Ha ucciso i due amici gay

Ha ucciso i due amici gay L'assassino inchiodato dalla perizia balistica sul fucile calibro 22 Ha ucciso i due amici gay Risolto il giallo della collina L'assassino della collina ha un nome. Quello di Claudio De Berardinis, 59 anni, romano, pregiudicato per armi e reati contro il patrimonio. Lo inchioda un fucile cai. 22 tipo Browning che nascondeva in auto: le perizie dicono che è stata quell'arma ad uccidere Alfredo Schena e Paolo Taricco. De Berardinis ha cercato di sfuggire alla cattura architettando anche una incredibile messa in scena per far cadere la colpa degli omicidi su Massimo ed Antonio Impagnatiello, due torinesi che sono riusciti a fatica (e con qualche ingenuità) a dimostrare la loro innocenza. Tutta la vicenda ha radici nel mondo gay, anche se il primo delitto ha avuto come movente una storia d'interesse, ed il secondo l'esigenza di eliminare un testimone scomodo. Vediamo la storia. Roma, trent'anni fa. Claudio De Bcrardinis e Alfredo Schena si conoscono, vivono una storia d'amore, vanno ad abitare insieme. E si fanno una promessa: ognuno nominerà l'altro suo erede universale. Poi sorgono alcune incomprensioni, qualche bisticcio. Claudio ed Alfredo si lasciano, il primo resta a Roma, il secondo torna a Torino. Si sposano entrambi, ma entrambi si separano. Lo Schena si ritira a vivere solo a Castiglione Torinese, il De Berardinis comincia a convivere con un viado brasiliano, di nome Sarah. Poi, lentamente, c'è un riawicinamento. L'anno scorso i due decidono di compiere un investimento insieme: trattano un ristorante in Francia. E' in questa fase che accade qualcosa. I carabinieri del Nucleo operativo: «Quella vecchia promessa di lasciti reciproci riprende vigore, ma nascono anche alcuni litigi. Fino al delitto». Che avviene, presumibilmente, la vigilia di Natale dell'anno passato. Il corpo resta nascosto in cantina per oltre due mesi. Lo scoprono i carabinieri, il 5 marzo, nel corso di un sopralluogo, dopo la denuncia di scomparsa da parte dei parenti. I militari del maggiore Muggeo cominciano ad indagare fra gli amici della vittima: vengono interrogati anche due fratelli, Tony e Massimo Impagnatiello, che cadono in numerose contraddizioni, tali da avvalorare il fermo per omicidio. I fratelli restano in carcere sino alla fine di marzo. Poi vengono scarcerati perché a quelle stranezze non viene aggiunta nessuna prova. L'8 aprile è un giorno chiave per questa storia. In un'altra cascina di frazione Cordova, a Castiglione Torinese, viene scoperto il corpo di Paolo Taricco, amico dello Schena, ma anche degli Impagnatiello. Anche lui è stato freddato con un colpo di fucile alla fronte. Quasi contemporanemente, a Roma, gli uomini del capitano Polvani bloccano il De Berardinis. Sulla sua auto, occultato all'interno di un sedile, c'è un fucile cai. 22 non denunciato. Ha il calcio ta- gliato. Un fatto che, considerati anche i precedenti dell'inquisito, aiuta a tenerlo in carcere. De Berardinis, interrogato, non parla. Poi si decide a fare un'ammissione: «Ho regalato una pistola cai. 22 ad Antonio Impagnatiello. Gliel'ho consegnata al Valentino». E' un'affermazione importante, perché arriva proprio nel momento in cui si «data» la morte di Taricco, intorno al 2 aprile. Cioè due giorni dopo la scarcerazione dei due fratelli. Sono stati loro ad eliminare un testimone scomodo? E' tutto un losco disegno del vero assassino. Man mano che procedono le indagini dei sostituti procuratori Viglione e Borgani se ne delineano i contorni. Quel regalo non c'è mai stato, ed il secondo delitto (necessario a chiudere la bocca della sola persona che sapeva tutto) è stato compiuto in quel giorno proprio per avvalorare la responsabilità degli Impagnatiello. A confermare questa convin¬ zione arriva anche la perizia su quel fucile cai. 22: i proiettili sparati da quell'arma hanno le stesse rigature di quelli trovati addosso alle due vittime. Per De Berardinis una contestazione pesante che, unita ad una serie di riscontri (soprattutto intercettazioni ambientali), porta all'ordine di cattura. Un ricorso al tribunale della Libertà è già stato respinto. La storia, però, potrebbe non essere finita: almeno nel momento dell'omicidio Taricco, in quella casa di Castiglione ci sarebbero state altre persone. Una di queste fumava sigarette i cui mozziconi sono stati recuperati. Sono in corso comparazioni del «dna»: i reperti da confrontare sono stati prelevati al De Berardinis ed anche ai fratelli Impagnatiello, sui quali resta il sospetto di un coinvolgimento marginale. Ma ormai si tratterebbe soltanto di dettagli^ Angelo Conti Il primo delitto per una promessa tradita di lasciti reciproci Poi ha eliminato un teste pericoloso Nel riquadro, in basso, Claudio De Berardinis, 59 anni, romano, pregiudicato. accusato di aver ucciso Paolo Taricco (a sinistra) nella cascina di frazione Cordova, a Castiglione Torinese, e Alfredo Schena (sopra)

Luoghi citati: Castiglione Torinese, Francia, Roma, Torino