Marocchi ora di scudetto di Bruno Bernardi
Marocchi, ora di scudetto Il difensore è convinto che la Juve supererà i rossoneri Marocchi, ora di scudetto «Ci sono assi con voglia di vincere» CESENA DAL NOSTRO INVIATO A causa di un malanno muscolare, ieri sera Marocchi, imolese, ha dovuto rinunciare a esibirsi con la Juventus nella sua terra, la Romagna, nel 1° Memorial «Paolo Valenti». Gli sarebbe anche piaciuto presentarsi con la fascia di capitano ma in ogni caso non avrebbe avuto questa soddisfazione perché Trapattoni aveva comunque deciso di promuovere Baggio. Prova amarezza per questo declassamento? «Assolutamente no, anche se la fascia sarebbe toccata a me e, per le presenze e lo stato di servizio, resto io il... capitano. Sono comunque fiero di essere il più anziano. Ho capito cosa vuole Trapattoni. La scelta di Baggio può comunque servire a lui e alla squadra». Lei, come tutta la squadra, deve compiere un salto di qualità nel ruolo di terzino. Il rodaggio iniziato alla fine del '91 con il torneo di Palermo è finito? «Sì. Non è detto, però, che la Juventus debba avere per forza un fluidificante sulla sinistra. Potrei anche agire più avanzato, a seconda delle esigenze». Nei suoi confronti c'è ancora diffidenza, non solo da parte della crìtica ma anche del pubblico. L'avverte, in campo? «Per molti anni i tifosi hanno avuto come idolo Cabrìni, che è stato il massimo nel mio ruolo attuale. Io invece ho disputato buoni campionati a centrocampo e questo può spiegare una certa diffidenza ad accettarmi come difensore d'attacco». Sinora, però, non ha dato l'impressione di essersi calato completamente nella parte. Perché? «Ragionerò sempre, non mi lascio trasportare dall'istinto. Difendere o dribblare lo si fa in tutte le zone. Sono mancino ma ambidestro, e mi trovo a mio agio sulla sinistra». In cosa deve migliorare? «Nel sincronismo con i compagni. Se mi sgancio, so che qualcuno mi protegge alle spalle. Nel campionato scorso ero preoccupa¬ to. Ora, in fase difensiva, mi sento sicuro. E con il potenziale che abbiamo, possiamo anche adottare una retroguardia più bloccata». Con l'inflazione di centrocampisti, la lotta per conservare il posto sarà più dura? «Sono un... grande terzino. La concorrenza c'è ma giocheremo tutti». «Rispetto alle precedenti quattro stagioni, cosa c'è di diverso? «La Juventus è sempre la stessa. Solo nell'anno di Maifredi siamo usciti dai binari ma la società resta quella che fa le cose con semplicità. Altre avrebbero propagandato molto di più l'acquisto di Vialh. Nella Juve è diventato un fatto di or- dinaria amministrazione. Più sostanza che immagine, è la filosofìa juventina. Siamo nuovamente una squadra con degli assi che ci credono. E ciò mi piace, come mi piace l'atteggiamento della Juve sia quando primeggia sia quando arriva seconda. Degli ultimi sei campionati, ne ho vissuti quattro, ma ho 27 anni e ho il tempo di togliermi grosse soddisfazioni. Scudetto compreso». Tornerete subito ai vertici? «Anche il secondo posto non è disprezzabile. Nessuno ci obbliga ad arrivare primi, ma ce la sentiamo dentro questa esigenza. E sarebbe un alibi magro giustificarsi con il Super Milan. I rossoneri hanno acquistato grossi campioni e tanti doppioni secondo uno schema collaudatissimo. Noi abbiamo elementi che possono giocare in diversi modi». Una Juventus a più versioni che può sfruttare il fattore-sorpresa e un possibile appagamento dei rossoneri? «Loro vincono con la classe ma soprattutto con la forza. Nei confronti diretti cercheremo di bloccare le loro fonti di gioco e quindi mettere un freno a Van Basten con Kohler. Nell'ultima stagione ci siamo riusciti. E poi il Milan e le altre pretendenti al titolo non hanno un Baggio che può fare la differenza». Bruno Bernardi
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