In canoa a caccia dell'oro di Roberto Beccantini

In canoa a caccia dell'oro Idem, Scarpa e il «doppio» Rossi-Dreossi domani si battono per approdare sul podio In canoa a caccia dell'oro //fotofinish mette a terra Lizzio BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO C'è una piccola armata che, zitta zitta, avanza ai confini dell'impero: è l'Italia della canoa. La medaglia d'oro conquistata domenica da Pierpaolo Ferrazzi, nello slalom, ha dato la scossa. Da Seu d'Urgell a Castelldefels, l'antico Castrum Felix, cambia il panorama, visto che dai piedi dei Pirenei si passa alle porte di Barcellona, e cambia anche la specialità, ma resta, immutato, lo spirito d'avventura, e questo è importante. Ieri, Josefa Idem (K 1, 500 metri donne), Daniele Scarpa (K 1, 500 metri) e la coppia formata da Antonio Rossi e Bruno Dreossi (K 2, 500 metri) si sono qualificati in bellezza per le finali di domani. Josefa e il «doppio» si sono aggiudicati le rispettive semifinali; Scarpa, pagato il tradizionale pedaggio a una partenza incerta, si è classificato secondo. All'appello manca soltanto Franco Lizzio (C 1, 500 metri). La sua esclusione è stata beffarda - due centesimi di secondo - e resa ancor più crudele dall'aggrovigliata dinamica. Nel ciclostilato distribuito alla stampa, subito dopo la gara, Lizzio era quarto e, dunque, finalista. Viceversa, i risultati ufficiali (e non ufficiosi, come i precedenti) lo collocavano al quinto posto, dietro il romeno Partnoi, piaz- zamento che ne decretava l'eliminazione. Ha deciso il foto-finish, dichiara il presidente della Federazione italiana, Conforti. Un foto-finish molto difficile da «leggere», alla luce dell'infinitesimale scarto. L'avvilimento di Lizzio è comprensibile, anche se nessun sopruso è stato perpetrato. Uno sputa sangue tutto l'anno, corona il sogno della carriera e poi, a un passo dall'estasi, viene scalzato dalle Olimpiadi per un distacco non percettibile dall'occhio umano. Ma la vita continua. Oggi potrebbero arrivare altre buone notizie. Scendono in acqua Beniamino Bonomi (K 1, 1000 metri); Matteo Bruscoli, Enrico Lupetti, Iduino Santoni, Paolo Tommasini (K 4, 1000 metri); Annacatia Casagrande, Amalia Calzavara, Chiara Dal Santo, Lucia Micheli (K 4, 500 metri donne); Paolo Luschi, Daniele Scarpa (K 2, ÌOOO metri). Bonomi e il K 4 femminile costituiscono, a detta degli esperti, il piatto forte del menu. A Seul, quattro anni fa, Josefa Idem era ancora tedesca, e così l'Italietta della canoa non spedì in finale che due barche, il K 4, ÌOOO metri (settimo) e il K 2, 500 (nono). Adesso sono già tre: e non è detto, come detto, che non aumentino. Oreste Peni, l'erculeo et, illustra così la grande svolta: «Primo, creazione, a Castel Gandolfo, di una vera e propria università della canoa. Secondo, impennata tecnologica e scientifica. Terzo, schedatura di tutti gli atleti. Quarto, contributo del professor Conconi». Nessun accenno ai soldi. I venti di guerra che la stampa spagnola ha scatenato contro gli organizzatori, colpevoli di palese boicottaggio nei confronti dei media, ai nostri non fanno nemmeno solletico. Sarebbe da autolesionisti mettersi contro coloro i quali, bene o male, reggono i fili del baraccone. Piuttosto, segnaliamo il silenzio stampa della Josefa. Ce lo spiega Guglielmo Guerrini, il marito allenatore: «Non abbiatevene a male, Sefi ha bisogno di isolarsi. E poi fa un caldo tremendo. E poi di notte dorme con i tappi alle orecchie. E' meno tesa del giorno delle batterie, ma sempre tesa. La sua forza rimane, essenzialmente, il feeling con la barca. Le avversarie - dalla Birgit Schmidt tedesca alla Caroline Brunet canadese - sono tutte più forti fisicamente, ma nessuno fa correre la canoa come Sefi». C'è un film che le è rimasto nel cuore, oltre che negli occhi. Momenti di gloria: la scena della corsia illuminata fra tante corsie oscure («il mio percorso in mezzo al percorso delle altre») rappresenta la fonte primaria della sua carica. La canoa rema con lei. Ha sorpreso l'autorevolezza con la quale Rossi e Dreossi si sono fatti strada: insieme, non gareggiano che da un mese. Il sodalizio è scaturito sul filo dei risultati conseguiti da «single». Rossi è di Lecco, Dreossi di Monfalcone. Il vento, se trasversale, potrebbe non essere uguale per tutti. Peni scruta le nuvole e predica prudenza. Parola d'ordine, Idem come sopra. Cioè come Ferrazzi, l'oro dei Pirenei. Roberto Beccantini Rossi e Dreossi (foto grande) puntano all'oro con Josefa Idem (a destra) e Daniele Scarpa

Luoghi citati: Barcellona, Castel Gandolfo, Italia, Lecco, Monfalcone, Quarto, Seul