Per reggiseno un filo spinato di Alessandra Pieracci
Per reggiseno un filo spinato Un libro e una raccolta di strana biancheria Per reggiseno un filo spinato GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Sono assolutamente improbabili, ma riescono a raccontare, con la forza della metafora allusiva, tutto l'universo erotico, sentimentale, rassicurante o inquietante al cui centro si erge il seno femminile. Due coppe con rubinetto (il reggi-netto di Giuseppe Di Somma) per richiamare la maternità e l'allattamento, ma anche due stampi da budino (il reggi-caramel di Simona Patrucco) per ricordare la costrizione di una femminilità casalinga, o ancora il minaccioso cordone attorcigliato intorno alle coppe di tela (serpe in seno di Mario Schifano): è l'apoteosi del reggiseno, con oltre 200 esemplari in mostra sino a Ferragosto nell'ambito del «Mondo di Colombo», alla Fiera di Genova, e un libro fotografico, li reggi-secolo (Idea Books), in vendita da oggi, edito grazie al bolognese Carlo Chion. Dietro mostra e libro, un frizzante giovanotto di trentadue anni, Samuele Rosario Mazza, nato a Palma di Montechiaro nell'ex rimessa di carrozze dei Tornasi di Lampedusa, cresciuto a Firenze, stilista, inventore di eventi spettacolo che oggi rinnega la moda come fatto commerciale per dedicarsi al culto dell'effimero d'arte. I reggiseni sono tutti suoi, scelti tra i 1500 che ha accumulato in anni di collezionismo: c'è quello intitolato «Prima colazione a Ginevra» di Marco Lucidi Pressanti, realizzato con due teiere e bandierine svizzere, il «seno al dente» di rete, forchette e pasta realizzato da Lorella Santoni, o ancora il «Permesso», due campanelli da biciclette di Giu¬ seppe Di Somma. Si accendono, volano, si muovono. Il più triste? Forse il «Povera Crista» in filo spinato, di Paolo Cotza, o quello antiproiettile. O «Mai più il bucato», realizzato da Milena Bobba utilizzando contenitori di detersivo e catene. Operazione feticista? «Tutt'altro - dice il collezionista -. Piuttosto un gioco antidepressivo, pur tenendo conto delle problematiche dei nostri tempi». Difficile pensare a un messaggio del reggiseno, ma tutto è possibile vedendo le due gondole di «Salvate Venezia» (Silvia Bruschini) o l'«antistupro» irto di spilli, inventato da Micaela Naldini. Dopo Genova, la mostra andrà a New York. I giapponesi hanno fatto una notevole offerta per acquistarla in blocco, ma l'obiettivo del proprietario sarebbe piuttosto istituire nella sua Firenze una sorta di museo dell'inutile, dove troverebbero giusta collocazione anche i risultati delle sue altre imprese d'arte, ovvero scarpe d'autore, cravatte, oggetti di carta e via dicendo. Il tutto raccolto in libri-catalogo per un'enciclopedia di arte applicata alla quotidianità contemporanea. «Chi si aspetta di entrare in una sorta di boudoire resterà deluso - spiega Mazza -. C'è solo un capo a luci rosse». Si intitola proprio così, ed è costituito da due interruttori. Lo ha creato Riccardo Misesti. E i reggiseni delle dive? Sono tre: uno creato per Madonna da Sergio Binaglia, uno disegnato da Zeffirelli, cobra in posizione d'attacco, per la Callas in Aida, il terzo, metallo e Strass, di Marangoni per Milva. Alessandra Pieracci Originalità e un pizzico di follia nei reggiseni raccolti in una sorta di museo dell'erotismo Marco Lucidi Pressanti, realizzato con due teiere e bandierine svizzere, il «seno al dente» di rete, forchette e pasta realizzato da Lorella Santoni, o ancora il «Permesso», due campanelli da biciclette di Giu¬ per Madonna da Sergio Binaglia, uno disegnato da Zeffirelli, cobra in posizione d'attacco, per la Callas in Aida, il terzo, metallo e Strass, di Marangoni per Milva. Alessandra Pieracci
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