«La lotta alla mafia, il mio incubo »

«La lotta alla mafia, il mio incubo » UN MINISTERO SOTTO TIRO Mancino: i partiti non si rendono conto di quanto la criminalità minacci il futuro del Paese «La lotta alla mafia, il mio incubo » «Troppi delitti impuniti, colpa delle disfunzioni, non di connivenze» «Bisogna mandare la polizia a studiare in Usa e a Scotland Yard» CROMA OME ci si introduce in tempo di bombe al Viminale, il palazzo più protetto d'Italia? Ci si annoda la cravatta, s'incede sicuri, si chiede cortesemente indicazione a un gruppo di agenti di scorta al riparo dalla calura del primo weekend d'agosto in un androne laterale. £ si sale spediti al secondo piano. Nessuno mostra alcun interesse a identificarti. Potenza della stampa? Quando lo chiediamo al ministro dell'Interno, manifestando qualche apprensione per la sua sicurezza, lui fa un sorriso scettico e scuote la testa sul collo taurino. Un sorriso che rivedremo spesso nelle successive due ore di colloquio. Nicola Mancino è un avvocato di Montefalcione, provincia di Avellino, figlio di un ferroviere, e ha fatto tutta la sua carriera all'ombra di Ciriaco De Mita. Dicono sia il suo sergente di ferro («lui è un ideologo, ma io pretendo rispetto»). Di De Mita ha l'accento e quasi sempre i sentimenti, ma per fortuna non l'incomprensibile linguaggio sociologico-politichese, o almeno lo ha un po' corretto da quando poche settimane fa s'è insediato in questo ufficio, paragonato alla bocca di un vulcano o al centro di una polveriera. Un vulcano o una polveriera, signor ministro? Un incubp. Quest'incubo le è toccato perché ha dovuto far posto al senatore Gava alla presidenza del gruppo di Palazzo Madama. Le sembra un buon criterio di selezione dei ministri? Quando Scotti ha rinunciato per andare agli Esteri ho avuto molte sollecitazioni dal presidente Scalfaro per fare il ministro dell'Interno. Dovendo fare il ministro, questo, era l'incarico ..che preferivo. Spero che il problema di Gava non fosse preminente, ma se venendo qui ho risolto-anche"questo non può che farmi piacere. Apprezziamo la sua signorilità, signor ministro. Ma lei avrà letto l'ultimo numero di «Time», che definisce «ridicola» la decisione di rompere la coppia MartelliScotti. Time non ha tutti i torti perché Scotti è stato un buon ministro dell'Interno, anche se ha badato molto all'immagine. Ha fatto leggi significative, che tuttavia richiederanno qualche modifica. La Dia andrà perfezionata, anche perché dovrà assumere alcuni poteri dell'Alto Commissariato Antimafia, che sarà sciolto «Time» non sospettava ancora l'alto senso dello Stato di Scotti che si è dimesso da ministro degli Esteri per curare i suoi affari di partito. All'incompatibilità tra le cariche di parlamentare e ministro io sono favorevole fin dal 1977 Quanto a Scotti penso che chiunque abbia il diritto di non fare il ministro, ma non di dare una spallata al suo partito e a tutto il sistema. Il feeling di Scotti con Mar telli era ben più caldo del suo. Io non intendo confliggere con Martelli, ma non voglio neanche rinunciare alla mia autonomia di giudizio. Se lui critica nell'insieme io preferisco farlo «singu latim», caso per caso. Signor ministro, la gente si annoia ai problemi di Gava e anche ai suoi rapporti con Martelli. Ma vi coglie una scarsa coscienza dei partiti sulla gravità della situazione del Paese. Non pensa che sia così? Sì, i tré grandi partiti e soprat tutto il mio, la de, sono molto in dietro nella percezione dei prò blemi, hanno sottodimensionato la politica, non riescono a pensare alto, né ad elaborare risposte credibili. E' una situazione prea gonica. Intende dire che ci sono rischi jber la democrazia? Dentroll vuoto tutto è possibile La fortuna è che in giro non c'è un cavalier Benito Mussolini, Ma se i partiti non capiscono che devono rilegittimarsi e recupe rare la loro credibilità per conti nuare a essere cardine di stabi lità, chissà che qualche Mussoli ni non spunti da qualche parte Lei parla di situazione prea gonica: i segnali vengono dall'economia, dalla corru zione, ma soprattutto dal l'ordine pubblico. I ministri dell'Interno nel dopoguerra sono stati sempre democristiani. Il ministro dell'Interno è stato concepito come la seconda autorità del governo e lo è tuttora. E' comprensibile che il