Per favore, non svendete le municipalizzate
Per favore, non svendete le municipalizzate Per favore, non svendete le municipalizzate Renzo Santini: ai Comuni rimarrebbero quelle peggio gestite ROMA. «Il blocco generalizzato delle tariffe pubbliche è un boomerang. E soprattutto nel caso dei trasporti locali e dell'acqua per i quali già si mantiene in modo artificioso il prezzo, inferiore di un terzo rispetto a quello applicato nella maggioranza dei Paesi europei, come Francia, Germania e Gran Bretagna. Ci vuole una politica meno miope nei confronti della finanza locale», stigmatizza l'avvocato Renzo Santini, presidente della Confederazione italiana servizi pubblici enti locali (Cispel), critica il «congelamento» delle tariffe legato alla manovra economica del governo, e non nasconde il timore che dietro l'angolo ci siano privatizzazioni selvagge. La confederazione delle municipalizzate rappresenta un universo di 757 associate che assicurano un totale di 1040 servizi pubblici essenziali per la collettività nei grandi Comuni come acqua, gas, trasporti locali, nettezza urbana, luce. Alcune sono «gioielli» molto appetibili, altre zoppicano, come quello del trasporto pubblico, con i suoi 5 mila miliardi di deficit complessivo. «E alla fine un ente preso per il collo rischia di es- sere svenduto». Oggi spira vento favorevole alla privatizzazione: non potrebbe essere questa la soluzione ai deficit di bilancio, alle inefficienze di alcuni servizi? Ho forti perplessità per enti che forniscono servizi essenziali, che toccano la vita di tutti. Non sono contrario alla loro privatizzazione, ma attraverso un azionariato diffuso, insomma con i connotati della public company britannica. Ma perché le municipaliz¬ zate non possono diventare «imprese a tutto campo», delle spa, come anche il presidente della Confindustria Abete aveva sollecitato in occasione dell'ultima assemblea generale della Cispel? Perché parliamo di aziende molto particolari, che offrono servizi essenziali per la vita di tutti i cittadini. E' importante quindi che mantengano 1'«azione d'oro» che consenta loro di raggiungere i fini sociali che hanno giustificato la loro nasci¬ ta. Anche se questo comporta un accumulo di perdite? Queste vanno discusse, capite. I nostri nonni hanno accettato di comprarsi questo capitale per ragioni economiche e sociali. Non dimentichiamo le radici storiche dell'imprenditorialità pubblica. Fu Giolitti, nel 1902, a presentare alla Camera un disegno di legge per l'assunzione diretta da parte dei Comuni di una serie di servizi pubblici che includevano gli acquedotti, l'illuminazione, la produzione e la distribuzione di energia elettrica, la costruzione e l'esercizio delle tranvie, la nettezza urbana, i trasporti funebri e le pubbliche affissioni. Si costituirono così decine di aziende municipalizzate approvate con referendum popolare. Ma oggi, in piena crisi economica e di fronte alla crescita del debito pubblico, s'invoca più rigore, la fine di bilanci in rosso. In termini reali gli oneri a carico dello Stato per i principali servizi pubblici è decrescente. La stéssa Relazione previsionale per il '92 riconosce che le aziende municipalizzate hanno dato luogo a un tendenziale rie¬ quilibrio gestionale. Eppure oggi c'è la tendenza a svendere questo patrimonio nazionale. Vuole essere più preciso? Faccio qualche esempio. Sul mercato stanno per essere vendute le aziende del gas e dell'acqua di Genova e Trieste, gioielli attivi che funzionano bene: torna il capitale straniero perché comprano a buon prezzo, fiutano l'affare, sanno che l'acqua costerà presto il 30% in più. Si parla di cessioni anche per le Centrali del latte di Roma (ha un passivo di 20 miliardi, ma perché ha svolto una politica sociale) e di Milano (che va meglio) come pure dell'azienda energetica del capoluogo lombardo. Quello che temo è un degrado lento delle municipalizzate e che alla fine i servizi pubblici peggiori restino a carico dei cittadini e le migliori svendute. Per questo è importante che non vengano dimenticate tutte quelle leggi che riguardano i settori economici nei quali operano le aziende pubbliche locali, assegnando loro un ruolo adeguato nel rispetto degli interessi delle comunità servite o da servire. Stefanella Campana
Persone citate: Giolitti, Renzo Santini, Stefanella Campana
Luoghi citati: Francia, Genova, Germania, Gran Bretagna, Milano, Roma, Trieste
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