Una via intitolata a Erminio Macario di Erminio MacarioLuciano Borghesan

Una via intitolata a Erminio Macario Accolte le proposte della famiglia Una via intitolata a Erminio Macario Marzano e l'eredità lasciata dall'artista «Un bene prezioso: alla Città interessa» In città ci sarà una via o ima piazza o un giardino intitolato a Erminio Macario. «La commissione l'ha già approvato - dice l'assessore ai servizi demografici, Beppe Lodi -. Appena avremo l'occasione per un luogo che possa onorare la memoria del nostro illustre cittadino glielo dedicheremo». Lodi fa questo annuncio con gioia, ricordando, con un pizzico di partigianeria, l'importanza di valorizzare le radici piemontesi. E' questa la prima risposta positiva al desiderio espresso, attraverso La Stampa, dalla vedova di Macario, la signora Giulia (chiamata familiarmente Lia): «Se Torino vuol ricordare Erminio è meglio farlo intitolandogli una via». Nonna Lia lo aveva confessato nei giorni scorsi al figlio Mauro e al nipote Massimo leggendo le notizie sulle polemiche relative alla chiusura del Teatro Macario, in via Santa Teresa. «Basta, per favore - ha aggiunto il nipote Massimo -, con hamburger, patatine e iniziative pirotecniche». Il più giovane dei Macario (ha 23 anni, è appassionato di elettronica e di apparecchiature audio-video), parlando della figura del nonno ha anche lanciato un'idea che ha attirato l'attenzione del vicesindaco e assessore alla Cultura, Marzano. «E' molto interessante apprendere - dice Marzano - che la famiglia del compianto artista ha pellicole, nastri, foto, lettere, materiale inedito che vorrebbe mettere a disposizione dei torinesi. Macario è figlio della cultura di questa città e ha contribuito a farla conoscere. E' una "fortuna" da utilizzare al meglio. Torino ha il Museo del Cinema, ha biblioteche, ci possono essere appuntamenti creati ad hoc per allestire mostre e rassegne. Parliamone». L'assessore intende incontrare la famiglia per ragionare sulle possibili forme di utilizzo del materiale e anche per visionarlo. Lo farà al ritorno dalle ferie, ai primi di settembre. Dunque, l'idea che culla il giovane Massimo potrebbe diventare realtà: «Da tempo sto lavorando, senza clamori, con i giornalisti Corderò e Giusio per creare una fondazione che possa rendere pubblica l'eredità lasciata da mio nonno». Alcuni esempi: i giochi di prestigio che piacevano tanto a Macario (e che collaudava nel club della magia di via Boterò), le lettere che scriveva durante la guerra, copioni teatrali, le opinioni sul degrado della città, le foto delle sue «creature» (soubrette che poi diventarono famose attrici), spezzoni di film, di registrazioni audio. «Stiamo riordinando il materiale - spiega il professor Corderò -. Per iniziare si potrebbe pubblicare un catalogo». Luciano Borghesan

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