Scandaloso Strindberg che la Svezia censurò di R. Sii.

Scandaloso Strindberg che la Svezia censurò «Signorina Giulia» integrale per Lavia-Guerritore Scandaloso Strindberg che la Svezia censurò TAORMINA. E' la prima volta, per la Signorina Giulia. La prima volta che può parlare liberamente di parto, mestruazioni, rapporti fra uomini e bestie. Il testo di Strindberg, censurato al suo debutto, viene riportato sulle scene stasera in edizione integrale da Gabriele Lavia e Monica Guerritore per Taormina Arte. Con tutta la carica provocatoria voluta dall'autore, quella che, nonostante i tagli, già all'epoca fece parlare di «scandalosa Giulia». «Sono più di mille, gli interventi fatti dall'editore Singelmann nel 1888 - spiega Lavia, interprete e regista -. Nel 1984 la polizia scientifica svedese ha riscostruito l'originale dal manoscritto, oggi Franco Perrelli lo ha tradotto in italiano». Mille è un bel numero... «Sì, benché spesso si tratti di piccole correzioni. La storia non cambia: nella cucina di una casa patrizia, durante una festa, la padroncina seduce l'ultimo dei servitori, in un inesorabile gioco autodistruttivo. L'edizione originale dà più profondità e "verità" ai personaggi, nello spirito di Strindberg, che addirittura desiderava si cuocesse un rognone in scena, per dare "odore" allo spettacolo. Non per nulla lui la definiva "la prima tragedia naturalista svedese". Ma è una realtà vissuta come allucinazione: così anche la scena avrà due livelli, uno teatrale e uno reale, con un pasto vero che simboleggia la violenza dell'azione: si inizia con un coniglio tagliato a pezzi per arrivare alla decapitazione di un pesce». Narrano le cronache che alla prima assoluta una donna in platea abortì per lo choc. E che alla prima moscovita un'altra ebbe un attacco epilettico. Eppure Singelmann aveva avuto cura di sostituire «mestruazioni» con «le mie giornate», di tagliare la risposta al servo, quando Giulia lo provoca «Vorrei farla uccidere come una bestia» e lui «Giusto, come dice la legge, colui che ha fornicato con una bestia deve essere condannato e la bestia deve essere uccisa». «Naturalmente sottolinea Lavia - "La signorina Giulia" è una grande opera non solo per questo, ma anche per questo. La cosa importante è riscoprire il "vero" Strindberg». Il recupero più singolare è quello della punteggiatura. «Strindberg - spiega Lavia - non usava punti e virgole ma caratteri "espressionisti", molto simili a quelli che servono agli attori per segnarsi pause e accenti: un linguaggio più musicale che letterario». Monica Guerritore così spiega la sua Giulia. «E' una donna nuova, divisa fra la voglia di dare ordini e quella di essere comandata, che cerca il potere ma anche l'amore. Che alla fine non riesce ad accettare la sua nuova identità e sceglie la morte». In scena protagonista è la lotta, quella fra uomo e donna, quella interna di Giulia. «Ma soprattutto la lotta, così moderna, per la riconquista del passato, la nostalgia di un'epoca serena, senza conflitti e incertezze». Dice Giulia morendo «Io sono l'ultima». [r. sii.]

Luoghi citati: Svezia, Taormina