Edilizia, crisi gravissima di Raffaello Masci

Edilizia, crisi gravissima Edilizia, crisi gravissima «Ma solo in parte è colpa delle tangenti» ROMA. Nella telenovela «Anche i ricchi piangono», entrano in scena i «re di mattoni» per lamentare la loro stagione di vacche magre. «E' una delle crisi più gravi del dopoguerra» ha detto il direttore generale dell'Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili) Carlo Ferroni, facendo il check-up del settore. Di cosa si lamentano i costruttori? «Del fatto che tutti e tre i comparti di cui consta il settore sono in difficoltà: lo è quello delle opere pubbliche, quello dell'edilizia abitativa, e quello delle costruzioni per l'industria e il terziario». Una crisi strutturale, quindi, ma su cui ha senza dubbio pesato la vicenda di Tangentopoli. Secondo l'Ance la sua ricaduta negativa sul mercato interno è stata «marginale», al più qual¬ cuno avrà ritardato una delibera, ma nulla di apprezzabile. Non così all'estero dove l'immagine delle imprese italiane ne esce appannata. «Si sono verificati casi - ha detto Ferroni in cui ad una impresa italiana, vincitrice di una gara di appalto, non è stato poi riconosciuto l'affidamento dell'opera». Comunque la crisi si fa sentire: 67 mila posti di lavoro sa¬ ranno in pericolo entro l'anno. «Centinaia di imprese rischiano di uscire dal mercato - ha detto Ferroni - a causa di insostenibili costi finanziari, e a settembre molti cantieri potrebbero non riaprire». E se il trend rimane questo, nel '93 altri 100 mila posti saranno a rischio. Di queste lacrime è fatto il futuro dell'edilizia. E la colpa è anche della pubblica amministrazione che paga le opere già consegnate con un ritardo medio di 6-7 mesi che sta slittando verso i 9-12. Va da sé che le imprese non sono più in grado di sostenere gli oneri finanziari impropri dovuti a questo fenomeno. Solo lo scorso anno l'aggravio sulle imprese è stato di 900 miliardi, di cui appena 500 recuperabili secondo la legislazione vigente. Con conseguente incremento dei debiti a breve. E non è finita: a giugno, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, i bandi di gara sono crollati del 47 per cento. Prima, nel '91, c'era stata una recessione del 3,5 per cento rispetto all'anno precedente, e per il '92 gli investimento si fletteranno, secondo l'Ance, di un ulteriore 7-8 per cento nel settore infrastnitturale. E questo trend negativo dura ormai da anni. Ciliegina sulla torta, la direttiva della presidenza del consiglio che sospende fino al 30 settembre la facoltà delle ammini¬ strazioni di impegnare le spese nei limiti dei fondi assegnati, mentre alla Cassa depositi e prestiti sono rimasti bloccati fino al 10 agosto i pagamenti per i lavori già eseguiti. Senza dire del decreto che ha interdetto fino alla fine dell'anno la concessione di mutui agli enti locali, con onore totale o parziale a carico dello Stato. Conclusione: la manovra economica ha congelato circa 20 mila miliardi, la metà delle competenze del '92 per l'edilizia. Se il settore pubblico langue, quello privato non prospera. Anche per l'edilizia privata e residenziale «si prevede una flessione della nuova produzione - dice l'Ance - dell'I per cento in termini reali e per il 1993 un'ulteriore caduta del 3». A tutto questo si aggiungano gli effetti mixati dell'aumento dei tassi che ha disincentivato a investire in immobili, e il prelievo fiscale che, tra imposte ordinarie e straordinarie, ha tartassato alla grande il bene-casa. Ieri, infine il ministro dei Lavori pubblici Merloni ha annunciato che emanerà «una direttiva che riassuma le regole cui dovranno attenersi le amministrazioni in materia di appalti pubblici» con l'obiettivo di riportare trasparenza e credibilità in un settore travolto dalle tangenti. Raffaello Masci

Persone citate: Carlo Ferroni, Ferroni, Merloni

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