Sigilli al tesoro dei clan di A. R.
Sigilli al tesoro dei clan Sigilli al tesoro dei clan Palermo, sequestrati miliardi e ville alle famiglie emergenti PALERMO. Sui tesori dei boss sono finiti i sigilli della polizia. E' l'ultimo colpo messo a segno nella lotta ai clan mafiosi. I tre presunti rass della piovra si sono visti sequestrare dalla polizia su autorizzazione del tribunale sei appartamenti, 500 milioni in contanti, Bot, Cct e automobili. Valore complessivo: sei o sette miliardi. Completata la notifica dei tre provvedimenti, che hanno comportato non facili accertamenti in banche e negli uffici del catasto a Palermo e Agrigento, il nuovo questore di Palermo Matteo Cinque ha confermato: «Tendiamo a bloccare tutti i patrimoni illecitamente costituiti». I boss che si son visti togliere i beni mobili e immobili sono Girolamo Fauci, 46 anni, Giuseppe La Mattina, 31 e Luigi Davi, 63. Il primo è sospettato di essere uno degli emergenti agrigentini implicati nel traffico internazionale degli stupefacenti che nella provincia più povera d'Italia è controllato da elementi aggregati ai clan Caruana Cuntrera e Di Carlo. I loro capi sono da tempo all'estero, soprat¬ tutto in Canada e Usa, e sarebbero via via assurti ai vertici di Cosa Nostra dopo avere stretto «patti di acciaio» con la «famiglia» siciliana numero uno, quella dei corleonesi, guidata da Salvatore Riina, e con i trafficanti colombiani del cartello di Medellin. Luigi Davi, anche lui indicato come un piccolo boss che guadagnerebbe parecchio denaro con la droga, apparterrebbe invece al clan di Torretta, un piccolo paese a 25 chilometri da Palermo dove anni fa Giovanni Falcone e gli investigatori italiani e statunitensi localizzarono alcuni trafficanti legati alle cosche durante l'inchiesta «Iron Tower», la Torretta, appunto. Giuseppe La Mattina, secondo la polizia, è fra i più leali collaboratori di uno dei grandi latitanti delle cosche palermitane, Pietro Aglieri, che i «pentiti» hanno indicato come il «padrino» della borgata agrumaria di Santa Maria di Gesù vicina a quella di Ciaculli dove Michele e Salvatore Greco possiedono il feudo di «Favarella», [a. r.]
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