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Il Funari furioso assedia Berlusconi Ma la Fininvest resiste e «Mezzogiorno italiano» non va in onda, il presentatore: «Io non mollo e porto tutti in tribunale» Il Funari furioso assedia Berlusconi Dalla sua parte un «esercito» idi casalinghe-fans VIDEO TMILANO ELEPRETORE non va in onda. Né ieri, né oggi. Forse a settembre, forse mai. La riapertura dell'«Edicola» di Funari, imposta alla Fininvest «in nome della legge» e del popolo Auditel dal tribunale di Monza, è rimandata. Motivazione ufficiale: «problemi tecnici». Ufficiosa: censura. Ieri mattina l'anchorman di Italia 1 si è presentato puntuale negli studi di Cologno Monzese per riprendere la trasmissione sospesa il 21 luglio. Ma al momento di andare in onda gli è stato comunicato che lo studio 14, destinato al programma, «non era disponibile». Funari ne «ha preso atto» insieme all'ufficiale giudiziario. «Ma io non mollo», ha commentato subito. «Io ho detto in uno spot a Di Pietro di andare avanti. Il pretore m'ha dato ragione e rao' vado avanti pure io». «Non è volgare questione di soldi, non s'illudano. Se entro la settimana non vado in onda, deciderò altre azioni legali. Qui si va nel penale». Tradotto in funarese: un casino mai visto. In base all'articolo 388 del codice penale, il «giornalaio» di Italia 1 potrebbe chiedere l'incriminazione per «inottemperanza dolosa» dei vertici di Rti (Reti televisive italiane), ovvero del dottor Silvio Berlusconi in persona, che rischierebbe una condanna da sei mesi a tre anni. Un presentatore che manda i carabinieri ad Arcore, in casa di Sua Emittenza? La sola idea sembra pazzesca. Ma non c'è ormai nulla di «normale» in questa vicenda da cui spira sempre più un profumo stordente di Quinto Potere. La cronaca della trasmissione che non c'è stata comincia di buon mattino. Un temporalone annuncia sui cieli di Cologno Monzese il giorno del giudizio. Scariche di elettricità fuori dai palazzi di Berluscopoli, scariche di adrenalina dentro. E' tutto una sbatter di porte, un trillar di telefoni, un frusciare di fax. «Allora, va in onda o no?». L'ordine è: temporeggiare. «Non si sa, stiamo lavorando». In realtà la decisione è stata presa dal giorno prima e comunicata in mattinata al «vertice» Rti. «Mezzogiorno italiano» non s'ha da fare. Né oggi, né mai. Funari «ha toppato», ha «rotto troppo» al Dottore che, secondo i soliti beninformati, «non vuole mai più vederlo in video». D'altra parte, si vuole evitare «a ogni costo un precedente pericolosissimo». E' un vero iceberg quello che si leva tra la barchetta di Funari e il mare della diretta. Ma si sa come vanno queste cose. C'è una sentenza di mezzo. Passando di mano in mano, col caldo che fa intorno a tutta la vicenda, l'iceberg diventa un ghiacciolo da porgere ai cronisti. «Lo studio è in disarmo, i tecnici sono in ferie», eccetera. Alle 10 il telepredicatore irrompe in Cinelandia, a bordo della sua Bentley verde con tutti gli optionals e la fidanzata bionda, Giussy. La molla, la Bentley, davanti allo studio 14 e si fionda in camerino. Mezz'ora dopo è vestito da presentatore: completo marrone, cravatta azzurra a pois e scarpe Valleverde. Comincia l'attesa. Ma la luce rossa della chiamata in studio non s'accende. Con Funari c'è l'ufficiale giudiziario. Sopralluogo sul set. Ci sono le telecamere, le sedie, la scenografia, gli strumenti, il piano, il maestro Siani e Pongo. Più qualche cavo da montare. «Che manca?» si chiede Funari. «La volontà di farmi partire» si risponde. L'ufficiale giudiziario gli dice: «A questo punto lei può chiedere quello che vuole». Alle 11 sugli studi marciano drappelli di casalinghe in assetto da guerra. Completini a fiori, tacchi larghi, borsetta e documento alla mano. «Ci ha invitate Funari», intimano all'usciere. Passano. Alle 11,45, ora canonica d'inizio del programma, Funari entra nello studio. Ma invece di «Mezzogiorno italiano» va in onda un mezzogiorno di fuoco. Complici le domande dei cronisti, che lo aizzano, Funari parte piano ma arriva presto al diapason. «Mo' me devono di' perché non si fa la trasmissione. Ma il motivo vero, voglio. Problemi tecnici? Queste cose si risolvono in 48 ore. Il pubblico c'è, i giornalisti pure, gli sponsor idem e la mia redazione è al completo. Io aspetto, buono buono». Buono buono? «E che la Fininvest taccia! Zitti e in coperta. Hanno fatto dichiarazioni aberranti. M'hanno escluso, calunniato e ora non mi fanno partire. Se non stanno zitti, dopo 'ste figure, mi istigano. E allora vado giù di testa». La Fininvest, nella garbata persona di Vittorio Giovannelli, vicedirettore di Rti, rimane a distanza e in effetti parìa poco: «Non ci sono i tempi. Il tecnico delle luci è al mare in Grecia...». Non c'è Carlo Vetrugno, direttore di Italia 1, che è stato trattenuto da gravi questioni di famiglia. Le casalinghe intanto rumoreggiano. Nel timore di tumulti, vengono invitate nello studio 14. Funari le arringa da vecchia lenza: «Mi dicono che ci sono problemi tecnici...». Una salva di risate e fischi, a tre dita. Urla: «Poche balle, vogliamo Funari!». «Non siamo andate in ferie apposta». «Gian-fran-co, Gian-franco». Un cobas eletto all'impronta ipotizza un sit-in: «Non ci muoviamo finché Funari non va in onda». Si tratta. Accettano promesse e buoni mensa, a titolo di risarcimento. «Ma domani torneremo». Lo show di Funari va avanti. Racconta storie di ordinaria censura televisiva: inviti ai politici mai partiti, veti imposti su altri (Mario Segni) e boicottaggi vari. Pare davvero calato nella parte di telepredicatore scagliato contro il Potere catodico. Come andrà a finire, non si sa. Carlo Freccerò, predecessore di Vetrugno, demiurgo del Funari «tribuno» e vero artificiere di questa bomba a orologeria esplosa dopo la sua cacciata, filosofeggia dalle spiagge: «Funari è una delle poche persone che la tv ha cambiato. Era un domatore di telecamere. E' diventato un "mostro" televisivo da film americano». Entrambi, Funari e Freccerò, aspettano una chiamata da RaiTre. Ma sulla coppia c'è il veto assoluto di Pasquarelli. Il Funari di qualche anno fa, l'ex croupier, ex venditore, ex cabarettista, ex albertosordi dell'informazione, si sarebbe accontentato di una vagonata di milioni, nel terrore di rimanere a spasso. Ma questo «mostro da Quinto Potere» prodotto dal consenso televisivo, che cosa vuole davvero? Alla Fininvest cominciano a domandarselo, mentre il gioco si fa pesante. Curzio Maltese Folla e spettacolo negli studi con le telecamere spente Le donne urlano in coro: poche balle vogliamo Gianfranco Funari show: a sinistra parla ai giornalisti, a destra con i cavi delle telecamere che non si sono accese. Sotto Carlo Freccerò e, più in basso, Maurizio Mosca, un altro che dice addio alla Fininvest [foto ap e ansa]

Luoghi citati: Arcore, Cologno Monzese, Grecia, Italia, Monza