Dream Team ora svegliati

Dream Team, ora svegliati Dai quarti di finale le partite sono ad eliminazione diretta: all'Italia tocca subito l'Olanda Dream Team, ora svegliati Allarme dopo la sconfitta con gli Usa BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO Se la simpatia servisse a far sbattere la palla per terra, questa mattina l'Italvolley non dovrebbe preoccuparsi delle schiacciate dell'Olanda perché la palla resterebbe appesa in aria, sostenuta dall'antipatia popolare. Nessuno li regge questi olandesi. Neppure u vecchio Platonov, con i suoi occhiali da burocrate dell'Est e la giacca grigiogessata sotto il sole di un agosto catalano. Lui che spianava gli avversari con lo schiacciasassi sovietico nelle stagioni d'oro e adesso ci riprova con il mattarello chiamato Csi, non si capacita di essere snobbato da un collega che in carriera non ha mai vinto nulla. «Sbattimi fuori 'sto Selinger», ha chiesto ieri il et russo a Velasco. Già, sbattere fuori Selinger e la sua Olanda dei grattacieli. Lo vorrebbero in tanti. Ma non è detto che l'Italia ci riesca. La corsa del Dream Team nostrano potrebbe anche chiudersi qui. Sorprendentemente. Tristemente. Con effetti facili da immaginare in un Paese corroso dalle invidie. La sconfitta di lunedi sera contro gli Stati Uniti ha scalfito il mito dell'invincibilità che si era costruito attorno all'Italvolley con la nostra solita fretta gioiosa. Abbiamo capito infatti che la banda-Velasco può perde¬ re pure quando si impegna allo spasimo per vincere. E il risveglio dal sogno è difficile per tutti. Ci prepariamo a guardare il match dei quarti di finale con una trepidazione che mai avremmo immaginato un mese fa. «Ci ha rovinato la World Lea gue - commenta Velasco, con il solito realismo -. Vincere le partite con tanta facilità ha convinto qualcuno che si potesse dominare il mondo anche giocando male. Invece l'Olimpiade è un'altra cosa e gli avversari sono cresciuti di tono». Gli azzurri no. Loro non sono migliorati abbastanza da mantenere invariato il vantaggio sulla concorrenza. E quanto si otteneva ieri a occhi chiusi, oggi lo si può conquistare soltanto se ci si arrampica in cielo e si sollevano da terra anche i coriandoli. La lezione americana ha spiegato almeno questo. Il precedente della sconfitta con Cuba ai Mondiali e di quella con la Francia agli Europei dell'89 conforta. Allora fini in un trionfo. Contro gli Usa gli azzurri hanno dimostrato di aver ripreso il ritmo dei grandi match. E questo è positivo. «Però non riusciamo a mantenerlo quando gli altri giocano benissimo come hanno fatto gli Stati Uniti - spiega il et -. Soffriamo le squadre che sanno difendere. Loro recuperavano una, due, tre volte, tirando su l'impossibile e noi invece subivamo il punto al primo contropiede. E' dall'89 che insisto nel dire che nella pallavolo moderna il vantaggio lo dà la difesa, l'unico fondamentale che sia stato veramente rivoluzionato negli ultimi dieci anni. Noi difendiamo male. Speriamo che un po' di concentrazione in più ci aiuti a fare meglio. Altrimenti rischiamo di perdere subito». C'è poi da affrontare il calo di uomini essenziali. Giani, dopo il match mostruoso con la Francia, si è perso per strada con l'alibi di un'infiammazione alla spalla. Zorzi zorreggia a intermittenza, Gardini può ritornare più efficace a muro. E in regia Tofoli, ormai preferito a Vullo, dovrà inventarsi una partita di fantasia per evitare il muro olandese. L'altezza dell'Olanda è infatti il vero problema. Gente che diremmo strappata al basket se non fosse che ormai pallavolo e basket si arricchiscono degli stessi giganti: uno come Martin Van den Horst, 214 centimetri, l'uomo più alto delle Olimpiadi, dieci anni fa avrebbe provato a fermare Michael Jordan e non le bordate di Bernardi. Persino Blangé, l'alzatore, è un 2 metri e cinque. Lui, che è campione d'Italia con il Parma, potrebbe rappresentare un problema. E' raro sbattere contro un regista che arriva a murare in cie¬ lo. Ma Selinger potrebbe darci una mano. Lui che viaggia con cinque centimetri di zeppa inserita nella scarpa per sembrare più alto, ha un debole per un alzatorino di 175 centimetri, che finora ha sostituito per lunghi tratti Blangé. A cuor di padre non si comanda, l'alzatorino infatti è figlio del et. Per difendere il rampollo dalle malignità dell'ambiente, Selinger senior aveva addirittura abbandonato la Nazionale due anni fa, finendo ad allenare una squadra femminile in Giappone. Hanno dovuto richiamarlo. La squadra stava andando allo sbando. La speranza è che continui a farlo anche con lui. Marco Ansaldo Lo stesso Velasco pare preoccupato: «Troppo facile la World League: le Olimpiadi sono un'altra cosa» ITALIA OLANDA CUBA SPAGNA USA CSI BRASILE GIAPPONE Tofoli (a destra nella foto grande) sembra aver preso definitivamente il posto di Vullo (a fianco) come alzatore della nazionale azzurra