Un memorandum per la Farnesina di Aldo Rizzo

Un memorandum per la Farnesina OSSERVATORIO Un memorandum per la Farnesina ON l'arrivo, anzi col ritorno, di Emilio Colombo alla Farnesina, si è chiusa la crisi scaturita dalle inopinate dimissioni di Vincenzo Scotti. Colombo non è certo una faccia nuova, ma sarà, com'è stato più volte in passato, un ottimo ministro degli Esteri. Ha una competenza sperimentata, specie negli affari europei, ha una lunga consuetudine con gli ambienti (cioè gli uomini e i luoghi) della diplomazia internazionale. Del resto, chi ha detto che un ministro degli Esteri debba essere una faccia nuova? Almeno in quel campo, l'esperienza conta più di ogni altra cosa; senza togliere nulla alla fantasia e alla capacità d'iniziativa. Vedi il caso di Gianni De Michelis. Ma anche Emilio Colombo ha, oltre al resto, la sua visione politica. Dunque la Farnesina può ora occuparsi delle responsabilità intemazionali dell'Italia, senza essere distratta, almeno per un po', dalle questioni e dalla dispute di politica interna. Da cosa cominciare, o ricominciare? Forse da ciò che l'imprevedibile Scotti ha lasciato in sospeso, vale a dire dai contatti con i protagonisti dell'area mediorientale. Si sa che il nuovo round del negoziato arabo-israeliano è stato sottratto all'ultimo momento a Roma e riportato a Washington; e qui Scotti non c'entra, anche se le sue dimissioni, a un mese dalla nomina, hanno fornito un alibi «a posteriori» a chi sosteneva che l'Italia «non era pronta» (in senso lato). In ogni caso erano in programma due viaggi, a Gerusalemme e a Damasco, che ora andrebbero riattivati. Più generalmente, va riattivata la presenza italiana in un'area prossima e cruciale, in un momento di possibile svolta: anche nell'eventualità che, dopo Washington, Roma ridiventi la sede del negoziato di pace. Poi c'è la Jugoslavia, la tragedia alle porte di casa. In questa seconda metà dell'anno, proprio l'Italia ha la presidenza dell'Unione : europea occidentale (Ueo), il braccio militare della Cee, e in questa veste coordina i movimenti delle navi, non solo europee ma della Nato, nel basso Adriatico, per il controllo nav: dell Adr: dMppdmtcCdclddtcceltdppvdnmstfctnhttvfgdcssnrgpplftnmt dell'embargo a Serbia e Montenegro. E' un'azione più simbolica che reale, purtroppo, ma, se la tragedia continua, verrà il momento di decisioni concrete, come l'apertura di un corridoio terrestre, tra la Croazia e la Bosnia, corridoio umanitario, per i soccorsi, ma da proteggere militarmente. E poiché si parla di Ueo e di Nato, resta ancora da definire il vero rapporto tra questi due organismi, che è poi il rapporto, politico-strategico, tra l'Europa e l'America. Si è detto più volte che l'Ueo è il braccio armato della Cee e nello stesso tempo il pilastro europeo della Nato. Per ora siamo poco oltre le parole, e alla prova dei fatti, come si è visto per il pattugliamento dell'Adriatico, sono insorte non poche difficoltà. Un mistero nel mistero è il nascente Eurocorpo francotedesco: embrione di una forza nuova e autonoma o componente dell'Ueo, con tutti i collegamenti connessi, anche con la Nato? L'Italia, con De Michelis, ha scelto di essere un punto di raccordo tra spinta «europea» e spinta «atlantica». Se, come sembra, è la via giusta, è il momento di farlo notare con più forza, grazie appunto alla presidenza dell'Ueo. Va da sè che non si tratta di questioni di forma, ma di sostanza, che investono la sicurezza futura del Continente. E l'Italia può influire. E infine c'è l'ormai mitica Maastricht, il quadro generale, l'Unione europea. Colombo, col tedesco Genscher, fu l'autore di quella Dichiarazione di Stoccarda, che aprì la strada all'Atto Unico e alla stessa prospettiva di Maastricht. Sa bene di che si parla. Naturalmente le variabili sono molte, in Italia e fuori. Ma si può essere certi che il nuovo-vecchio ministro, finché glielo permetteranno, farà tutta intera la sua parte. Auguri Aldo Rizzo JZO^J

Persone citate: De Michelis, Emilio Colombo, Gianni De Michelis, Vincenzo Scotti