Una farfalla a colazione da Tiffany

Una farfalla a colazione da Tiffany Le memorie di Carol, «incantevole avventuriera» moglie di Walter Matthau Una farfalla a colazione da Tiffany «Ho stregato Capote uscendo nuda dal bagno» Wil ERA una volta Holly Go1 lightly, che abitava in I una casetta grigia nella 1 i Settantesima East di \à I New York, vicino a un giovane scrittore senza un soldo. Sembrava un'attrice o una modella, aveva un corpo sottile ed elegante, occhi bellissimi nascosti dietro grandi occhiali neri, che non toglieva mai, tranne, naturalmente, la notte in cui entrò nella casa del vicino che dormiva, passando per la scala di sicurezza. «Immagino che mi giudicherete sfacciata. O trèsfou... lo pensano tutti», disse rannicchiandosi in una poltrona, e poi girandosi ad osservare la stanza, chiese: «Che cosa fate voi qui, tutto il giorno?». Lui le spiegò che scriveva, e lei cominciò a dire che credeva che tutti gli scrittori fossero vecchissimi, ma poi fece un'eccezione per Saroyan, che aveva conosciuto a una festa. E mentre parlava, lui cercava già una scusa per rivederla. Come quando bussava alla sua porta nelle sere d'estate, e restava incantato a vederla svolazzare in quella stanza senza mobili, con un gatto in una mano e l'altra libera per raddrizzare le cravatte e spolverare i risvolti di tutti gli uomini che venivano a farle la corte. Ma la «Signorina Holiday Golightly, in transito» come recitava il suo biglietto da visita infilato nella casella delle lettere, l'incantevole avventuriera buona a nulla di Colazione da Tiffany, non era affatto bruna come Audrey Hepburn che la interpretò nel film. Era, nel libro che .proprio in questi giorni ristampa la Garzanti, una bionda quasi albina con gli occhi verde cangiante come la ragazza che la ispirò, Carol Marcus Saroyan Matthau: il primo amore di Truman Capote, la prima e la seconda moglie di William Saroyan, e l'appassionata compagna di Walter Matthau fin dai tempi in cui era un attore di teatro sconosciuto. Bisognerebbe complimentarsi con Capote se è riuscito a dare a Holly Golightly la stessa grazia infantile che Carol Matthau rivela nel suo delizioso libro di memorie Among theporcupines, uscito ora in America da Knopf. Peccato che l'editor del libro non abbia tagliato le parti superflue. Avremmo avuto qualche ritratto di celebrità in meno (Avedon, Carson McCullers, Lillian Helman), e un libro in più fra le belle sorprese dell'anno. Perché Carol Matthau scrive benissimo, e nessuno lo sapeva meglio di William Saroyan che la sposò bambina a 17 e 25 anni. «Se solo lavorassi seriamente - le diceva - se non ti dedicassi a nient'altro, li supereresti tutti. E includo nella lista anche me stesso». Fu in una tiepida notte a New York, rischiarata dalle prime luci dell'alba, che alla giovane Carol accadde di diventare il personaggio di un romanzo. «Conoscevo una ragazza una volta, che non era come te», le disse Truman Capote mentre chiacchieravano al Gold Key Club bevendo un cocktail di birra e gin. «Anzi, era una specie di squillo, ma mi piaceva molto. Veniva dal Sud, e non so dove sia finita. Ma vorrei farla assomigliare a te... Vorrei che mi restassi vicina per un po', vorrei che fossi tu Holly Golightly». E l'aveva presa sottobraccio per passeggiare sulla Quinta Strada deserta, fino alle lucenti vetrine di Tiffany. Ma la storia di questa incantevole ragazza, che a quei tempi recitava in teatro, non sarebbe mai entrata nei libri di Capote, se l'America non fosse una fabbrica di sogni. Prendiamo il personaggio di Holly, che veniva dal Texas: aveva sposato bambina un povero veterinario con un mucchio di figli, ed era scappata a New York a caccia di uomini ricchi che le rovesciassero gli spiccioli nella borsetta. E ora prendiamo Carol, che non ha mai saputo chi fosse suo padre. La madre era rimasta incinta a A fiancoSotto la Hepbu 16 anni ed era stata cacciata di casa. Aveva trovato un marito e avuto un'altra figlia, ma anche questa storia era finita male, ed era fuggita a cercar lavoro in una fabbrica. Erano i tempi della Depressione, Carol fu affidata alle famiglie povere che per qualche dollaro avevano cura dei bambini degli altri. Imparò a giocare da sola, a non dare mai fastidio, finché un giorno si presentò un uomo alto e ben vestito, che chiese di lei. Le sembrò che stesse sorridendo, ma il sole l'accecava, e quando fu sicura che il suo era proprio un sorriso gli tirò un sacchettino di piselli che teneva in grembo. Lui lo prese al volo e lo rilanciò indietro: «E quello fu l'inizio della mia vera vita». Charles Marcus era un grande pioniere dell'aviazione americana che aveva fatto fortuna come industriale, e poco dopo Carol si ritrovò a New York, con un cognome importante e in una casa di 18 stanze sulla Quinta