Il boss denuncia il questore
Il boss denuncia il questore Clamorosa iniziativa di un vecchio padrino e gli abitanti dell'isola contestano la polizia Il boss denuncia il questore «Non vado via da Ischia, devo curarmi» NAPOLI. Del suo passato conserva il soprannome che lo ha reso celebre, «'o Malommo», e i segni dei 42 interventi di chirurgia plastica cui si sottopose a Chicago per ricostruire il volto sfigurato da una scarica di lupara. Ora Antonio Spavone ha 66 anni e veste i panni del padrino in pensione: un uomo stanco, con la salute malandata e l'intenzione di starsene tranquillo nell'appartamentino di Ischia dove fino a domenica scorsa si godeva le cure termali. Fino a domenica, però, perché anche lui quel giorno è finito nella rete di «Scudo d'estate», la maxi-operazione ordinata dal questore di Napoli, Vito Matterà, per ripulire le località turistiche dai camorristi in vacanza e offrire tranquillità ai villeggianti. Uno dei 94 fogli di via porta il nome di Spavone. Lui, «don» Antonio, non ci sta: ha risposto al provvedimento con una denuncia per abuso d'ufficio nei confronti dello stesso questore. Ma la retata ha sortito altri e ben più inquietanti effetti. I commercianti dell'isola, che pure dovrebbero essere soddisfatti della massiccia presenza delle forze dell'ordine, sono ora protagonisti di una clamorosa protesta, sfociata in una serrata. Per due ore, dalle 7 alle 9 di sera, hanno abbassato ieri le saracinesche. Non si è trattato di uno sciopero anticamorra, ma di una manifestazione diretta proprio contro gli effetti di «Scudo d'estate». Con un manifesto, si sono schierati al fianco di un collega, Aniello Calise, appartenente ad una delle più note famiglie ischitane, finito in manette lo scorso week-end nel suo bar «La Lucilla»: indosso gli hanno trovato un pacchetto con dentro 14 grammi di cocaina. «Un equivoco», per l'Ascom e il legale del giovane: lui, dicono, avrebbe soltanto preso in consegna «per cortesia» l'involucro da uno sconosciuto. Il destinatario era però Giuseppe Sellitti, 40 anni, secondo gli inquirenti un malavitoso in carriera che a Forio, uno dei cinque Comuni dell'isola, vive in una lussuosa villa. Per la polizia, che ha disposto la chiusura del bar per un anno, attorno al ritrovo gravitano da tempo personaggi sospetti e ombre che evocano il fantasma della camorra. Ma che cosa sta succedendo a Ischia? Qui anche il quotidiano locale «Il Golfo» non esita a schierarsi contro chi cerca di combattere la criminalità organizzata e difende con decisione il rampollo di un'influente famiglia di commercianti. Per il questore, che nell'isola è nato, le proteste sollevate da «Scudo d'estate» non sono facili da mandare giù. Parte lancia in resta e il primo bersaglio è Antonio Spavone, che ha «osato» denunciarlo. «Ritengo che si sia trattato di un grave atto di sfrontatezza - è il gelido com- mento di Matterà - aver presentato istanza contro un provvedimento che considero del tutto legale». E il commissariato di Ischia ha inviato anche un rapporto alla procura della Repubblica: la magistratura dovrà stabilire se vi siano estremi di reato nel comportamento del vecchio padrino e del suo avvocato, Angelo Cerbone. Spavone non ha proprio digerito quel foglio di via, che lo mette al bando per i suoi precedenti penali: omicidio, associazione camorristica, detenzione di armi, spaccio di stupefacenti. Non basta. Nel provvedimento si sostiene inoltre che ci sono «fondati motivi» per ritenere che «o' Malommo» non svol¬ gendo alcuna attività lavorativa, viva «con i proventi di azioni illecite» e sia per questo «pericoloso per la sicurezza pubblica». Ma lui sostiene di avere tutti i diritti per godersi le cure termali, la pensione sociale e l'affetto dei nipoti. Nel ricorso, Spavone ricorda di non avere più conti in sospeso con la giustizia e di non essere neppure sottoposto a misure di prevenzione, tanto che gli è stato perfino rilasciato il passaporto. La sua storia di malavitoso, afferma, è acqua passata. Negli Anni 40 fu condannato all'ergastolo per aver ucciso per vendetta l'assassino del fratello Carmine, dal quale ereditò il soprannome che gli è rimasto appiccicato addosso. Fu l'allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat a graziarlo nel '66, dopo che Spavone aveva salvato dall'alluvione la figlia del direttore del carcere di Firenze, dov'era detenuto. E anche più tardi uscì indenne da un'altra accusa di omicidio: i giudici gli riconobbero la legittima difesa. Poi, l'attentato - gli devastarono il volto a colpi di fucile - e il lungo soggiorno negli Usa per ricostruirsi i connotati. Fino a quando, nell'84, il suo nome tornò alla ribalta: lo arrestarono nel maxi-blitz contro la Nuova Famiglia. Ma anche da questa accusa è stato poi assolto. Mariella Cirillo Antonio Spavone, detto «o' malommo»: condannato all'ergastolo per aver ucciso l'assassino del fratello Carmine, venne graziato nel '66 dal presidente Saragat. A fianco, una foto di Ischia
Persone citate: Angelo Cerbone, Aniello Calise, Antonio Spavone, Giuseppe Saragat, Giuseppe Sellitti, Mariella Cirillo Antonio, Saragat
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