«I capi dc rovina del Paese» di Fabio Martini

«I capi dc rovina del Paese» Dure accuse del leader referendario a Forlani, De Mita, Gava «I capi dc rovina del Paese» Segni: buttiamoli dalla finestra ROMA. L'attacco al quartier generale de si intensifica, diventa assordante. E' di nuovo Mario Segni a dira la sua, ma stavolta il leader referendario sceglie parole più acuminate del solito, il suo è un linguaggio alla Leoluca Orlando. «L'Italia - dice il leader referendario in un'intervista all'Europeo - non può essere guidata dai responsabili dello sfascio e dell'illegalità. E Forlani, Gava e De Mita sono politicamente responsabili della deriva del sistema». E, in un crescendo che non lascia spazi ad una ritirata, Segni dice che per la de è ancora possibile un rinnovamento, ma per farlo si «devono buttare dalla finestra gli impresentabili». Mario Segni è ancora iscritto alla de e domattina parlerà al consiglio nazionale democristiano: lo ha chiesto e i capi del partito glielo hanno concesso, anche se Segni non fa parte del parlamentino de. Parlerà ancora da democristiano, ma nella sua intervista Segni fa capire che la sua militanza nella de è vicina al capolinea. «Penso - dice - ad una riaggregazione delle forze politiche» e quindi «ad un movimento che possa raggiungere il 51 per cento», un'alleanza «che superi tutti i confini, a maggior ragione quelli confessionali». E la prima tappa di questo processo - promette Segni - sarà la presentazione di «liste di liberazione», contrappo- ste alla de: a Roma «avremo una lista di liberazione da Sbardella». Ma Segni non ha ancora rotto con la de e proprio per questo, lui che è un democristiano con immagine integra, continua ad essere sondato e vezzeggiato dai capi del partito. Alcuni giorni fa Giulio Andreotti ha cercato Segni: un incontro a quattr'occhi durante il quale si è parlato delle riforme elettorali, del malessere della de, ma anche della futura segreteria. E non è forse un caso che proprio sul nome di Andreotti si sia consumato ieri un curioso incidente: nel primo lancio diramato dall'Ansa alle 13,27 l'ex presidente del Consigli faceva parte, assieme a Forlani, De Mita e Gava, del poker dei capi «da buttare dalla finestra». Poi, quattro ore dopo, una rettifica della direzione dell'Europeo, precisava che solo «per un errore tipografico» compariva anche il nome di Andreotti, che «Segni non ha mai fatto». Ma anche Ciriaco De Mita ha cercato nelle ultime settimane un dialogo con Segni: ha premuto perché entrasse nella commissione bicamerale per le riforme e alcuni giorni fa una delegazione di quattro colonnelli demitiani - il lucano Sanza, il pugliese Sorice, il genovese Grillo, il perugino Saporito - è andata in missione dal leader referendario. Si è parlato delle riforme, del partito, delle nuove re- gole per il congresso, del futuro segretario della de. Ma il dialogo si è interrotto quando i quattro hanno chiesto a Segni una correzione sulla sua impostazione uninominalistica. E in vista del secondo round del consiglio nazionale de previsto per domani, è ancora Andreotti a fomentare il dissenso contro l'asse Forlani-Gava-De Mita: l'ex capo del governo si è visto con Martinazzoli e ha scritto per l'Europeo, un bloc notes per ribadire che la questione dell'incompatibilità è tutt'altro che chiusa. E Franco Marini, uno dei leader di corrente più vicini ad Andreotti, rincara gli attacchi contro Forlani: «Nella sua relazione non c'è una proposta per far uscire la de da una condizione quasi anoressica» e «il gioco del rinvio fa sparire la de». Se non ci saranno «novità» anche Marini voterà no alla relazione di Forlani, assieme alla sinistra di Martinazzoli, Bodrato («una distinzione non significa necessariamente essere "contro"») e i 40 di Fracanzani e Mastella. E proprio per arginare il dissenso. De Mita e i suoi stanno lavorando (e cercando di convincere Forlani e Gava) affinché il consiglio nazionale si concluda con l'approvazione di un documento molto innovativo sul piano dell'autoriforma: «Per preparare il congresso - dice il demitiano Bruno Tabacci - occorre un comitato autorevole, nel quale ci siano significative rappresentanze del mondo cattolico - penso a Bianchi, Monticone, la Martini - assieme a uomini che hanno lavorato al rinnovamento del partito. E poi ci vuole l'azzeramento del tesseramento, con un congresso la cui base elettorale potrebbe essere formata per un terzo dagli eletti e per il resto da tutti coloro che, senza pagare tessere, vorranno sottoscrivere il manifesto della rinascita del partito. Questo è vero rinnovamento». Ma, oltre alle regole, De Mita si sta preparando anche ad uno scontro all'interno della sua corrente. Ieri sera, su un divano del Transatlantico, Calogero Mannino raccontava le ultime a Scotti, Gargani e Pomicino: «Ma lo sapete che De Mita sta telefonando ai miei per sondare le loro intenzioni?». Fabio Martini |^^^^| Mentre le polemiche scuotono la de, Mario Segni è stato ricevuto da Scalfaro.

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