partito di maggior peso lo abbia sempre voluto. Né si può negare che abbiamo avuto forti ministri dell'Interno. Penso con qualche nostalgia al tanto bistrattato Sceiba che pure ha sempre consentito al partito comunista di esprimersi liberamente. Oggi, signor ministro, a esprimersi è la mafia e lo fa ben più uberamente che il pei ai tempi di Sceiba. Lei sa che in Italia c'è un poliziotto ogni 213 abitanti, il rapporto più alto d'Europa e tra i più alti del mondo? Le sembra che i risultati siano adeguati? Il Paese è come un corpo umano, se non funziona il corpo non può funzionare un suo organo. Questo va detto tenendo presente il sacrificio delle vittime. Nessuno vorrebbe vittime, signor ministro. Vorremmo risultati. Abbiamo qualche traccia degli assassini di Falcone e di Borsellino? Non ho rilevanti novità, di concreto non c'è niente. E gli assassinii degli anni passati? Non solo quelli di mafia, ma anche quelli passionali. Possibile che non esista un ispettore Derrick che riesca a risolvere il caso di via Poma, dell'Olgiata e i cento altri casi irrisolti? Le sto dicendo che la disfunzione è complessiva. Questo palazzo e ciò che da questo palazzo dipende riflette in termini di efficienza e di moralità le condizioni generali del Paese. Che l'apparato pubblico fosse inadeguato lo sapevo già prima. Ma le tre polizie d'Italia non sono neanche in grado di arrestare i mafiosi conclamati e i latitanti, di cui il settimanale Epoca ha pubblicato un «Chi è» nel quale mancano soltanto gli indirizzi So che il Paese è questo che ci rimprovera, giustamente. Ma perché non li prendete? Per connivenze o per disfunzioni? Più per disfunzioni che per connivenze. «Catturate qualcuno!», ha esclamato in Parlamento il giudice Ayala. Ayala sa benissimo che la crisi dello Stato coinvolge anche la magistratura, che pure ha dato il suo tributo di sangue. Tutto questo avviene perché non si sono mai colpite le ine ttitudini? L'Italia è un Paese permissivo dove tutto accade e nulla viene contestato. Ma questa regola deve cambiare. E subito. Abbiamo cominciato. Si riferisce al siluramento del prefetto di Palermo? Non parlerei di siluramento, il prefetto Jovine è un funzionario di valore, schiacciato dalle disfunzioni generali. Anche i capi del Sismi e del Sisde che avete sostituito èrano funzionari di valore? Non si può scuotere l'animo di fedeli funzionari dello Stato. Vanno fatti movimenti dolorosi ma inevitabili. I capi del Sismi e del Sisde sono stati sostituiti per una ragione fisiologica. D'accordo, signor ministro, non scuotiamo l'animo dei funzionari. Ma lei sa che c'è un nuovo corvo, autore di un documento anonimo molto inquietante che traccia lo scenario dell'uccisione di Salvo Lima? Sì, so dell'esistenza di questo documento anonimo. Ne abbiamo parlato in sede di comitato per la sicurezza. Penso che vada analizzato con intelligenza. Lei sa anche che in quel documento si avanzano sospetti infamanti nei confronti dell'ex commissario antimafia Finocchiaro, appena nominato capo del Si- sde? Dall'Alto Commissariato non è stato spostato il prefetto Finocchiaro come persona, ma l'alto commissario perché, come le ho detto, quell'organismo confluirà nella Dia. Perché il capo della polizia Parisi è rimasto al suo posto? Il capo della polizia ha una forte personalità. Non lo mettiamo in dubbio, signor ministro, ma il Paese l'ha visto alla prova sul caso del bambino rapito in Sardegna: quando ci fu il taglio dell'orecchio, Parisi disse che Farouk era «quasi» libero. Poi ci fu tutta la sceneggiata con Mesina. Non le pare un bel pasticcio da chiarire? Qualcuno mi ha detto che in questo caso bisognerebbe fare come Sceiba: sostenere la verità di Stato. Io non ho verità di Stato e comunque non mi piacciono, per cui mi affido alla magistratura. Il capo della polizia, i magistrati e il padre del bambino mi dicono che Mesina ha avuto un ruolo, ma non nella fase finale del rapimento. Purtroppo la gen- te crede più a un bandito che al capo della polizia, vuol dire che Mesina ha più fascino. Se Grazia Deledda fosse viva potrebbe scrivere «Grazianeddu». E come si sente lei in queste condizioni? Mi sento come uno che avverte l'impotenza dell'apparato e che sente con tutta la sua forza il bisogno di rimuoverne le cause e di ripristinare l'efficienza. Ma