Mennea di bronzo: e l'inizio di Pietro Mennea

Mennea di bronzo: e l'inizio Mennea di bronzo: e l'inizio ■P IETRO Mennea kg 68, Valéry Borzov kg 82. Sembrava proprio «pesante» la differenza tra i due, quel giorno della finale dei 200 metri alle Olimpiadi di Monaco '72: e faceva un poco tenerezza il pallido Pietro Paolo da Barletta che aveva appena compiuto 20 anni, cresciuto a pane e mozzarella più che a bistecche e vitamine. Di lui Gianni Brera aveva segnalato «la mascella alla Totò»: un dettaglio verissimo quanto sgradito all'interessato che correva pure per dimostrare come un italianuzzo (del Sud) poteva salire sul podio olimpico. Aveva ragione lui, fu infatti terzo con un tempo di 20"30, lontanissimo dal vincitore, l'imbattibile sovietico Borzov (che faceva 20" netti) e dal secondo piazzamento, dell'americano Larry Black (20"19). Con quella medaglia di bronzo incominciò la lunghissima favola di Pieretto, tra il buio e il miele dello sport. E in quel 1972 iniziò per lui la «cura» dell'allenatore Carlo Vittori. Che gli insegnò tante cose, anche a non fare le smorfie quando correva: per battere il sovietico Borzov bisognava curare pure i muscoli del collo e della faccia, come faceva lui, il glaciale Valéry, che correva sempre con una maschera impassibile, alla Buster Keaton. Mennea, brontolando un po', imparò la lezione: e riuscì, tre anni dopo, a sorpassare per la prima volta Borzov. Antonio Tavarozzi Pietro Mennea

Luoghi citati: Barletta, Monaco