«Baggio non è un leader»

«Saggio non è un leader» IL PERSONAGGIO Tacconi non dimentica e maltratta la sua vecchia squadra «Saggio non è un leader» «E Vialli non lo diventerà; i bianconeri devono risolvere il dopo Platini Persi con me e Sobillaci due giocatori molto amati; il Genoa andrà lontano» ACQUI TERME DAL NOSTRO INVIATO Davanti al taccuino, non ha bisogno di sollecitazioni. Basta accendere il segnale verde e Tacconi, fiorettista d'oro del calcio italiano, colpisce i bersagli con stoccate decisive. Nuove regole. «Non vorrei esprimermi perché andrei incontro alla prima squalifica stagionale. Ma come restare zitti? Ho chiesto all'ex arbitro Pieri: se un compagno mi dà il pallone con i piedi in mischia, da meno di un metro, posso toccare la sfera con le mani? Non ha saputo rispondere. Allora dico che è un casino, una fattura sbagliata che tornerà presto indietro al mittente. Non era meglio applicare la regola dei 4 secondi? Non si sarebbe colpito di più la perdita di tempo rispetto a quanto accadrà ora con tanti palloni spediti in tribuna?». La carriera. «Vivrò alla giornata fino a quando le forze mi consentiranno di parare. Sarebbe triste che qualcuno mi dicesse di smettere, spero di capirlo da solo quando sarà il momento. Ho deciso di lasciare la Juve subito dopo il derby, mi dissero che scattava l'ora di Peruzzi». La Juve. «Non vince da anni ed è anche stata fuori dalle Coppe, dimostrazione che non basta chiamarsi Juve per dominare i campionati. La verità è che non ha risolto il dopo-Platini. Baggio non è un leader, Vialh non lo sarà. L'ex doriano può fare 20 gol: ma anche Rossi segnava a ripetizione, però il leader era Platini, lui solo sapeva risolvere le partite più difficih. Il compito di Peruzzi è più arduo di quanto non fosse stato il mio. Io ereditavo la maglia di Zoff in uno squadrone, Peruzzi prende la mia in una formazione che resta debole al confronto di quella dei miei tempi». Schillaci. «La Juve ha perso con me e Totò due giocatori molto amati. All'Inter il picciotto tornerà ad essere un grande bomber, anzi prevedo il titolo di capocannoniere. Né Maifredi, né Trapattoni hanno saputo lasciarlo libero di inventare come aveva fatto Zoff. Con Bagnoli ritroverà il vero ruolo, farà leva sull'istinto. Non è vero che dopo il Mondiale si era montato la testa: a gente come lui, Baggio e Casiraghi è impossibile chiedere di far pressing». Lo scudetto. «Milan davanti a Juve, Inter e Napoli nell'ordine. Perché il Milan è come la Juve di 10 anni fa. Il ciclo non si concluderà fino a che non scoppieran- no i 2 o 3 elementi cardine: Baresi, Donadoni, Rijkaard innanzitutto. Se avessi i soldi di Berlusconi mi comporterei come lui, i risultati gli danno ragione. Mi piacerebbe essere al posto di Capello. Come faceva Trap ai bei tempi, basta decidere il numero di maglia da consegnare ai giocatori, il resto lo fanno loro». Giorgi. «No, non mi sentirei di prendere il suo posto. Dicono sia un sergente, ma preferisco quelli come lui a chi ti fa fare ciò che vuoi. Mi piace, sa ricostruire un gruppo dalla A alla Z. Per ora però è alla lettera B, forse alla C. Potremo essere la squadra rivelazione se andremo avanti senza proclami». Dobrowolski. «Divido la camera con lui. Dorme di notte ma non russa. Di giorno è più sveglio di Zavarov e Aleimkov. Sa già l'italiano e le esperienze in Spagna e Svizzera l'hanno reso furbo». Tacconi e i tifosi. «Nella curva del Genoa chiudevano gli occhi quando Braglia doveva parare? Spero di non dover scappare dalla paura. Sappiano che il portiere è il 30 per cento di una squadra. E io credo di saper dare fiducia a una difesa. Il carisma viene solo con l'esperienza, gente come Braglia e Fiori non ne ha ancora abbastanza». Aguilera. «Non ci mancherà perché Bortolazzi, in proporzione, è il nostro Platini. Contano le sue giocate, non i gol di Pato». Franco Bado lato Tacconi, genoano a trentacinque anni

Luoghi citati: Acqui Terme, Napoli, Spagna, Svizzera