come si fa? Bisogna creare una vera intelligence, mandare i poliziotti a scuola in America, in Germania, a Scotland Yard. Introdurre la logica dell'investigatore irregolare, applicare tutti i mezzi per colpire la criminalità. La mafia ormai fa terrorismo, non combatte più al suo interno, ma si concentra contro lo Stato. Più che far politica in senso stretto punta a offendere lo Stato, perché lo Stato è fragile nel controllo del territorio. Per questo l'Esercito può servire a qualcosa. Contro il terrorismo si è vinto. Con la mafia il controllo del territorio è profondo, il brodo di cultura abbondante, la gente ha paura, tarda a mobilitarsi. Più che l'Esercito non servirà un prefetto Mori? Sul prefetto Mori ci sono molte leggende, la lotta alla mafia durante il fascismo non fu questo grande successo. Perché non darà ai magistrati siciliani l'agenzia che invocano per la loro protezione, guidata da un sottosegretario all'Interno? Siamo sensibili ai problemi che manifestano, ma non possiamo' sostituire il ministro di Grazia e Giustizia. Che cosa le fa pensare il fatto che in quattro o cinque regioni italiane governa di fatto la criminalità e in Lombardia i magistrati? I magistrati in questo momento hanno il predominio in una città in cui le regole politiche sono state soppiantate da attività illecite in nome dei partiti. Quando si rompono le regole si creano anche pascoli abusivi. Ma i finanziamenti occulti sono criminalità o irregolarità, come dice Craxi? Sono indubitabilmente fatti criminali, di cui i responsabili devono rispondere in base al codice penale. Tra l'altro non vedo chi in Parlamento potrebbe avere tanta autorità da sostenere un condono, visto che ci vuole una maggioranza del 65 per cento. Si cambi la legge sul finanziamento e i partiti, tutti, compreso il mio, riducano i loro apparati leninisti e si occupino di politica. Il governo non ha quest'autorità? E' evidente che il governo ha problemi molto più grossi della sua maggioranza. E come se ne esce, ministro Mancino? Con uno scossone. Col crollo del Muro di Berlino noi siamo i vincitori, ma la gente non si accontenta che abbiamo vinto, vuole che cominciamo ad amministrare bene. Il fatto che nulla funzioni nello Stato e nella pubblica amministrazione viene attribuito, e con ragione, ai partiti. Questa situazione è figlia nostra. Al mio partito non basta un semplice cambio di segreteria, ci vuole un'analisi culturale e una proposta politica. Voi della sinistra non l'avete? No e non ho difficoltà ad ammetterlo. La sinistra deve recuperare una linea politica e metterla al servizio del partito. Non di un nuovo segretario, ma di un pool, come si dice per i giudici antimafia, che deve fare una vera rivoluzione nella de. Chi vuole in questo pool? Per ora mi attendo un'analisi forte da Forlani, che essendo così disincantato può essere l'uomo del passaggio del testimone, non a un uomo ma a un team. Ci sono uomini adatti a farne parte e penso anche Segni. E' un errore emarginarlo, è stato un errore escluderlo dalla commissione per le riforme istituzionali. I grandi partiti, il mio compreso, sembrano anatre zoppe, bisogna che riescano a togliersi il piombo dalle ali. Ministro Mancino, chi la consiglia, oltre a De Mita, in questo palazzo da incubo? Mi chiama spesso Cossiga. Lui ha proprio la vocazione del ministro dell'Interno. Sarebbe un ottimo capo della Dia. Alberto Staterà «L'Italia è in fase preagonica ma per fortuna per ora non c'è 1 rischio che spunti un altro Mussolini» «A Palermo vola un nuovo Corvo Stiamo indagando con attenzione» «Con Martelli non voglio litigare ma difenderò la mia autonomia Ascolto Cossiga sarebbe un ottimo capo della Dia» Sopra il presidente della de Ciriaco De Mita A sinistra il ministro della Giustizia, Claudio Martelli. Di lui Mancino dice: «Avrà la mia collaborazione, ma voglio mantenermi autonomo nelle mie analisi» Sopra Simonetta Cesaroni, uccisa in via Poma. A destra la contessa Alberica Filo della Torre Benito Mussolini, citato dal ministro I funerali del giudice Paolo Borsellino. Nelle indagini sull'attentato non ci sono novità A sinistra il ministro dell'Interno Nicola Mancino, che difende il capo della Polizia Vincenzo Parisi: «Deve rimanere al suo posto perché è un uomo di forte personalità» In basso Francesco Cossiga