Il rebus del re mascherato

Il rebus del re mascherato sabotaggio olimpico. Il giallo firmato per «La Stampa» da Manuel Vàzquez Montalbàn Il rebus del re mascherato i saggisti letterari di moda, Steiner, Frye o Teodorov, ciascuno con le proprie radici e capacità di influenzare il futuro, si muovono con la sicurezza ga rantita dalla speculazione sin dal "topos" classico e Teodorov, tentato dalla postmodernità, è costretto a fronteggiare una foresta di casistiche, formata da un incrocio dopo l'altro, da un innesto dopo l'altro, di patrimoni narrativi. La ricerca di nuclei di riduzione sembra più alchemica, a questo punto, che scientifica, soprattutto dopo la drammatica constatazione del fallimento di ogni tentativo di scientifismo letterario». La frase non era di Carvalho, ma di uno dei giovani critici letterari del quotidiano El Pais, che Carvalho consultò angosciato sul problema della trama e della soluzione in una proposta narrativa in cui l'impostazione veniva determinata dal lavoro su commissione, commissione olimpica, per una narrativa da contenitore al servizio di un'operazione politico culturale da contenitore e per un logico ricorrere all'esagerazione imposto dalle circostanze e perché sarebbe gesto abietto scrivere un romanzo a puntate, in luglio e agosto, con una rigidità strutturale che non si permettono più nemmeno i patiti del romanzo mitteleuropeo tra due guerre, tra quali guerre non importa. Ma era ovvio che Samaranch era la sua controfigura, che una figlia bastarda di Tito preparava la rivoluzione rimandata, che gli ex giovani della sinistra spagnola (più precisamente catalana) che per dieci anni avevano servito la burocrazia neoliberale socialista erano pronti ancora una volta alla lotta armata, rinunciando in alcuni casi alle carte di credito Visa oro per un massimo di un milione di pesetas al mese. E inoltre, che Bush cercava una guerra in cui cacciare il naso prima di perdere le elezioni, che potevano contarsi dozzine di nemici dell'olimpismo in genere e dei Giochi olimpici di Barcellona in particolare, che la principessa Anna di Inghilterra si era incapricciata a un tempo del trono del Ciò occupato da Samaranch e del ministro dell'Interno spagnolo, Corcuera, di cui ammirava l'aspetto da torero a cavallo con le basette corte... Come era possibile combinare una trama con simili presupposti, senza dimenticare che i nazionalisti catalani si facevano influenzare più dai viaggi di Gulliver che dal manuale della guerriglia di Che Guevara? Ma la situazione richiedeva ormai l'esposizione della trama e conoscendo se stesso per quanto possibile, a cinque o sei giorni dalla conclusione dei Giochi, Carvalho decise di rifugiarsi nella casa di Vallvidrera a meditare. Dopo essersi spogliato, accese il fuoco nel camino con il volume Olimpiadi dello spreco e dell'inganno, edizione italiana del libro di una certa Ulrike Prokop. Non aveva sotto tiro abbastanza letteratura olimpica da bruciare un libro al giorno e rimandò con esplicita ghiottoneria la cremazione di quelli rimasti. Con ghiottoneria parallela si preparò una cena che volle all'altezza dell'immaginario afrodi¬ siaco della situazione. Vale a dire, lo stimolo erotico più alla mano, seppur mediocre e intuito come un po' immasticabile, era stata la culturista serba figlia: di Tito. Quali menù associava a quel corpo immangiabile? Senza dubbjlo un salmi. Per realizzarlo, qualsiasi carne dura (perché non ima culturista?) andava marinata per diversi giorni per poi cuocerla nel suo sangue e nei vini più rossi della terra. Ma nessun mercato vendeva polpa di culturista, nemmeno i mercati alimentari di quella che era stata la Berlino occidentale e Carvalho si rassegnò a un semplice stufato di toro, cotto insieme a tante cipolline, perché le cipolline negli stufati servono da lucernario indicante altre realtà, proprio come quei versi di trovatori adoperati da Pound per equilibrare l'americanata di cacciare un geroglifico egizio nel bel mezzo di una poesia. Stufato di toro nonostante si fosse ai primi d'agosto, una bottiglia di irripetibile Riqja 1904, in un ritorno al rispetto per i vini della Rioja, dopo un lungo e arricchente viaggio in quelli del Duero: e Carvalho si ritenne ormai pronto a legare i diversi intrecci della storia. Per cominciare,, la certezza che Samaranch non aveva presenziato all'inaugurazione dei Giochi, ma la sua controfigura, lo costringeva a domandarsi: quali altri personaggi «non c'erano» nella tribuna presidenziale? Mancava anche Pujol. Era questa l'intuizione intermittente mandatagli dalla videoregistrazione. Il presidente dell'Autonomia della Catalogna suole infiorettare la sua gesticolazione sempre più manierata con ammiccamenti facciali e invece in quel video Pujol non aveva mosso nemmeno le braccia per contare le bandiere, e non ammiccava con l'aiuto di muscoli ribelli e occhi con volontà di fuga. Nemmeno il Re era il Re, e quando Samaranch, Pujol e il Re non erano chi erano, potevano esserlo il premier Felìpe Gonzàlez e signora? E i cantanti Plàcido Domingo, la Caballé, Carreras, Aragall, Pons, Teresa Berganza, Kraus? E gli atleti? Erano veri Cari Lewis e Magic Johnson? Forse l'unico personaggio vero era la principessa spagnola che scoppiò in lacrime nel vedere il brioso fratello in testa alla sfilata della delegazione patria. Ma se tutti gli altri indossavano la maschera, si poteva addirittura sospettare che l'intera liturgia dei Giochi fosse una mascheratura. Perché una simile finzione? In una storia d'avventure ancien regime la trama richiede una causa e un effetto privilegiati, un perché e uno scopo che di solito sono classicamente univoci. Per esempio: Fu Man Ciù disposto a impadronirsi del mondo o Spectre, la società segreta del male contro cui si batte James Bond. Preistoria delle storie. Ora, in pieno disordine susseguente alla caduta del Muro di Berlino e alla scoperta che quasi tutti i membri del Politburo sovietico erano stati agenti di Smiley, come controllare la trama? Decise di assoggettarsi ai tempi. Poiché i Giochi olimpici iniziavano la dirittura finale, la soluzione voleva una data fissa ed era valido ogni tentativo di intreccio. Uh colpo di pugno spaccò il vetro di una delle finestre della casa e dietro il pugno si intrufolò la culturista figlia di Tito. Ùrgeva trovare la soluzióne. ì; - \\\\')\> l-i. ; - ■ Manuel Vàzquez Montalbàn (12. continua) traduzione di Hado Lyria Copyright «La Stampa» I Giochi truccati: all'inaugurazione erano presenti solo controfigure? IL RIASSUNTO Guidato da una freccia infuocata, l'investigatore privato Pepe Carvalho riesce a raggiungere la prigione di Juan Antonio Samaranch, nella statua di Cristoforo Colombo. Il presidente del Ciò è sorvegliato dai boyscout, il suo volto sembra sfigurato. Quando il detective ne afferra un lembo di pelle, tra le sue dita rimane una maschera. Il prigioniero non è Samaranch, ma una controfigura: un suo mezzadro. Per Carvalho è giunto il momento di riconsiderare la trama dei sabotaggi olimpici, e tentare di sciogliere l'enigma. Il re di Spagna Juan Carlos di Borbone Forse alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi nella tribuna presidenziale non c'era davvero lui

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