In catene 36 ore, poi arriva la salvezza di Foto Romano

In catene 36 ore, poi arriva la salvezza L'impresario di Bovalino è stato liberato con un blitz in Aspromonte, catturato il carceriere In catene 36 ore, poi arriva la salvezza Nel covo aveva ripreso il cellulare e cercava la moglie LOCRI NOSTRO SERVIZIO Libero e, questa volta al di là di ogni ragionevole dubbio, senza che sia stato pagato riscatto. Paolo Canale, 54 anni, imprenditore -agricolo di Bovalino, ha trascorso solo due notti nelle mani dei suoi sequestratori e quando gli agenti della polizia lo hanno trovato, con ancora-la caviglia serrata da una catena, stava tentando di usare il suo telefono cellulare per avvertire i famigliari che ormai era tutto finito. Il telefonino Canale ce l'aveva in tasca nel momento del sequestro ed i suoi aguzzini glielo avevano preso. Forse perché anche il cellulare (come insegna il caso di Vittorio Ierinò, il capo della banda che sequestrò Roberta Ghedini che dall'Aspromonte chiamava un po' tutti, amici e chi amico suo, almeno formalmente, non poteva essere) sembra esser diventato uno strumento irrinunciabile per latitanti e sequestratori che vivono in Aspromonte. Da ieri mattina Canale è tornato libero e, fatto più importante, la polizia è riuscita a catturare anche uno dei carcerieri, Sebastiano Strangio, 22 anni. Strangio è un cognome di quelli che contano nella geografìa del crimine mafioso della Locride. Suo padre, Francesco, fu tra gli accusati, nel 1981. per il sequestro del «re della pellicce- ria», Giuliano Ravizza; uno zio, Peppe, era il cervello della banda che rapì Cesare; Casella e che fu ferito e catturato dai carabinieri, a conclusione di un conflitto a fuoco, la sera di Natale del 1989 quando era andato a ritirare una rata del riscatto per il rilascio dello studente. Sebastiano Strangio è sospettato anche di aver avuto un ruolo nell'assassinio di Antonio Vottari, 25 anni, che, dice qualcuno, era stato incaricato di far capire proprio agli Strangio che bisogna smetterla con i sequestri, che con la droga si rischia meno e si guadagna di più e che per questo potrebbe essere anche stato punito. La liberazione di Paolo Canale, che è già tornato a casa, non è frutto di casualità. Perché, dicono non nascondendo la loro soddisfazione i vertici della questura di Reggio, l'esito positivo dell'operazione rientra in un disegno investigativo che le forze dell'ordine perseguono da tempo e che si rifa al calcolo delle probabilità. Cioè: polizia e carabinieri hanno ristretto, in base all'esperienza degli altri sequestri, le aree dell'Aspromonte che le bande di rapitóri scelgono per realizzare le prigioni degli ostaggi (quella di Canale era una buca profonda alcuni metri, scavata in una macchia). Una mappa che viene aggiornata tenendo conto anche delle operazioni di «bonifica» che vedono impegnate decine di uomini. Così quando la Nissan «Patrol» di Canale è stata trovata sul greto del torrente Bonamico, a Careri, gli investigatori hanno saputo già come muoversi, individuando il «quadrante» dell'Aspromonte da aggredire. Un po' quello che accadeva in Vietnam quando i Ranger statunitensi sapevano che lì «doveva» esserci un santuario dei guerriglieri vietcong, anche se non sempre riuscivano a trovarlo. Ieri, però, una volta tanto, la fortuna ha voluto essere accanto alle forze dell'ordine premiando i loro sforzi. Cosicché mentre 400 tra carabinieri e polizia rastrellavano un vasto settore della montagna, in contrada Serra di Papa di San Luca, due elicotteri si sono levati in volo, intercettando alcune persone - tre, almeno - che alla loro vista hanno cercato di nascondersi sotto un albero. Via radio è partita la segnalazione e così, in pochi minuti, la macchia dove i tre si trovavano è stata aggredita da decine di uomini. I banditi hanno allora capito che era impossibile cercare di «salvare» l'ostaggio e sono fuggiti. Per Sebastiano Strangio non c'è stato nulla da fare. Quando si è visto davanti gli uomini in tuta mimetica e mitragliette ha abbozzato la fuga, inutilmente. Paolo Canale non ha creduto ai suoi occhi, temendo forse che la sua prigionia si sarebbe protratta per chissà quanto ancora. Ed invece per lui è finita bene. Ai giornalisti ha risposto con poche battute, dicendo di essere stato trattato bene, di non aver subito violenze. Un atteggiamento che è comune a molti degli ex sequestrati, special modo di quelli la cui prigionia si è risolta felicemente e in un periodo molto breve e che forse temono di poter riaffrontare una nuova traumatizzante esperienza. Nella prigione sono stati trovati anche sei fucili, due mitra e munizioni in grande quantità, a conferma che Strangio ed i suoi complici si erano attrezzati per una lunga permanenza. Ora è aperta la caccia ai compagni di banda del giovane. Innanzitutto ai due che erano con lui e che sono riusciti a passare attraverso le maglie della rete di uomini e mezzi tesa a monte del torrente Bonamico. E poi ancora gli altri. Magari sono tra le persone (una decina) che ieri sera gli investigatori hanno torchiato a lungo nel commissariato di Bovalino, cercando un «buco» nei loro alibi per domenica pomeriggio, quando cioè Canale è stato sequestrato. Diego Minuti 1 Paolo Canale, 54 anni, con moglie e figli [FOTO ROMANO]

Luoghi citati: Bovalino, Careri, Locri, Reggio, Vietnam