Dal satellite un brivido nello spazio
Dal satellite un brivido nello spazio Il «guinzaglio» è rimasto bloccato, un astronauta era pronto ad uscire per riparare il guasto Dal satellite un brivido nello spazio Operazione «ok» dopo vari tentativi HOUSTON DAL NOSTRO INVIATO Alla fine ce la fanno, dopo ore di ansia. Stavolta il guasto è al sistema di rilascio del Tethered. Un'avaria minima, assurda. La spina di un cavo che non si stacca e impedisce al satellite di sganciarsi. Ma i ripetuti tentativi vanno a vuoto, e per quasi due ore è il panico. Tra le varie ipotesi, si considera quella di mandare due astronauti a staccare a mano il cavo. Poi quando si stava tirando un sospiro di sollievo ecco una nuova tegola: il difetto al sistema di srotolamento del filo. L'annuncio che i razzetti del satellite verranno accesi slitta di ora in ora. E solo quando è tutto «okay» il Tethered può finalmente staccarsi dalla navetta e comincia lentissimamente a volare appeso al suo filo di rame e kevlar, non più spesso del cordoncino di una giacca a vento. Per molte ore l'incertezza è stata grande. La sequenza di eventi comincia alle 19,42, ora italiana. La palla bianchissima del Tethered è posata in cima al traliccio sbucato dalla stiva contro il buio dello spazio profondo, 12 metri sopra la navetta Atlantis. Mancano 40 minuti all'ora X, il momento fatidico in cui il satellite costruito da americani e italiani, obiettivo primario della missione spaziale Sts-46, dovrebbe ricevere i comandi di accensione dei motorini a razzo e cominciare a volare da solo, appeso al suo filo. Staccarsi definitivamente dallo Shuttle. Ma ecco che il «count down» si ferma una prima volta. Il secondo «cordone ombelicale» che collega ancora il satellite alla navetta non riesce a staccarsi dal satellite stesso. Il motorino che dovrebbe riawolgere il cavo dentro il traliccio non funziona. La telecamera che inquadra la scena dal basso mostra il primissimo piano della pancia del sa¬ tellite. Alla luce del flash si vede il grosso filo arancione saldamente attaccato alla sua spina. Sembra impossibile che un contrattempo così banale possa bloccare un piano complesso, studiato nei minimi particolari. Eppure è proprio quel che succede, in questa missione che tutti avevano definito nuovissima e rischiosa, già in ritardo di 24 ore per colpa della piattaforma europea Eureca che alla fine è rimasta lì in attesa di essere at¬ tivata. Adesso è toccato al Tethered, anche se, a dire il vero, il motorino incriminato fa parte del sistema di dispiegamentq costruito dagli americani. I minuti trascorrono, diventano ore mentre alla sala controllo del Johnson Space Center avvengono concitate consultazioni. Lo specialista della, missione Jeffrey Hóffmann dallo Shuttle dialoga con il direttore di volo. Si continua a provare. Si tenta ruotando dalla parte del Sole il motorino, che forse si è bloccato a causa della bassa temperatura esterna. Si prova persino a mettere in azione i razzi dello Shuttle, per vedere se scuotendo il traliccio il motorino maledetto riesce a sboloccarsi. Niente. I tentativi infruttuosi diventano cinque, dieci, quindici. A questo punto forse non resta che mandar fuori due astronauti a staccare con le mani quella spina. Saranno, eventualmente, Hóffmann e Franklin Chang Diaz, della squa- dra «rossa». Nel caso, dovranno arrampicarsi lungo il traliccio. Neanche a pensare di ritirare dentro il «boom», come chiamano qui il traliccio, dentro la stiva. Ù delicato filo da cui dipende il successo della missione rischierebbe di imbrogliarsi. La bianca sfera del Tethered resta fi, in attesa. Sopra l'Atlantis, col suo filo di rame e kevlar, che un motore simile al mulinello di una canna da pesca avrebbe dovuto srotolare con delicatezza. Ma proprio lì avviene il secondo intoppo. Poi riesce a partire: per arrivare alla «station one» il punto di stazionamento numero 1, a 20 chilometri dalla navetta, dove cominceranno gli esperimenti, il Tethered, guidato dallo «specialista di missione» Jeffrey Hóffmann, impiegherà quasi 5 ore e mezzo. E a questo punto per guadagnare tempo non è detto che non si debba fermare a soli 10 km. Di qui comincia la fase scientifica della missione, la serie di prove che per 10 ore dovranno verificare la capacità del sistema satellite-filo-Shuttle di generare elettricità nello spazio, fornendo un giorno energia a stazioni spaziali e astronavi dirette verso Marte. La squadra dei «Rossi» può andare a dormire: ora entrerà in azione la squadra «Blu» di Franco Malerba, Andy Alien e Claude Nicollier. Maria Grazia Bruzzone Tre lunghe ore di consultazioni tra la base e lo Shuttle I PUNTI A RISCHIO EFFETTO CORDA MUOVENDOSI NEL CAMPO MAGNETICO TERRESTRE IL GUINZAGLIO" POTREBBE COMINCIARE A ROTEARE NEL VUOTO. COME LA CORDA MANOVRATA DAL SALTATORE TRACCIANDO UN ARCO DI CIRCA 100 METRI EFFETTO PENDOLO UNA VOLTA ANNULLATO L'EFFETTO CORDA IL SATELLITE POTREBBE INIZIARE UN MOVIMENTO OSCILLATORIO SIMILE A QUELLO DI UN PENDOLO CON LA POSSIBILITÀ' CHE IL FILO SI AVVOLGA INTORNO ALLA NAVETTA LO SHUTTLE DOVREBBE VOLARE IN CERCHIO PER SMORZARE IL MOVIMENTO IN CASO DI EMERGENZA SONO STATE DISPOSTE CARICHE ESPLOSIVE PER TAGLIARE IL FILO: IL SATELLITE SAREBBE ABBANDONATO Franco Malerba in una Immagine giunta dallo spazio [fotoapj
Persone citate: Andy Alien, Claude Nicollier, Franco Malerba, Franklin Chang Diaz, Johnson, Maria Grazia Bruzzone, Space
Luoghi citati: Houston
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