Strada. «Anni dopo, mia madre mi raccontò che fu per me che papà la sposò, e lui ascoltando quel racconto mi diceva: "Naturalmente, tu sei la mia vita tesoro"...». Come in una delle favole che Hollywood fabbricava per illudere un Paese stremato dalla miseria, poco dopo la raggiunse anche la sorellina Eloise. E fu proprio lei a portare a casa quel ragazzino con gli occhi azzurri che si chiamava Truman e che sorprese Carol tredicenne mentre usciva nuda dal bagno. «Ti prego, ti s< nngiuro, non ti muovere le disse abbagliato. - Tu vieni direttamente dalla Luna... E' come se la tua pelle fosse illuminata da dentro. No, no, non muoverti. Resta così. Ti prego, te lo chiedo con tutto il mio cuore». A lui, a 14 anni, andò il primo bacio. Chissà che cosa ha impedito a Truman Capote di riconoscere quanto fosse volgarmente senza sostanza quel racconto intitolato La Cote Basque, che pubblicò in Preghiere esaudite. Immaginava di fare colazione in un ristorante francese dell'Upper East Side di New York, e ne approfittava per riferire i pettegolezzi che si scambiavano al tavolo accanto Carol Matthau e la sua amica d'infanzia Gloria Vanderbilt. Parlavano soprattutto di Oona Chaplin, ma con che tono misero. Invece nel suo libro Carol Matthau sa raccontare con grande dignità l'amicizia che per tutta la vita l'ha legata a quelle due bambine senza padre come lei, Gloria, l'ereditiera, e Oona, la figlia ripudiata di Eugene O'Neal. Fu alla prima delle molte feste nuziali di Gloria che Carol, sedicenne, conobbe Saroyan. «Non è morto?», chiese incredula a un amico che si era offerto di presentarglielo. «No, assolutamente non è morto», le rispose quello portandola per mano dallo scrittore. Aveva ventanni più di lei e l'avrebbe sposata, non prima di averla messa incinta per essere sicuro di potere avere «una squadra di calcio di bambini». «Oh, ma che orrore», lo rimproverò Karen Blixen, quando lui le disse strafottente quali erano le sue intenzioni. E tese alla biondissima Carol un bigliettino con il proprio indirizzo, e l'invito a trasferirsi da lei, perché credeva che fosse una bambina sbandata senza un posto dove dormire. Che sia stato «terribile» o no, come le chiedeva la gente, sposarsi e divorziare da uno come Saroyan, lei risponde solo: «Quella è stata la parte facile. E' vivere insieme che è stato impossibile». Era come disarmata di fronte a quell'uomo che le ripeteva di essere «il più grande scrittore del mondo» e le faceva continue scenate di gelosia, usando l'arma comunissima dei figli (ne avevano due) per ricattarla. E non c'è dubbio che abbia raccontato a Capote di come lui la piantò, facendola scendere dalla macchina in una strada deserta della California, e lei, che non sapeva cosa fare, tirò fuori la cipria e il rossetto e si aggiustò il trucco. Perché è proprio quello che fa Holly, nel momento in cui si appresta a leggere la lettera d'addio dell'uomo che ama. «Non hai diritto di sposare un uomo povero, con tutti i ricchi che conosci. Pensa ai tuoi bambi¬ ni e tientelo come amante», la rimprovera Capote, quando lei gli racconta di essersi innamorata di un giovane attore sconosciuto che si chiama Walter Matthau. Era accaduto a New York, in un teatro dove avevano recitato insieme, quando Carol cercava di emanciparsi dall'ex marito tentando la carriera di attrice. E Matthau l'aveva fatta innamorare perché era l'uomo «più spiritoso, più romantico e sensuale» che avesse mai conosciuto. Rispose all'amico scrittore che non era disposta a rinunciare a lui, sebbene avesse ancora paura di Saroyan. E rabbrividì il giorno che i due si incontrarono per caso sul pianerottolo di casa sua. Pensò alla custodia dei figli, ai ricatti, poi tese l'orecchio e sentì Matthau che diceva: «Caspita, non sapevo che fossi così basso. Bill. Sei davvero basso. Sapevi di essere basso? Io non sapevo che tu fossi basso...». Fu allora che Carol Marcus voltò pagina su William Saroyan, e soffocando una risata iniziò un nuovo capitolo che si chiama Walter Matthau e dura da 35 anni, pieni di quella dolcissima allegria che Holly nascondeva dietro i grandi occhiali neri. Che peccato che Capote abbia avuto la debolezza mondana di ritrarla ancora in Preghiere esaudite. Quel ritratto di quarantenne pettegola che a tavola si passa un pettine tra i lunghi capelli albini, suona falso e volgare. Meglio Holly Golightly, molto meglio. Livia Manera Lo scrittore William Saroyan fu il 2° marito: «Sposarlo è stato facile. E vivere con lui che è stato impossibile» La vera storia e i folli amori della biondissima Holly Golightly A fianco Capote e Matthau con il figlio Charlie. Sotto la Hepburn, interprete di «Colazione da Tiffany» A fianco, Walter Matthau e la moglie Carol. In alto, William Saroyan e Oona Chaplin, figlia ripudiata di O'Neal