Cinque ragazze d'oro
Cinque ragazze d'oro Fioretto a2Zurro, un trionfo storico nella gara a squadre Cinque ragazze d'oro Battuta la Germania infittale (9-6) BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO La scherma non tradisce, la scherma è ima miniera. Dopo l'oro di Giovanna Trillini nel fioretto e l'argento di Marco Marin nella sciabola, ieri abbiamo vissuto un'altra giornata di trionfo e di gloria. Le ragazze della squadra di fioretto, malgrado l'assenza pesante di Giovanna Trillini, fermata da un dolore muscolare, hanno vinto un altro oro, un oro bellissimo, storico: è la prima volta, in un'Olimpiade, che le azzurre salgono insieme sul podio più alto. Diana Bianchedi, Francesca Bortolozzi, Margherita Zalaffi e Dorina Vaccaroni hanno battuto per 9 assalti a 6 la Germania prendendosi la rivincita di Seul, dove erano state superate dalle tedesche, e offrendo una straordinaria dimostrazione concentrazione e bravura. Le azzurre sono riuscite nell'impresa pur dovendo fare a meno della medaglia d'oro nell'individuale, ma l'assenza di Giovanna è stata colmata dalla prova brillantissima offerta da Diana Bianchedi, milanese, mancina, 22 anni, fra l'altro fidanzata dello spadista Angelo Mazzoni. Diana ha vinto quattro assalti, trascinando le compagne con il suo esempio e trovando al termine della serata, dopo due ore di battaglia, giusto e bello per lei, la soddisfazione della stoccata vincente, la stoccata dell'oro contro Monica Weber. Pronta a salire in pedana per rischiare il tutto per tutto, in caso di sconfitta della compagna, Giovanna Trilini osservava con il volto scavato dalla tensione, ma non ce n'è stato bisogno. Ci ha pensato Diana. Per arrivare alla finalissima, siamo sinceri, le ragazze azzurre non hanno dovuto sudare molto. Qualche piccolo affanno, si capisce, cinque assalti persi, un po' di tensione qua e là, ma la strada non è stata mai in salita anche se Dorina Vaccaroni è stata sconfitta proprio nel primo duello della giornata contro l'ungherse Mincza, una tipetta tosta che ha battuto anche Giovanna Trillini. Ma questi sono stati i due soli assalti vinti nei quarti dall'Ungheria. «Non dovevano farmi salire in pedana per prima», ha detto Do¬ rina. Lei non ha peli sulla lingua. Fra un assalto e l'altro salutava il fidanzato, sembrava in gita premio. Ma quando c'era da fare sul serio metteva in mostra tutta la sua classe. Giovanna Trillini, invece, aveva seri problema con i muscoli della gamba destra, quella che deve sforzare di più per aiutare la sinistra, dove non esiste più il legamento crociato del ginocchio. Problemi serissimi, in verità, visto che la medaglia d'oro nell'individuale è stata poi costretta al forfeit nella finalissima. Brava Margherita Zalaf- fi, premiata prima della finale per la vittoria della Coppa del Mondo, grande Diana Bianchedi in evidente giornata di grazia. Francesca Bortolozzi faceva il tifo, soltanto un poco rabbuiata per l'esclusione. Contro la Romania, in semifinale, non ci sono stati problemi. Strada ancora più facile e sicura. Margherita e Diana hanno fatto tre su tre, Dorina ha perso con la Szabo, in situazione tranquilla, però, e le uniche macchioline, peraltro giustificate dalla carente condizione fisica, sono venute da Giovanna da Jesi che ha ceduto due assalti contro la Szabo, ancora lei, e la Badea che a sua volta è stata battuta da Dorina nello scontro conclusivo. Le quattro ragazze, anzi le cinque, avevano anche il tempo di seguire le vicende conclusive dell'altra semifinale, in pedana Anja Fichtel, vittoria della Germania sulla Csi per 9-4. Osservavano le avversarie con occhi attenti, seguivano gli attacchi, le parate, le risposte. Studiavano. Con la mente cominciavano già a tirare. Cario Coscia Le «magnifiche 5» del nostro fioretto: da sinistra Giovanna Trillini (assente in finale), Francesca Bortolozzi, Diana Bianchedi, Dorina Vaccaroni e Margherita Zalaffi
Luoghi citati: Barcellona, Germania, Jesi, Romania, Ungheria
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