Lattuada: «Basta ninfette»

Lattuada: «Basta ninfette» Il regista a Giffoni rinnega il suo antico ruolo di Pigmalione Lattuada: «Basta ninfette» Farà da padrino alla Rossella italiana: «Solo una breve collaborazione Fininvest». Il Festival premia Gorbaciov che arriverà in ottobre GIFFONI VALLE PIANA. «Vorrei liberarmi di questo cliché di scopritore e narratore della bellezza femminile colta nel momento del turbamento, ovvero durante il passaggio dall'adolescenza alla maturità. Quella delle selezioni delle ragazze per la Rossella O'Hara, da mandare in America per il remake di "Via col vento", è stata solo una breve consulenza per la Fininvest: oltre ad averle presentate non ho nulla a che vedere con le dieci ragazze che improvvisavano un inglese stentato pur di essere selezionate». Sono le parole del settantottenne Alberto Lattuada, che prima di fare il regista aveva fatto anche il disegnatore per una rivista antifascista e lo scenografo, dagli Anni Trenta sulla breccia e ricordato dal grande pubblico per la sua ricerca verso un cinema «trasgressivo» soprattutto nella rappresentazione delle figure femminili. A questo proposito, tra gli altri, vale la pena di ricordare «Dolci inganni» (1960), che punta la camera su una Catherine Spaak alle prese con il dilemma della verginità per interrogarsi sull'amore, bandito e manomesso all'epoca, e «La spiaggia» (1954), pure bandito, che narra del rispetto che riceve una prostituta a farsi vedere in giro con un multimiliardario. «Si può essere molto trasgressivi - ha proseguito polemico Lattuada - senza per questo arrivare a rappresentare una copula: per questo preferisco tentare di raccontare piuttosto che inserire le copule nei miei film. Non mi trovo affatto d'accordo con un certo cinema contemporaneo che si diletta di cannibalismo e poi gli danno pure l'Oscar. Propongo la bellezza come scudo contro la violenza». Lattuada sta lavorando a ben quattro film, tutti in attesa di fi- nanziamenti: «Il villaggio di Stepaneikov», ispirato a Dostoevskij, che «dorme nelle braccia dell'Istituto Luce»; «Il sigaro toscano», commedia giocosa prodotta da Raidue per la quale Gianpaolo Sodano vuole una protagonista americana; «Mine Ha Ha» (L'educazione fisica delle fanciulle), allegoria tratta da Franz Wedekind, la storia di alcune ragazze che vengono educate con grande severità dalle tutrici di un collegio «per essere vendute a capitalisti occulti che le prenderanno come mogli, amanti, prostitute». Infine un suo soggetto, ancora senza titolo, che narra la storia di un uomo colto e limpido che viene portato in prigione per sbaglio dove, al limite con la follia, «vomita cose terribili sull'Italia contemporanea». L'ultima fatica di Alberto Lattuada, ospite al Festival di Giffoni per il fatidico confronto con i 120 mini-giurati, è la riedizione del suo «Colombo» televisivo del 1985, con Gabriel Byrne, Faye Dunaway, Oliver Reed, Max von Sydow, Rossano Brazzi, che andrà in onda ridotta in due puntate su Raidue l'8 e il 10 settembre. «Ho tagliato il film - ha detto il regista - pensando all'ansia che ha lo spettatore nel vedere gli eventi principali nella vita di un personaggio, non valorizzando le cose secondarie di poca importanza come fanno gli altri, tipo Ridley Scott, che sviluppano solo un aspetto della vita del grande esploratore. Il mio Colombo è basato sugli studi di 5-6 esperti, tra cui Paolo Emilio Taviani, e spero che venga accolto come la vera storia di Colombo perché è la più fedele, quasi un manuale. Inoltre Colombo oggi viene presentato come uno che ha introdotto la corruzione in America mentre vi si era recato per cercare oro trovando solo dei monili. Ma egli fu soprattutto un uomo di scienza, cultura e grande umanità». Intanto una notizia importante è circolata al «Giffoni»: Mikhail Gorbaciov, a ottobre, sarà in Italia e renderà visita ai dirigenti del festival. In un messaggio Gorbaciov scrive: «Ho accolto con profonda emozione il vostro invito per conferirmi il premio Frangois Truffaut 1992. Avrei voluto partecipare anche al "Giffoni" per incontrare i giovani registi ed i maestri dell'arte cinematografica. I bambini, i giovani, sono il nostro futuro, il futuro di tutto il pianeta». Al festival si è affacciato anche Kabir Bedi, mitico Sandokan. «Forse presto mi rivedrete come Abramo nella "Storia della Bibbia", che dovrebbe acquistare Raiuno, e ne "Il libro della giungla", prodotto dall'americana Channel 4». Daniela Bisogni I regista Alberto Lattuada

Luoghi citati: America, Giffoni Valle Piana, Italia