SE IL CIELO E' COSA NOSTRA di Lorenzo Mondo
SE IL CIELO E' COSA NOSTRA SE IL CIELO E' COSA NOSTRA FINO a ieri era soltanto l'esercito che, sia pure in funzione largamente simbolica, suscitava per la Sicilia pallide immagini di guerra, come un riflesso sfocato di antiche repressioni del brigantaggio o di faide oscure nell'ex regno del Sud. Adesso siamo posti di fronte, senza infingimenti, con inedita crudezza, a un alzo della guardia contro la criminalità. Gli aerei e gli elicotteri privati non potranno più sorvolare a bassa quota la città di Palermo «per impedire eventuali azioni della mafia». Quali siano queste azioni possiamo appena congetturarlo. Attentati dall'alto contro giudici, poliziotti e militari. Tentativi spericolati di liberare boss mafiosi. Puro e semplice terrorismo contro la popolazione inerme e quanto altro può essere suggerito alla perversa immaginazione dei killer di Cosa Nostra. Due rilievi per così dire «esterni» bastano a indicare la drammaticità della situazione. Si tratta del primo provvedimento assunto dal nuovo prefetto di Palermo che, dopo la decapitazione dei vertici di polizia e magistratura, si sente presumibilmente tenuto a dare segnali forti e credibili. E questo accade per la prima volta in una città italiana, ad eccezione di Roma che, oltre ai palazzi del governo e del Parlamento, ospita una entità sovrana come la Città del Vaticano. Una seconda riflessione viene però a confermarci che lo Stato ha perso il controllo del gran ventre di Palermo e che potrebbe Lorenzo Mondo CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA
Luoghi citati: Città Del Vaticano, Palermo, Roma, Sicilia
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