi. Il canale era cioè una via di comunicazione, per uomini e merci. Una via che ferrovia, autostrada ed aereo hanno relegato tra i ferrivecchi, e che il turismo ha resuscitato. Quando il canale si fa stretto, fiancheggiato da alberi che ne compattano gli argini, si può scegliere di scendere e seguire, in bici (che la Compagnia mette a disposizione dei passegeri) o a piedi, la nave che diventa improwis mente grande, sproporzionata per quel bacino. Tutt;! la crociera, d'altronde, è una sequenza di paesaggi diversi. Dallo stretto canale che si insinua tra case e boschi, ai campi coltivati o destinati al pascolo, dal mare aperto al lago, che si allarga e si restringe in migliaia di isole. Paesaggi naturali sottolineati da alberi e piante diversi, da animali domestici e selvaggi. Paesaggi umani che vanno dall'insediamento vichingo al maniero medievale, dalla residenza settecentesca alle case di legno dell'Ottocento. Monumenti di storia industriale, come le segherie ad acqua di Forsvik, o come gli insediamenti produttivi nel tratto che conduce a Goteborg, cuore industriale svedese. Nell'ultima sera di navigazione si affronta il lago Vanern. Un lago poco profondo ed esteso, che le luci del tramonto si incaricano di trasfigurare. Rocce tonde, lunghe canne bionde, lucidi profili del bosco, diventano un paesaggio africano nel rosso intenso della sera. Solo il capitano osa rompere questo incanto con i suoi ordini precisi. La piccola nave si infila, slalomando tra un paletto verde da una parte ed uno rosso dall'altra, nell'ultima notte sul Gota Kanal. Valerio Griffa Gota Kanal è un percorso d'acqua che attraversa tutta la Svezia ed è aperto ai turisti (anche con mezzi nautici propri) in estate LA chiesa francescana di Riddarholmen a Stoccolma è importante. E' una delle più vecchie della città, testimone del cattolicesimo nel Paese, e ospita le tombe dei re di Svezia. Nell'Ottocento il campanile è stato arricchito di una guglia in ferro che raggiunge i 91 metri. A pochi passi dalla chiesa c'è il molo di partenza delle navi che fanno servizio sul Gota Kanal, la via di comunicazione su acqua tra la capitale e Goteborg. Il campanile, in questo caso, serve per capire come sarà il viaggio sul canale: una serie di chiuse che innalzano la nave fino alla punta della croce della chiesa, a novantuno metri sul livello del mare, appunto. Un prodigio impossibile, visto da qui, dalla partenza della crociera di tre giorni attraverso la Svezia, approfittando di fiumi e laghi. La nave in servizio si chiama «Juno», e le forme giunoniche le aveva probabilmente al tempo della sua costruzione, nel 1874. Oggi appare piccola, quasi patetica di fronte al compito che l'aspetta. Eppure è affascinante per colore e odore dei ferri e dei legni. L'hostess che accoglie i passeggeri cerca di spiegare il senso di questa crociera. Una via d'acqua che è stata il sogno di Balthazar Von Platen, gran consigliere della corona all'inizio dell'Ottocento. Prima della nascita della ferrovia, pensare di unire rapidamente Baltico e Mare del Nord era un'impresa ardita. Ancora più ardita se si pensa al dislivello da colmare per attraversare orizzontalmente la Svezia. Eppure. Eppure laghi e corsi d'acqua di questa parte del Paese sembravano disposti in serie, proprio per essere uniti in un unico canale, e, in Italia, fin dal Quattrocento si erano inventate le chiuse. Il sogno aveva in fondo dei solidi argomenti per potersi 1*0311 Z73I*G Tra il 1810 e il 1832, 58.000 uomini, la maggior parte dei quali soldati, scavarono il canale con picconi e pale, costruirono le 58 chiuse, aprirono la via d'acqua. Questo avveniva pochi decenni prima che vapore e dinamite venissero a rivoluzionare il modi di lavorare. Si racconta della giornata tremenda di questi uomini, dalle quattro di mattina alle otto di sera, e quando le forze mancavano era Tre giorni in battello da Stoccolma a Goteborg tra i campi di grano, superando un dislivello di 91 metri con 58 chiuse purtroppo l'alcol a supplire. La nave parte alle nove in punto, e scivola sulle acque di Stoccolma lasciandosi dietro ponti, case, chiese, monumenti, in un unico profilo «baltico». Il primo appuntamento è Drottingholm, barocca residenza estiva della Famiglia Reale, poi è arcipelago. Il grande arcipelago della capitale, in bilico tra mare e lago Malaren, con le sponde coperte di abeti. A Sodertalje c'è la prima chiusa, moderna e forte, per sopportare le correnti del Baltico. Si naviga sottocosta, tra le isole che proteggono la terra dal mare. Alla sera si è a Nykoping. La cittadina ha una fortezza medievale, famosa per un episodio accaduto nel Trecento. Il re Birger aveva invitato ad un banchetto i figli-eredi, poi li aveva rinchiusi in un torre ad aspettare la morte. Prendendo spunto da questo macabro episodio, dei buontemponi locali propongono una cena medievale ai passeggeri della nave, un pasto giocato sull'equivoco (a partire dal cibo, indovinate quanti ingredienti a quei tempi non erano ancora arrivati sulle tavole europee!) e sulla goliardia. Prima della mezzanotte si riparte, nelle luci forti e delicate natura al viaggio culturale tra storia e monumenti, dalla crociera romantica al raid fotografico. Quello che è certo è che tutte le motivazioni si fondono, in un viaggio che racconta un po' la storia e un po' la geografia di un Paese conosciuto solo per stereotipi come la Svezia. E a proposito di stereotipi eccone uno da sfatare subito. L'estate svedese è calda, breve e intensa, e sa offrire paesaggi sud europei, come quei campi della sera nordica. A bordo il ponte è affollato, relativamente alla capienza della nave, il bar è aperto, l'atmosfera cordiale. Un ritorno all'Ottocento, tra ritmi lenti e spazi aperti. Una dimensione ritrovata. Si dice che questa crociera sia un po' il sogno degli svedesi, qualcosa che si deve assolutamente fare, prima o poi. Si dice anche che i passeggeri stranieri hanno mille motivazioni per venirci. Dall'osservazione della gialli di colza e verdi di erba, o quei filari di pioppi o di salici, che accompagnano il canale. Le cabine sono piccole, come si addice a questo anacronismo galleggiante che è la Juno. Ma comode, con una finestra sul canale e i tanti accorgimenti per sfruttare il poco spazio. La sala da pranzo è raccolta, con tavoli alla giusta distanza, coperti da tovaglie di lino. Prima colazione a buffet, con tante aringhe, le straordinarie

Persone citate: Balthazar Von Platen, Bergman, Juno, Valerio Griffa