«Londra sapeva, ma ci consegnò a Saddam» di Francesco Manacorda

«Londra sapeva, ma ci consegnò a Saddam» GRAN BRETAGNA Gli ex scudi umani: non fu sfortuna, a bordo spie che dovevano sbarcare prima dell'invasione «Londra sapeva, ma ci consegnò a Saddam» Chiedono i danni ipasseggeri dell'ultimo volo che atterrò in Kuwait LONDRA DAL NOSTRO INVIATO E' il 1° agosto 1990. Il volo «Ba 149» decolla dall'aeroporto di Londra con due ore di ritardo: destinazione Kuala Lumpur via Kuwait City. Arriverà nella capitale del Kuwait alle 4 e 40 del mattino, in una città già invasa dagli iracheni che bloccheranno l'aereo e prenderanno tutti in ostaggio. Un viaggio sfortunato. Ma i passeggeri che erano a bordo - di cui l'«Indipendent on Sunday» ha ricostruito ieri la storia - sostengono che la loro tragica avventura non fu solo fatalità. L'aereo della British Airways partì ed arrivò a destinazione - affermano - nonostante le autorità britanniche sapessero che l'invasione stava per scattare. Perché allora fu deciso di effettuare ugualmente il viaggio? Una delle risposte plausibili è che il volo dovesse sbarcare agenti segreti che Londra sperava di far arrivare in Kuwait. Così, attraverso azioni legali, alcuni passeggeri americani, britannici e francesi, cercano di far luce sulle responsabilità del governo britannico e della British Airways. Venerdì, a San Diego, in California, è stata avviata una nuova causa contro la compagnia, che secondo l'accu- sa ««sapeva o doveva sapere dell'invasione del Kuwait». E se in tribunale emergeranno fatti nuovi le linee britanniche potrebbero perdere molto denaro oltre che un bel po' di reputazione. Quello che ha fatto imbestialire i «reduci» del volo «Ba 149», è stato il fatto che all'inizio la British Airways abbia rifiutato ogni responsabilità. Ha pagato una sorta di risarcimento ai membri dell'equipaggio (tra l'altro una hostess è stata violentata dagli iracheni), ai 337 passeggeri è stato offerto solo il norma¬ le rimborso per i bagagli andati persi o distrutti. Poi ha corretto la rotta, offrendo degli indennizzi a molti passeggeri, ma sempre negando qualsiasi responsabilità nella vicenda. Secondo i passeggeri che l'hanno trascinata in tribunale, invece, la compagnia era perfettamente conscia del pericolo a cui andava incontro il volo «Ba 149». Tanto è vero che alcuni testimoni a bordo dell'aereo - la cui partenza fu ritardata di due ore ufficialmente a causa di un guasto all'impianto di condizio¬ namento dell'aria - sostengono di aver sentito un litigio tra i membri dell'equipaggio sull'opportunità di partire per Kuwait. Anche i tempi del volo non quadrano. L'aereo arrivò in Kuwait alle 4 e 40 di mattina, quando gli iracheni avevano già oltrepassato la frontiera da due ore. La torre di controllo di Kuwait City diede il via libera all'atterraggio senza nessuna segnalazione particolare. Ma è possibile che a Londra nessuno sapesse ancora e fosse in grado di avvertire l'aereo in viaggio? No, sostenne poco dopo l'episodio il ministro dei Trasporti britannico in un dibattito parlamentare, l'atterraggio e la notizia dell'invasione avvennero praticamente in contemporanea. Ma le sue dichiarazioni contrastano decisamente con quelle della British Airways e dello stesso ministero degli Esteri, che riconoscono l'intervallo di oltre due ore tra i due episodi. E' nato così il sospetto che il governo avesse necessità di far arrivare quel volo a Kuwait City, anche se per far questo doveva tenere la British Airways all'oscuro del pericolo che correvano passeggeri ed equipaggio. Francesco Manacorda