Cagiva, quei due fratelli terribili

Cagiva, quei due fratelli terribili Anche Ducati, Morini, Mv e Husqvarna in mano a Gianfranco e Claudio Castiglioni Cagiva, quei due fratelli terribili Bottoni, cerniere e infine i motori TRA LE CASE DI MOTO CHE VINCONO VARESE DAL NOSTRO INVIATO Con il gruppo Cagiva cominciamo un breve viaggio nel mondo delle fabbriche che hanno risollevato le sorti del nostro motociclismo dopo anni di limbo. E non è solo un fatto sportivo: le corse sottendono una realtà industriale da non sottovalutare. Le ragioni di questo successo si chiamano: intelligenza imprenditoriale, uso corretto delle tecnologie, esaltazione delle capacità umane. In alcuni casi si tratta di aziende a conduzione familiare. Cagiva, ad esempio, sta per Castiglioni Giovanni, Varese, padre dei fratelli Gianfranco e Claudio, che da lui hanno ereditato alcune ditte leader nel campo delle minuterie metalliche. Per intenderci i bottoni dei jeans Coveri o Carrera, escono dalle fabbriche del gruppo, assieme a cerniere per borsette, serrature a combinazione e a un'infinità di prodotti che devono avere un requisito indispensabile: funzionare, e bene. Sembrerà una battuta, e invece è realtà concreta, fattore - appunto - di successo. I fratelli «terribili» avevano la passione della motocicletta e, negli Anni 70, possedevano una squadra corse per la quale correvano Marco Lucchinelli e Virginio Ferrari. Nel 1978 si presentò un'occasione: l'Harley Davidson decise di smobilitare la fabbrica di moto che aveva rilevato dall'Aermacchi, nome glorioso della nostra industria aeronautica. «Eravamo pronti, qualora le cose non fossero andate bene dice Gianfranco Castiglioni - ad una eventuale riconversione nel nostro settore (minuterie n.d.r.), poi ci siamo resi conto che non esisteva un'industria motociclistica di livello europeo e che, se ci fosse stata, avrebbe avuto un suo mercato. Siamo entrati nel mondo del cross con l'Aletta a due tempi e, successivamente, con un monocilindrico a quattro tempi. E nel 1985 c'è stata l'acquisizione della Ducati per avere la gamma completa dei quattro tempi bicilindrici. Nell'86 è stata la volta della svedese Husqvarna e nell'88 della Morini. L'anno scorso abbiamo rilevato, in Portogallo, l'azienda che produce la Mini Moke, la piccola vettura torpedo realizzata utilizzando pianale e motore della Mini Minor, e recentemente abbiamo costituito una joint venture con la cecoslovacca CZ per produrre piccole cilindrate destinate all'Est». Qual è il segreto di tanto successo? «Il segreto - dice Gianfranco Castiglioni - è quello di dare alle aziende nuove tecnonologie, giuste strutture, tecnici validi e programmi per il futuro. Bisogna investire e credere per gli anni a venire. Di solito l'affermazione arriva dopo quattro o cinque anni». Il merito dei fratelli Castiglioni, forse la vera ragione del loro successo commerciale, è quello di aver eliminato tutti quei difetti che rendevano il prodotto sgradito ai clienti. Non è un mistero che le Ducati di un tempo si rompessero facilmente. Oggi sono affidabili quanto le giapponesi e in più hanno il fascino della motocicletta italiana. In questo modo il gruppo Cagiva ha salvato dall'oblio gloriosi marchi che non avevano un futuro. I motociclisti italiani dovrebbero esser loro molto riconoscenti. «Non lo possono dimostrare dice Claudio Castiglioni perché la maggior parte della produzione del gruppo viene esportata: il 90% della Ducati, il 99% della Morini, il 95% dell'Husqvarna, che è apprezzatissima negli Stati Uniti, il 50% delle moto col marchio Cagiva». Dalle fabbriche escono 60 mila motociclette che rappresentano la metà del fatturato ( 1150 miliardi) del gruppo che è costituito da 23 aziende. Ducati e Husqvarna ne producono circa 15.000 ciascuna, il resto sono Cagiva. La Morini rappresenta una picola quota: un marchio molto gradito sul mercato spagnolo. Tra i clienti figura anche l'esercito francese che si è servito delle enduro Cagiva nella Guerra del Golfo. Nella produzione di queste moto sono impegnati 4000 dipendenti. Oltre 2500 quelli che lavorano nelle fabbriche dell'indotto, da cui la Cagiva acquista i pezzi che non produce. La continua espansione del gruppo fa sì che questa quota si riduca sempre di più. Non è molto che i Castiglioni hanno acquisito le acciaierie di Dongo e le stanno attrezzando per produrre parti di motori per le motociclette. Ma la versatilità della Cagiva si spinge oltre. Produce le macchine per la lavorazione dei pezzi. In questo settore sono talmente all'avanguardia da lavorare anche per conto terzi. In azienda ci tengono a precisare che l'uomo rimane al centro della filosofia produttiva. Anche le macchine sono, in qualche misura, umanizzate. Nel reparto verniciatura, ad esempio, operano esclusivamente dei robot collegati a un computer. Quando c'è un nuovo pezzo da verniciare, un operaio impugna il dispositivo col getto e colora il pezzo muovendo il braccio con quell'abilità che deriva da una lunga esperienza. La sequenza dei gesti viene memorizzata dal computer che, da quel momento, ripeterà all'infinito l'operazione. Il centro ricerche del settore motociclistico della Cagiva si trova a Rimini (presto sarà trasferito a San Marino) ed è affidato alla direzione di Massimo Tamburini, uno dei padri fondatori della Bimota. Dalla collaborazione con la Ferrari Engineering sta nascendo il motore del futuro modello di punta. Si tratta di un moderno quattro cilindri di 750 ce: equipaggerà una motocicletta che sarà messa in commercio, molto probabilmente l'anno prossimo, col marchio Mv acquisito, anch'esso, dai fratelli Castiglioni. Le macchine da corsa nascono, invece a Schiranna, sul lago di Varese. Cosimo Mancini C'è una bella storia dietro i Castiglioni: dalle minuterie per l'abbigliamento alla tecnica raffinata A sin. una Ducati da competizione e, sotto, Gianfranco e Claudio Castiglioni; a destra, un test in fabbrica

Luoghi citati: Dongo, Portogallo, Rimini, San Marino, Stati Uniti, Varese