La notte brava di quattro fatine d'oro

La notte brava di quattro fatine d'oro Un bagno nella fontana, discoteca e passerella sulle ramblas per le fìorettiste azzurre La notte brava di quattro fatine d'oro Bianchedi, Bortolozzi, Zalaffi e Trillini fanno festa Frecciate allaVaccaroni che è ripartita alla chetichella BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO > La festa è stata lunga e piena. Le quattro streghette, dice il presidente Nostini, le quattro fatine dicono loro, l'hanno conclusa all'alba, o giù di lì, facendo il bagno nella fontana del villaggio. Vestite. Prima erano state in discoteca, all'Up and Down, dove tirava tardi Maradona quando stava al Barca, poi a Casa Italia, poi in giro a respirare il profumo di gloria. Le ragazze della scherma, le vincitrici dell'oro. Diana appena entrata in camera ha preso il gavettone, Margherita era un po' alticcia, Giovanna contava le medaglie, Francesca continuava a piangere e non si sa perché. Dorina invece, dopo una fetta di festa, era già sulla via di casa, così dicono. Forse farà una tappa a Montecarlo. «E' venuta, ha preso la medaglia ed è partita» ha buttato lì Margherita. Ridendo, si capisce, ma una risata carica di allusioni: non ci teneva a passare per fessa, la fatina, e nemmeno le altre. Tutto è finito bene, con l'oro e i canti e le bandiere e il resto, insomma, con tutto quello che succede in queste occasioni. Ma non osiamo pensare a quel che sarebbe avvenuto in caso di sconfitta. «Abbiamo deciso di stare tranquille malgrado tutte le polemiche» ha detto Diana Bianchedi. «E' arrivata qui per vincere, non per farci compagnia» ha aggiunto Francesca Bortolozzi. «In gara è una cosa, tutte amiche: nella vita è un'altra» ha spiegato Margherita Zalaffi. «Se lei è stata decisiva, cosa dovrebbe dire Diana?» si è chiesta Giovanna Trillini. Punzecchiature. Frecce di carta ma arco ben teso, se ci passa l'immagine. Se perdevano, l'arco avrebbe lanciato frecce al curaro. Così, invece, una sorta di teatrino a più voci, dove l'una rac¬ contava una cosa per far capire il contrario e l'altra taceva per far intendere di avere un sacco di cose da dire. Capita, quando si è allegri e felici, ma il gioco è complicato. Un esempio. «Non so se Dorina dormisse al villaggio» ha detto Diana con un risolino. Voleva farci sapere che non ci dormiva affatto, e che qualcuno evidentemente le aveva dato il permesso. Alle fatine, in soldoni, non andava proprio giù che Dorina, con le sue arie da diva, fosse riuscita a ottenere certi privilegi. Di saltare il ritiro, allenarsi da sola, arrivare all'ultimo momento, fare le valigie appena conquistato l'oro e i 110 milioni che vale. Ma nello stesso tempo, le quattro, mostravano e fingevano tolleranza, come se il luccichio delle medaglie avesse avuto il magico effetto di frenare le lingue. In fondo, più che della divina Dorina, hanno preferito parlare di se stesse. Si so¬ no raccontate, una alla volta, e la più ascoltata è stata Diana, la più piccola e anche la più brava, almeno l'altra sera nella notte dorata di Barcellona. «Sedici assalti vinti di seguito: non mi era mai capitato» ha detto d'un fiato. Nostini, evidentemente e giustamente esaltato dalla vittoria, aveva detto 34. E' stata lei, Diana Bianchedi, la trascinatrice della squadra. Milanese, 23 anni a novembre, 158 centimetri d'altezza, una figu- retta agile e minuta, tutta nervi. «Ho poca potenza e poco fisico: dunque ho dovuto puntare sulla velocità. Mi piace attaccare, fare pressione all'avversaria, imporre la mia scherma». Martedì sera tirava, metteva stoccate, vinceva. E ogni volta cercava lo sguardo di Angelo Mazzoni, chiedendo muta consigli e conforto. Angelo è il suo fidanzato. Si conoscono da una vita e stanno insieme da quattro anni. L'unico problema è che lui ama le moto veloci da Enduro e i genitori di lei, papà Roberto e mamma Luciana, non le danno il permesso di salirci in sella. Hanno paura. «Ma forse mi diranno di sì come premio per la medaglia». In fondo non chiede troppo. Comunque, dopo i Giochi, Angelo andrà in Portogallo da solo. Diana farà una breve vacanza da qualche parte, non ha ancora deciso, e poi si butterà sui libri. E in ottobre, con Angelo, andrà a farsi un bel viaggio in Australia. La fatina bionda studia medicina all'università di Milano. Ha già dato 17 esami e Attilio Fini, il tecnico azzurro, dice che è brava, estroversa, gentile, educata e intelligente. Qualche difettuccio, forse, l'ha tenuto per sé. Diana ha cominciato a tirare scherma quando aveva 6 anni, trascinata in palestra dalla sorella Sara. Ma non è stato un amore improvviso. Questo è scoppiato dopo, alle prime vittorie, quando gli amici del circolo hanno cominciato a chiamarla Gina, che più o meno vuole dire scemetta, però in senso buono. E Gina è rimasta per tutti, lei scrolla la chioma e ci ride sopra. «Devo dare un paio di esami per rientrare nel corso. Ho dovuto saltare un sacco di lezioni a giugno e luglio e non mi hanno dato la frequenza. Spero che il mio oro intenerisca i professori». Cario Coscia i- - % Diana Bianchedi (a sinistra): prima la gioia, poi l'abbraccio (a fianco) della Bortolozzi e della Vaccaroni

Luoghi citati: Australia, Barcellona, Casa Italia, Milano, Montecarlo, Portogallo