Dalle notti di sangue ora spunta un volto

Dalle notti di sangue ora spunta un volto Anche l'ultima vittima è una prostituta, sull'uomo i sospetti di una catena di delitti Dalle notti di sangue ora spunta un volto Un'altra ragazza uccisa a Bolzano, preso l'assassino BOLZANO DAL NOSTRO INVIATO Adesso che l'hanno preso è facile accusare, ma qui in via Visitazione tutti sapevano che che il Marco era uno «strano». Sapevano che era un maniaco e c'era anche chi aveva collegato la sua Ibiza rossa con quella che un testimone aveva segnalato per il delitto di Renate Rauch, detta la «bambolina», uccisa il 7 gennaio. E avevano telefonato alla pohzia: «Qui c'è uno che appena vede una donna dal balcone, si abbassa la cerniera...». Non sono mai venuti. Ma oggi non c'è nessuno che si stupisce: per la gente di via Visitazione, Marco Bergamo, «grande, grosso e un po' tontolone» può davvero essere il mostro di Bolzano, assassino di prostitute. La polizia - invece - ci va con i piedi di piombo, in questura «si lavora», il giallo continua. Però questa volta il responsabile di un delitto c'è; se ha commesso anche gli altri tre si vedrà. Marco Bergamo, 26 anni, di professione saldatore alle officine De Franceschi di Laives, ha confessato. E non poteva far diversamente, l'hanno preso alle 6 di mattino, in via Volta, nella zona industriale, mentre vagava sulla sua Ibiza rossa con il parabrezza sfondato. Si era già cambiato gli abiti macchiati di sangue, ma non ha potuto fare a meno di confessare. A mezzanotte c mezzo era stato lui a scaricare sul margine della strada del Colle il povero corpo di Marika Zorzi, 19 anni di eroina e di sbattimenti. L'ha uccisa come una furia: trenta coltellate. Al petto, all'addome, al cuore, sulle braccia. Proprio come era successo per le altre tre ragazze di questo giallo sanguinario e feroce: la Rauch, venti coltellate, Renate Troger, 13, Anna Maria Ropele, una sola, ma al cuore. Sempre il coltello, la furia improvvisa, la fuga nel nulla. Comincia ai Piani, verso il Brennero, l'ultima notte di sangue di Bolzano. E' uno dei luoghi delle prostitute, con via Dodici Ville, via Garibaldi. Non sono tante, le battone in città: una ventina, schedate e conosciute. Ma accanto a loro, di tanto in tanto, saltuariamente, ci sono le drogate. Come Marika. Con loro il circuito di autodifesa delle vecchie prostitute è più debole, non sempre si fa attenzione al numero di targa del cliente. E infatti l'altra notte, appena riconosciuta Marika come la vittima del Colle, le battone dei Piani hanno dato un'indicazione sbagliata alla polizia: per loro la ra- gazza era salita su una Golf grigia. Il giovane capo della squadra mobile Alexander Zelger, occhialini da professore e revolver alla cintura, è molto orgoglioso della sua indagine. Ha funzionato tutto bene, ogni indizio ha trovato il suo incastro. Nella lotta mortale la povera Marika aveva strappato dal finestrino della Ibiza il paravento di plastica; un testimone aveva visto l'Ibiza correre via e aveva memorizzato i primi due numeri di targa: BZ 46... «Una notte al computer - racconta Zelger - per cercare di arrivare a un'auto sola...» Ci sono arrivati e quasi contemporaneamente Marco Bergamo andava a infilarsi da solo nella rete tirata dalla polizia. Gli hanno trovato anche il coltello: a lama fissa, né da scout, né da cucina. Un'«arma bianca» che si tiene in casa come un oggetto. Bergamo aveva un camiciotto azzurro, pulito; un paio di pantaloni corti, al ginocchio, ancora con la riga del ferro da stiro. Ha accompagnato la polizia a casa, in via Visitazione, dietro viale Europa, una di queste periferie verdi e pulite di Bolzano. L'alloggio è al numero 72, primo piano, balconcino sull'interno. Non c'era nessuno in casa. Il padre, ex operaio del Comune, e la madre, pensionati, erano al mare, a Chioggia. Il fratello di Marco, disegnatore, a casa sua. Lui in questi giorni era a casa in mutua, per un'operazione ai genitali. Doveva tornare al lavoro lunedì prossimo. In fabbrica cadono tutti dalle nuvole: un solitario, timido, scontroso, ma preciso sul lavoro. Non si sa cosa gli hanno trovato in casa. Forse qualche cosa che può portare agli altri delitti. Per ora la polizia smentisce; lui, Bergamo, dopo la confessione si è chiuso dentro la sua confusione i «Non ricordo dice - ho un'amnesia». La sensazione è che non siano state trovate prove decisive sugli altri omicidi, ma che si vada avanti nell'inchiesta girando intorno, per cerchi concentrici. Ogni particolare è stato osservato con attenzione. Anche la pattumiera nei cassonetti intorno alla casa di Bergamo è stata sequestrata. Ma la chiave del giallo, se c'è, è certamente in quel piccolo alloggio al primo piano, da dove Marco Bergamo aveva l'abitudine di puntare le donne ed esibirsi. Ci ha raccontato un negoziante: «Lo vedevamo spesso mentre si masturbava sul balcone. Abbiamo avvertito varie volte il 113, ma non sono mai venuti. Dicevano che non c'erano prove, che non potevano fare niente». Qui in via Visitazione Marco Bergamo ci abitava fin da ragazzo. E fin da allora era «strano». Un suo vicino di casa ci ha raccontato che anche nei giochi non era normale: in genere se ne stava da parte, mai in gruppo, pochi amici, nessuna confidenza, nemmeno in un quartiere come questo, popolare, dove tutti si conoscono. Un altro vicino di casa, che fa il camionista, ci ha raccontato di averlo visto spesso alla finestra, anche di notte, a guardare la luna, a scrutare la gente. La sua Ibiza rossa, poi, era un totem che curava come una persona. La parcheggiava nel cortile condominiale, la spolverava, la lustrava, sembrava che l'accarezzasse: «Appena smetteva di piovere, subito scendeva con la pelle di daino...». E' importante la Ibiza rossa, perché dei tre delitti di cui è sospettato, due si sono svolti in auto, com'è accaduto con Marika l'altra notte. Il primo della serie è quello di Renate Rauch, avvenuto il 7 gennaio scorso. La ragazza, 24 anni, molto carina, capelli neri e soppraccigli spessi, era una tossicodipendente. Anche lei, come Marika, batteva di tanto in tanto per bucarsi. L'hanno trovata il mattino, sull'asfalto di piazzale Brennero, come se fosse uno straccio. Sul suo corpo le ferite di venti coltellate. E già in questo delitto compare la Ibiza rossa. E' un indizio che resta tale. L'omicidio, allora, era però un episodio singolo, non erano possibili altri riscontri. Il secondo delitto avviene tre mesi dopo, il primo giorno di primavera. Alle 6,40 del mattino un piastrellista, Michael Renzler, sulla statale di Capodazzo a pochi chilometri da Bolzano, trova il corpo di Renate Troger, 18 anni, di Bressanone. Uccisa e scaricata. Questa volta le coltellate sono tredici. La ragazza è completamente vestita: un paio di scarpe da tennis rosa, calzini bianchi, pantaloni e giubbotto di jeans, una felpa beige. I capelli neri tenuti ancora insieme da un fiocco rosso. Renate Troger non batteva. Da qualche mese aveva lasciato casa, la sua cameretta piena di pupazzi, il suo diario pieno di ansie da adolescente, ed era scappata a Bolzano. Per un po' commessa; poi anche fermata dalla polizia per «mendicità»: fermava la gente e chiedeva mille lire per un panino... Poi più niente lino al ciglio della strada di Campodazzo, a 15 chilometri da Bolzano. E questi sono, con quello di Marika, i tre casi praticamente identici. Le vittime sono giovani, non abituali prostitute, tutte assassinate in auto con un coltello, tutte scaricate sul ciglio della strada. Con nessuna è stato consumato un atto sessuale: le ammazzava prima. C'è poi la storia di Annamaria Ropele, prostituta di rango, «d'alto bordo», come si diceva una volta, con garsonnière in un residence di Trento. E' stata uccisa con una coltellata al cuore. In questo caso la storia sembra molto diversa. Com'è diversa quella di Anna Maria Cipolletti, assassinata nell'85, qui a Bolzano, nel suo appartamentino di via Brennero. Era un'ex insegnante, faceva una vita da bella di giorno, aveva una paura matta di finire ammazzata: dietro la spalliera del letto si era anche fatta mettere un allarme a pulsante. Non è riuscita a pigiarlo. Sono passati sette anni, diffile mettere insieme storie così diverse, ma anche per quel caso non c'è alcun colpevole. A vuotare l'archivio c'è poi ancora un'altra storia senza soluzione in questa Bolzano piena di benessere e di mistero, di moralismo e di assassinii feroci e impuniti. Il 3 gennaio 1984, in pieno pomeriggio, nella sua abitazione, fu uccisa e sgozzata Marcella Casagrande, studentessa, 15 anni. Abitava in via Visitazione, a poche decine di metri da Marco Bergamo. Anche questo caso, adesso, sarà riaperto. In via Visitazione si scommette sui delitti. Cesare Martinetti Smascherato dall'auto e dal coltello che lega tutti gli omicidi. La polizia «Mancano le prove decisive» La piazza di Bolzano. Sopra Marco Bergamo, in pantaloncini corti, viene portato in questura La lunga scia di sangue. Accanto Renate Troger, che aveva 18 anni. A sinistra Renate Rauch assassinata a 24 anni. Il primo delitto del mistero è dell'85: fu uccisa Annamaria Cipolletti che aveva 42 anni Accanto l'ultima vittima: Marika Zorzi, di 19 anni. A sinistra Annamaria Ropele, assassinata a 38 anni da un omicida ancora senza volto a Trento